L'accordo

Piano Italia-Albania: perché 4 dei 16 migranti sono stati rimandati indietro, altro grande successo del governo Meloni

Riportati sulla Libra poco dopo essere sbarcati. Erano arrivati mercoledì mattina. La traversata per una dozzina di persone salvate

News - di Redazione Web

17 Ottobre 2024 alle 11:09 - Ultimo agg. 15:05

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Security official stands on the Italian navy ship Libra as it arrives at the port of Shengjin, northwestern Albania Wednesday, Oct. 16, 2024, carrying the first group of migrants who were intercepted in international waters. (AP Photo/Vlasov Sulaj) associated Press / LaPresse Only italy and Spain
Security official stands on the Italian navy ship Libra as it arrives at the port of Shengjin, northwestern Albania Wednesday, Oct. 16, 2024, carrying the first group of migrants who were intercepted in international waters. (AP Photo/Vlasov Sulaj) associated Press / LaPresse Only italy and Spain

Grande successo del primo carico di esseri umani presi, messi su una nave e trasportati in Albania. Esseri umani che erano stati soccorsi. Grande successo per il piano anti-migranti del governo Meloni presentato con proclami trionfali. Dei 16 migranti messi sulla prima nave, quattro sono stati mandati indietro: perché non rientravano nei criteri dell’accordo tra Roma e Tirana. E quindi torneranno indietro. La traversata, a quanto pare, era costata tra i 250mila e i 290mila euro, circa 17mila euro per singolo migrante. Costo ulteriormente lievitato dopo l’imprevisto.

L’accordo tra Italia e Albania prevedeva che nel Paese venissero portati migranti maschi adulti, soccorsi da autorità italiane, ritenuti in condizioni non vulnerabili e in arrivo da “Paesi sicuri”, ovvero da Paesi dove sarebbero rispettati l’ordinamento democratico e i diritti umani, da dove insomma non ci sarebbero state ragioni politiche o umanitarie per partire. Capitolo a parte meriterebbe la lista dei “Paesi Sicuri”, da tempo al centro del dibattito: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.

La nave era la Libra, Marina Militare italiana. È arrivata a Shengjin mercoledì 16 ottobre. I 16 migranti a bordo provenivano da Egitto e Bangladesh. Erano stati soccorsi in mare dalle autorità italiane. In Albania erano stati visitati da medici, sono stati identificati, hanno incontrato interpreti e mediatori culturali. Ancora poco chiaro lo step successivo a Shengjin. Forse Gjader, nell’entroterra, Comune di Lezhë, dove si trovano un centro di prima accoglienza per i migranti che chiederanno asilo, da 880 posti, e un Centro di Permanenza e Rimpatrio (CPR) da 144 posti dove andranno a finire i migranti la cui richiesta sarà respinta prima del rimpatrio.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva esultato alla Camera difendendo il piano. “L’attenzione riservata al progetto da 15 Paesi europei e dalla stessa Unione Europea è la maggiore riprova del valore, sperimentale e innovativo, di un’iniziativa che si prefigge di contrastare l’immigrazione illegale senza incidere sulle garanzie dei diritti fondamentali delle persone”. E aveva spiegato che lo stanziamento “è riferito all’arco di 5 anni e consiste in 134 milioni di euro all’anno e riguarda un impianto polifunzionale: si tratta di un investimento che sul lungo periodo dovrà consentire di abbattere le spese di gestione di prima accoglienza straordinaria che sono oggi pari a circa un miliardo e 700 milioni di euro all’anno”.

E però quattro di questi migranti sono stati rimandati indietro perché non rientravano nei criteri dell’accordo. Due sono egiziani, adulti, in cattive condizioni di salute. Altri due sono minorenni, sedicenni partiti dal Bangladesh. Già mercoledì sera sono stati affidati a una motovedetta per essere riportati sulla Libra per rientrare in Italia. La nave della Marina Militare si riposizionerà nella zona SAR italiana, l’area di ricerca e soccorso vicino alle coste della Tunisia e della Libia.

Alle strutture di Gjader solo fino a pochi giorni fa dovevano ancora essere completati dei lavori per renderli operativi. Il rimpatrio dei migranti può avvenire soltanto se il Paese di origine accetta il rientro della persona sul suo territorio. Secondo Repubblica il costo dell’operazione è lievitato da 18mila a 24mila euro a persona. “Qui finisce il sogno europeo”, lo striscione esposto da alcuni attivisti che a Shengjin hanno manifestato contro l’accordo Italia-Albania.

17 Ottobre 2024

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