Continuano le vittime palestinesi
Cosa cambia con la morte di Sinwar: Netanyahu vuole solo la guerra
I parenti degli ostaggi chiedono al governo di lavorare per la loro restituzione. Capi di Hamas: “Il movimento non è finito. I termini per il rilascio degli ostaggi non cambiano: vogliamo il cessate-il-fuoco”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Agli improbabili retroscenisti-007 nostrani e agli strateghi da operetta che inflazionano i talkshow del fu Belpaese, consigliamo vivamente la lettura, molto più seria e documentata, di autorevoli quotidiani e analisti israeliani.
Da un editoriale di Haaretz: “Un anno dopo aver compiuto l’attacco letale contro Israele, il 7 ottobre, e aver guidato la guerra che ne è seguita, il leader di Hamas, Yahya Sinwar, è stato ucciso durante la festività di Sukkot dalle forze dell’idf. L’annuncio della sua morte ha naturalmente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, ma i festeggiamenti per la sua uccisione non devono spostare l’attenzione dai 101 ostaggi che ancora languono nella prigionia di Hamas, di cui circa la metà sono vivi. È il momento di concentrare tutti gli sforzi per riaverli. Possono ancora essere salvati. Non c’è nulla di più giustificato della richiesta delle famiglie degli ostaggi di ‘fare leva sul risultato militare per un accordo immediato’. Dovremmo unirci alla loro richiesta alla leadership del paese, in particolare al Primo ministro Benjamin Netanyahu, di dare istruzioni al team di negoziatori israeliani ‘per giungere a un accordo immediato per riportare a casa gli ostaggi[…]’. Ora, dopo che Israele ha regolato i conti con Sinwar, la cui uccisione segue quella di Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è arrivato il momento di cercare un accordo che porti alla restituzione degli ostaggi. Questo è il momento della verità per Netanyahu, che per un lungo periodo, attraverso dichiarazioni vuote sulla “vittoria totale”, ha bloccato i progressi nei negoziati sugli ostaggi. Negli ultimi mesi, Sinwar ha anche ritenuto che il coinvolgimento di Israele in Libano e con l’Iran fosse preferibile, dal suo punto di vista, alla ricerca di un accordo. Nel modo più sbagliato e frustrante, i due preferivano continuare la guerra piuttosto che cercare un accordo. Con l’uccisione di Sinwar, rimangono molte domande aperte: Chi lo sostituirà? Quale sarà la posizione del suo sostituto? E ci sarà qualcuno con cui condurre i negoziati? Ma queste domande non devono oscurare l’urgente necessità per Netanyahu e il suo governo di mettere il rilascio degli ostaggi in cima alla lista delle priorità nazionali. La questione degli ostaggi non deve passare in secondo piano a causa di ristrette considerazioni politiche. Sarebbe una condanna a morte per loro. È il momento di porre fine alla guerra”.
Ma non sembra essere questa l’intenzione del Primo ministro d’Israele. Annota in proposito Yossi Melman, tra i più accreditati analisti israeliani: “L’uccisione di Sinwar non farà altro che rafforzare l’arroganza e la sicurezza di Netanyahu. Non ha alcuna intenzione di porre fine alle guerre a Gaza e in Libano, a prescindere dal prezzo quotidiano che i giovani israeliani stanno pagando in termini di sangue. Sotto Netanyahu, la società israeliana, che nell’ultimo anno ha perso più di 1.700 civili e truppe ed era nota per la sua sensibilità nei confronti della vita umana, è diventata apatica nei confronti del costo umano. Netanyahu e i suoi discepoli hanno coniato lo slogan vittoria totale, ma il suo vero significato è regime totale”.
«Oggi il male ha subito un grave colpo, ma la nostra missione non è ancora finita. Continueremo la guerra con tutte le forze fino alla restituzione degli ostaggi», è la prima dichiarazione a caldo di Netanyahu in una conferenza stampa tv dopo l’annuncio dell’uccisione di Sinwar. L’uccisione del leader di Hamas rappresenta “l’inizio della fine” della guerra a Gaza. Così il premier israeliano è tornato ieri sul tema in una dichiarazione sui social. «Per la gente di Gaza, ho un messaggio semplice», ha continuato. «Questa guerra può finire domani. Può finire se Hamas depone le armi e restituisce i nostri ostaggi. Israele garantirà la sicurezza di tutti coloro che restituiranno i nostri ostaggi». «Se qualcuno farà loro del male – ha aggiunto – Israele gli darà la caccia e lo consegnerà alla giustizia». Sarà pure l’inizio della fine ma, parola del premier israeliano, la guerra continua.
