Fallita la deportazione in Albania

La deportazione in Albania fa flop: per i giudici è sequestro di persona

Giorgia Meloni ha già reagito. Ha annunciato che il governo sospenderà la Costituzione e deciderà quali sono i Paesi sicuri e chi deve andare in prigione e chi no. Non era mai successo che un governo pretendesse di emettere le sentenze.

Politica - di Piero Sansonetti

19 Ottobre 2024 alle 09:00

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AP Photo/Vlasov Sulaj – Associated Press / LaPresse  @VSULAJ
AP Photo/Vlasov Sulaj – Associated Press / LaPresse @VSULAJ

Mentre a Palermo Matteo Salvini viene processato per sequestro di persona (accusa discutibile), a Roma il governo viene smascherato mentre sta tentando un sequestro di persona, questa volta vero e indiscutibile.

La magistratura ha dichiarato illegittima la deportazione dei dodici migranti (in origine 16, ma quattro erano stati già liberati) portati in una prigione italiana in Albania con l’idea di tenerceli un po’ e poi espellerli, negando loro il diritto d’asilo. Il governo aveva studiato molto bene l’operazione. Prima li aveva catturati (non sappiamo ancora se in acque italiane o in acque internazionali), poi li aveva trasferiti nel centro di detenzione albanese – creato con un accordo tra Roma e Tirana, e in particolare tra Meloni e il presidente albanese Rama – e infine li aveva fatti giudicare in fretta e furia da una commissione prefettizia che ieri mattina, verso mezzogiorno, ha stabilito che non avevano diritto a chiedere asilo e gli applicava una procedura accelerata pur sapendo che la Corte di giustizia europea lo vieta per chi proviene dai paesi non sicuri. Le decisioni delle commissioni territoriali, in questi casi, durano di solito molto tempo. Stavolta invece è scattata dopo pochissimi giorni, per una ragione molto semplice: il tentativo di bruciare la decisione che spetta alla magistratura. La quale verso le due del pomeriggio ha stabilito che i dodici migranti, tutti, hanno pieno diritto a chiedere l’asilo con procedura ordinaria senza essere nel frattempo cacciati, e dunque vanno liberati.

Giorgia Meloni ha già reagito. Ha annunciato che il governo sospenderà la Costituzione (se abbiamo capito bene) e deciderà quali sono i Paesi sicuri e chi deve andare in prigione e chi no. Non era mai successo che un governo pretendesse di emettere le sentenze. Evidentemente ha aperto un clamoroso conflitto tra magistratura e ministero dell’Interno. Per il ministro Piantedosi, che è il protagonista dell’operazione Albania, ora fallita, sarà difficile restare al suo posto.  Ieri il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ne ha chiesto le dimissioni. Il sequestro di quelle 12 persone è stato un delitto che per ora non è andato a segno. Per ora. È costato molto alle tasche dei cittadini italiani che hanno dovuto pagare l’utilizzo di una nave lunga 81 metri per imprigionare e deportare questi cittadini stranieri che chiedevano l’applicazione dell’articolo 10 della nostra Costituzione. E tutto questo solo per alimentare la propaganda xenofoba del governo.

Il processo Open Arms a Palermo

Nel frattempo a Palermo l’avvocata e parlamentare Giulia Bongiorno ha parlato a difesa di Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per un episodio di qualche anno fa. Quando l’allora vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, nel governo Conte, negò per molti giorni lo sbarco a più di cento naufraghi. Salvini per quella sua scelta sciagurata è stato imputato di sequestro di persona, e l’accusa ha chiesto per lui sei anni di carcere. Accusa spropositata e richiesta spropositata. Salvini si limitò a una pessima scelta politica, ma non violò la legge. E tantomeno compì un sequestro. Come invece ha fatto in questi giorni il governo Meloni, consapevolmente. L’accusa però sostiene che la sua non fu una scelta imposta dalla necessità di combattere l’immigrazione illegale – come dice Salvini – ma da un puro e semplice interesse politico e di propaganda.

Ieri l’avvocata Bongiorno ha offerto una mano d’aiuto all’accusa. Perché ha sostenuto che il blocco della Open Arms era stato determinato dall’iniziativa politica della ong, la quale intendeva in quel modo far cadere Salvini. La Bongiorno ha addirittura portato la registrazione di una dichiarazione contro Salvini di uno dei portavoce della Ong. In questo modo però ha accreditato l’ipotesi dell’accusa. E cioè che non si trattasse di una scelta compiuta nell’interesse nazionale, ma semplicemente della mossa di una battaglia politica contro le Ong. Per quale ragione la difesa abbia voluto segnare questo autogol è un mistero.

Così come è un mistero perché il governo abbia deciso di invadere il campo della magistratura, con un comportamento speculare a quello che spesso hanno le Procure quando invadono il campo della politica. La decisione di ieri mattina della commissione territoriale che non ha voluto aspettare la sentenza che spetta alla Magistratura, esattamente questo è: il desiderio del potere esecutivo di sostituirsi al potere giudiziario. E una cosa così grave succede solo nei regimi autoritari, dove lo Stato di diritto è un orpello. Siccome noi viviamo in un paese dove assai spesso sono le Procure ad infischiarsene dello Stato di diritto, se ora avviene che i governi decidono di ripagare con la stessa moneta, capite bene che il rischio è quello di un crack vero e proprio dell’impianto democratico.

P.S. Nel conflitto tra magistratura e politica le parti si sono invertite: il governo vuole imprigionare e la magistratura vuole liberare.

19 Ottobre 2024

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