Ieri notte, all’alba, un imponente schieramento di polizia ha circondato un residence di Guidonia, in via Giotto. Guidonia è una cittadina vicino a Roma, sulla via Tiburtina, di quasi 90mila abitanti. Una volta era nota per il suo gigantesco cementificio. Il residence circondato era occupato da molte decine di famiglie, e a tutti è stato subito chiaro che stava scattando uno sgombero senza preavviso. Panico. Nessuna famiglia era pronta allo sgombero. La polizia però ha tranquillizzato tutti. “Siamo qui solo per cacciare gli zingari”.
Lo sgombero delle famiglie rom e la loro situazione attuale
E così è stato. Sono state prese e gettate per strada solo cinque famiglie rom, una trentina di persone in tutto, tra le quali una donna incinta e 15 ragazzini. “E noi dove andiamo?” hanno chiesto. “Dove vi pare”, gli hanno risposto: “sciò”. Da oggi le cinque famiglie stanno in mezzo alla strada con qualche fagottino e valigia sfondata, raccolti e portati via in pochi minuti. La notizia è stata data dall’Associazione 21 luglio, una delle poche che si occupa dei problemi dei popoli rom e sinti. Si è trattato, in modo del tutto evidente e indiscutibile, di una “retata etnica”. Adesso si dice così: “etnica”, che addolcisce un po’ la cosa. In realtà è stata una incursione razzista. Usiamo la parola razzista non come “epiteto” ma per descrivere un fatto preciso.
L’indifferenza dei media e delle istituzioni
Probabilmente i giornali non ne parleranno molto di questo piccolo episodio che fa assomigliare l’Italia di oggi a quella del 1938. Quando all’improvviso dalle classi delle scuole pubbliche sparirono i bambini ebrei, messi alla porta sulla base delle leggi razziali varate dal fascismo. Quisquilie. Che non interessano il grande pubblico e le persone perbene. “So’ zingari”. Chissà se il ministro dell’Interno vorrà darci qualche spiegazione.