La destra spazza naufraghi
Governo Meloni accecato dalla xenofobia: questa destra non è erede di Berlusconi
L’unica cosa da aggiungere è una piccola riflessione: possibile che l’Italia sia in mano a un ministro della Giustizia e a un presidente del Senato che conoscono il diritto come io conosco l’astrofisica, anzi un po’ meno?
Editoriali - di Piero Sansonetti
Ma questa è la destra erede di Berlusconi? Oddio, ma con Berlusconi non c’entra proprio niente! Per esempio sull’immigrazione. Sapete cosa ha scritto Berlusconi nel suo ultimo testamento politico, poche ore prima di morire?
Ha scritto così: “Forza Italia è il partito del mondo senza frontiere, del mondo che si ama…Forza Italia è il partito del mondo che ama la pace, del mondo che considera la guerra la follia delle follie… Forza Italia è il partito del mondo senza frontiere… Forza Italia è il partito della libertà”. In un testo di neanche mille parole Berlusconi ha scritto addirittura due volte la stessa frase: “un mondo senza frontiere”. E questi vogliono respingere i migranti e i naufraghi, e imprigionarli anche quando appare chiarissimo che i naufraghi hanno diritto all’asilo, sulla base dell’articolo 10 della Costituzione, e hanno diritto alla libertà sulla base dell’articolo 13 della Costituzione? Quello del centrodestra è Antiberlusconismo puro. Direi più precisamente: travaglismo.
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Il caso Albania
Sulla vicenda Albania, il tradizionale scontro tra magistratura e politica si sta svolgendo a campi invertiti. La magistratura ha assunto un atteggiamento fermo a favore del diritto di libertà delle persone, e di pieno rispetto della legge, cioè ha assunto una tipica posizione garantista; la politica, viceversa (siamo più precisi: il centrodestra) ha assunto una posizione giustizialista, “prigionista”, possiamo anche dire molto simile a quella che di norma è la posizione dei Cinque Stelle. Ci sono tanti modi sofisticati per distinguere il forcaiolo dal garantista, ma ce n’è uno che è il più semplice e sicuro. Questo: chi vuole mettere in prigione delle persone è giustizialista, chi non vuole metterle in prigione è garantista. Poi si può entrare nel merito del reato presunto e della colpevolezza. Ma questo serve solo ad aggravare, eventualmente, la posizione dell’uno o dell’altro. In questo caso, parliamo dell’Albania, è evidente che il reato non c’è.
Il governo è andato su tutte le furie per la decisione del tribunale di liberare i dodici prigionieri che aveva deportato illegalmente in Albania e privato della libertà. Noi, nell’ultima edizione del giornale, abbiamo definito l’operazione un sequestro di persona. Non abbiamo esagerato. In realtà era un spot pubblicitario che serviva a dire a quella parte dell’elettorato di destra, piuttosto vasta e nettamente xenofoba: “Vedete, il centrodestra i naufraghi li sa ributtare al mare”. L’operazione però non è riuscita e ora il governo sta cercando di varare un decreto per porre rimedio a questa situazione e per togliere alla magistratura la competenza sulla riduzione della libertà ai migranti che provengono da alcuni paesi che Giorgia Meloni, Salvini e Piantedosi considerano sicuri. Ma che la Corte di Giustizia europea considera invece insicuri.
Da quello che si è capito ieri sera, alla fine il decreto è stato molto ridimensionato. Si limita a far diventare legge l’elenco dei paesi sicuri. ma non tocca le competenze della magistratura. Sembra che sia stato Mattarella ad avvertire la premier che lui non avrebbe firmato un decreto che sfondasse la Costituzione, come quello che avevano in mente i ministri. Sugli strafalcioni di Nordio e La Russa è stato già detto molto. E le Camere penali, nel documento che pubblichiamo, lo spiegano assai bene. E spiegano perché la via del decreto, per riparare al pasticcio della campagna di Albania, è una via impraticabile. L’unica cosa da aggiungere è una piccola riflessione: possibile che l’Italia sia in mano a un ministro della Giustizia e a un presidente del Senato che conoscono il diritto come io conosco l’astrofisica, anzi un po’ meno? Ora però è il caso di rileggere gli articoli della Costituzione.
Costituzione: articolo 10 e articolo 13
L’articolo 10, sul diritto d’asilo è chiarissimo. Dice che va riconosciuto a chiunque nel suo paese non può godere delle libertà garantite dalla Costituzione italiana. Bene: voi pensate che in Egitto, in Bangladesh, in Libia, in Tunisia la gente possa godere di quelle libertà? Poi, sempre l’articolo 10, dice che la nostra giurisdizione si conforma alle norme del diritto internazionale, e dunque avalla le decisioni della Corte di Giustizia Europea. Infine c’è l’articolo 13, il quale precisa che la libertà personale è inviolabile (non quella dei cittadini italiani, quella di qualunque persona) se non “per un atto motivato dell’autorità giudiziaria”. Non lascia dubbi l’articolo 13, nessuno può limitare la libertà delle persone se non i giudici. E non vale l’obiezione sulla differenza che c’è tra campo di raccolta degli stranieri e prigione, perché l’articolo 13 non parla di prigioni ma di limitazione della libertà, e dunque certamente è applicabile ai naufraghi deportati.
Mi pare sufficientemente chiara la questione: nessun decreto legge può togliere ai giudici la competenza sulla riduzione della libertà. L’uscita di venerdì scorso di Giorgia Meloni era infondata e, forse involontariamente, eversiva. Del resto la presidente del Consiglio, per la prima volta, ha messo d’accordo i magistrati e gli avvocati. Un bel primato. E infatti non si è trovato nessun giurista, ma proprio nessuno, che abbia avuto il coraggio di darle ragione.
P.S. Dopodiché si trova invece sempre un magistrato che scrive sciocchezze sulla posta elettronica. La chiamata alle armi del magistrato Marco Patarnello contro il presidente del Consiglio è un involontario e disperato tentativo di dare la ragione al presidente del Consiglio. Farebbe bene, forse, l’Anm a prendere le distanze.