L'ex leader di Hamas
Cosa aveva con se Sinwar prima di morire: la pistola, le caramelle e un passaporto dell’UNRWA
Le ultime ore dell'ideatore del massacro del 7 ottobre, la fuga e il bastone lanciato contro il drone israeliano: poi il raid che lo ha ucciso. Le parole di Philippe Lazzarini, presidente dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente
Esteri - di Redazione Web
Di Yahya Sinwar resteranno memorabili due cose. La prima è l’orrore causato il tragico 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas ha messo in atto il massacro più grande in Israele dalla Shoah ad oggi. La seconda è un’immagine, quella immortalata dal drone israeliano che lo aveva filmato prima della sua morte. Il terrorista era seduto, in tenuta militare e con in mano un bastone. Sinwar, secondo i media israeliani, aveva con se una pistola, un giubbotto antiproiettile, 40.000 shekel (circa 9.900 euro) in contanti, un pacchetto di caramelle e un passaporto intestato a un insegnante dell’UNRWA. Il documento apparteneva ad Hani Zourob nato a Rafah, che si trova in Egitto. La conferma è arrivata anche dal capo dell’Unrwa Philippe Lazzarini che su X ha scritto: “Ancora una volta, informazioni non verificate vengono utilizzate per screditare l’Unrwa e il suo staff. Oggi, sui social media e sui media israeliani sono circolate notizie secondo cui un membro dello staff dell’Unrwa è stato ucciso insieme al capo di Hamas a Gaza. Confermo che il membro dello staff in questione è vivo. Attualmente vive in Egitto, dove ha viaggiato con la sua famiglia ad aprile attraverso il confine di Rafah“.
Cosa aveva con se Sinwar prima di morire: la nota del Presidente dell’Unrwa Lazzarini
Intanto, sono numerose le reazioni dei leader politici alla morte di Sinwar. Ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu: “Yahya Sinwar è morto. E’ stato ucciso a Rafah dai coraggiosi soldati delle Forze di Difesa israeliane. Mentre questa non è la fine della guerra a Gaza, è l’inizio della fine. Questa guerra può finire domani. Può finire se Hamas depone le armi e restituisce i nostri ostaggi. Israele garantirà la sicurezza di chiunque restituisca i nostri ostaggi. Finirà anche il regno del terrore che il regime iraniano ha imposto al suo stesso popolo e ai popoli di Iraq, Siria, Libano e Yemen“. Immediata la nota del regime iraniano: “Lo spirito della resistenza sarà rinforzato dopo il martirio del leader di Hamas Yahya Sinwar. Sarà un modello per i giovani e i bambini che seguiranno la sua strada per la liberazione della Palestina. Finché esisteranno occupazione e aggressione, la resistenza durerà, perché il martire rimane vivo e diventa fonte di ispirazione“. Il presidente Usa Joe Biden ha rinnovato il suo plauso e sostegno al governo israeliano, dicendo a Netanyahu di impegnarsi per un cessate il fuoco. “Sinwar – ha detto Biden – ha molto sangue sulle mani: sangue americano, sangue israeliano e altri. Oggi è un buon giorno per il mondo“.
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Le ultime ore di Sinwar e i possibili successori
Ora è in corso una sorta di ‘totonomi’ per il possibile successore di Sinwar ai vertici della decapitata Hamas. Tra i nomi più importanti c’è il suo vice all’ufficio politico, Khalil al Hayya, che attualmente guida la delegazione per i negoziati sotto mediazione internazionale per raggiungere un cessate il fuoco con Israele, e gestisce anche gli incontri ufficiali del movimento all’estero. C’è anche Khaled Meshaal, che attualmente ricopre la carica di capo del movimento all’estero e ha costruito una rete di relazioni regionali. In precedenza ha anche diretto l’ufficio politico del movimento dal 1996 al 2017 e gli israeliani hanno cercato di ucciderlo in Giordania. Anche Musa Abu Marzouk è considerato un nome probabile per succedere a Sinwar, soprattutto perché è stato il primo ad aver ricoperto l’incarico di capo dell’ufficio politico di Hamas dal 1992 al 1996, e anche la persona più vicina all’ex capo dell’ufficio politico, Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran il 31 luglio scorso. Infine, anche Zaher Jabareen, capo di Hamas in Cisgiordania, potrebbe assumere la guida del movimento, così come Muhammad Ismail Darwish, capo del Consiglio della shura del movimento e con forti relazioni con l’Iran.