«Il presidente Joe Biden ritiene che l’uccisione di Yahya Sinwar rappresenti un’occasione unica per arrivare a un cessate il fuoco. Mettere fine alla guerra a Gaza è fondamentale». Lo ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, John Kirby. Che ha aggiunto: «Sinwar era il principale ostacolo a una tregua». Non è proprio il Netanyahu-pensiero. L’esercito israeliano ha pubblicato ieri un nuovo filmato dell’uccisione del leader di Hamas, in cui si vede un carro armato che spara contro una casa dove Sinwar si era rifugiato dopo uno scontro a fuoco con i soldati israeliani. L’esercito ha affermato che Sinwar è stato ucciso nel sud della Striscia di Gaza, quando un carro armato ha colpito l’edificio in cui si era rifugiato. «I soldati israeliani hanno ucciso il leader di Hamas dopo aver incontrato tre militanti che stavano fuggendo tra gli edifici» – ha detto il portavoce militare israeliano, Col. Nadav Shoshani.
Sotto il fuoco israeliano, due militanti con il volto coperto da un telo sono fuggiti in un edificio, mentre un altro, Sinwar, è entrato in un secondo palazzo. Prima che scendesse la notte, mercoledì, i soldati hanno ucciso i due militanti in un edificio e hanno sparato un colpo di carro armato contro l’altro. Solo il giorno successivo, giovedì, i soldati che ispezionavano le macerie hanno notato il corpo di un uomo che assomigliava a Sinwar. La sua identità è stata confermata da esami forensi effettuati in Israele. Sinwar ha trascorso nei tunnel il 90% del periodo della guerra con Israele, dal 7 ottobre dello scorso anno, ed è stato ucciso quando è uscito per trasferirsi nel nord della Striscia di Gaza, nell’area di al-Mawasi. È quanto ritengono le Forze di difesa israeliane, convinte che l’assedio al quartiere di Tell es-Sultan a Rafah, dove Sinwar è stato ucciso, gli abbia impedito di fuggire verso nord. Come scrive il sito di Haaretz, l’esercito israeliano era a conoscenza della presenza di Sinwar nella zona di Tell es-Sultan grazie a tracce del suo dna raccolte alcune settimane fa nel complesso sotterraneo in cui alloggiava, a poche centinaia di metri dal tunnel in cui sei ostaggi erano stati assassinati ad agosto.
Quanto ad Hamas, a parlare è il capo del movimento a Gaza, Khalil al-Hayya. È al-Jazeera a trasmettere il suo discorso. Al-Hayya conferma “il martirio” di Yahya Sinwar, all’indomani della notizia della sua uccisione. «Hamas non è finito. La morte di Sinwar ci rafforzerà. Continueremo nella lotta per raggiungere i nostri obiettivi, quelli del popolo palestinese. Hamas continuerà fino alla creazione di uno Stato su tutto il territorio palestinese con Gerusalemme come capitale». Quanto agli ostaggi, il leader di Hamas dichiara che non saranno liberati finché Israele non cesserà gli attacchi contro la Striscia e ritirerà le sue truppe dall’enclave. «La scelta di un successore (del leader di Hamas, Yahaya Sinwar) non richiederà molto tempo, è una procedura naturale». Lo ha affermato l’alto funzionario di Hamas, Mahmoud Mardawi, citato da Yedioth Ahronoth, assicurando che «i nostri termini riguardanti i negoziati per il cessate il fuoco non cambieranno dopo la morte di Sinwar».
Nell’operazione dell’Idf che ha portato all’uccisione di Sinwar è stato ucciso anche il comandante del Battaglione al-Sultan a Rafah, Muhammed Hamdan. Lo ha confermato Hamas in una nota.
Quanto a Israele, c’è chi ha trovato il tempo di sparare altre bordate polemiche contro l’odiato numero uno del Palazzo di vetro. “Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres non ha accolto con favore l’eliminazione dell’arciterrorista Yahya Sinwar, così come si è rifiutato di dichiarare Hamas un’organizzazione terroristica dopo il massacro del 7 ottobre. Guterres sta guidando un programma anti-israeliano e anti-ebraico estremo. Continueremo a designarlo come persona non grata e a impedirgli l’ingresso in Israele”. Lo scrive su X il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz.
Dall’inizio della guerra di Israele a Gaza, sono morti in 42.500 e altri 99.546 sono rimasti feriti. Lo ha riferito il ministero della Salute nella Striscia, gestito da Hamas. Precisando che nelle ultime 24 ore in 62 hanno perso la vita. E non erano tutti “Yahya Sinwar”.