Scontro governo-magistratura sui migranti

Paesi Sicuri in decreto legge: cosa sono e perché sono diminuiti, la prova di forza del governo Meloni

La “norma primaria” dopo il flop dei trasferimenti in Albania. Stralciati Camerun, Colombia e Nigeria. Il conflitto con la Corte UE

Giustizia - di Redazione Web

22 Ottobre 2024 alle 09:40

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Il Ministro dell’interno Matteo Piantedosi durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri tenutosi a Palazzo Chigi a Roma, Lunedì 21 Ottobre 2024 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) Minister of interior Matteo Piantedosi during the press conference after the Council of Ministers held at Palazzo Chigi in Rome, in Rome, Monday October 21 2024 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse)
Il Ministro dell’interno Matteo Piantedosi durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri tenutosi a Palazzo Chigi a Roma, Lunedì 21 Ottobre 2024 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) Minister of interior Matteo Piantedosi during the press conference after the Council of Ministers held at Palazzo Chigi in Rome, in Rome, Monday October 21 2024 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse)

Passa da 22 a 19 ed entra in un decreto-legge la lista dei Paesi Sicuri per le persone migranti: una mossa dell’esecutivo per dare maggior forza alla sua politica per i migranti e superare il rigetto della domanda di convalida dei migranti che erano stati destinati al centro di Shëngjin, in Albania, dettato dal Tribunale di Roma. La ha deciso il Consiglio dei ministri del governo Meloni proprio dopo il flop dei 16 migranti trasferiti in Albania e riportati indietro e dopo la bufera sul caso della mail del giudice Patarnello.

Il testo decreto non è ancora disponibile, non è stato distribuito ai giornalisti. La lista enumera Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Peru, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisi. Eliminati Camerun, Colombia e Nigeria. Secondo una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, si possono considerare “sicuri” soltanto quei Paesi in cui il rispetto dei diritti umani e di tutti gli individui è riconosciuto “in maniera generale e uniforme” su tutto il territorio nazionale e per tutte le persone.

Perché il governo ha messo in un decreto legge la lista dei “Paesi Sicuri”

A primavera la lista era stata approvata con un decreto interministeriale, questa volta invece tramite un decreto-legge, una norma che ha maggior valore politico. Per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi diventa “fonte primaria l’indicazione dell’elenco di 19 Paesi sicuri sugli originali 22” e “si tratta di una normativa europea, ne abbiamo solo anticipato l’entrata in vigore: normativa che entrerà in vigore nel giugno 2026 e che riteniamo essere ancora più stringente. Per la definizione di Paese sicuro conterà la percentuale di approvazione delle richieste d’asilo accettate, basterà il 20% e i Paesi compresi nel decreto già rispettano quella soglia. Ci sono Stati europei che chiedono che la normativa in questione sia addirittura anticipata”.

La direttiva europea sui “Paesi Sicuri”

“La definizione di Paese sicuro non può spettare alla magistratura, è una valutazione politica pur nei parametri del diritto internazionale”, ha dichiarato il ministro della Giustizia Carlo Nordio in un’intervista a La Repubblica. I migranti spediti in Albania arrivavano da Bangladesh ed Egitto, dove si verificano molti casi di discriminazione e persecuzione nei confronti di esponenti politici dell’opposizione e di persone appartenenti alla comunità LGBTQ+. La dicitura di “Paese sicuro” arriva da una direttiva europea del 2013 secondo la quale è possibile una revisione accelerata delle richieste d’asilo per persone in arrivo da questi Paesi.

Il governo italiano ha previsto che i migranti oggetto di questa procedura vadano detenuti durante l’esame della loro richiesta. La sentenza del tribunale di Roma si è basata sulla recente sentenza della Corte di Giustizia dell’UE. Ancora altri Paesi presenti nella lista sono spesso al centro di critiche per leggi e politiche che riguardano oppositori e dissidenti politici, minoranze religiose o etniche, o la comunità LGBT+, come Bangladesh, Egitto e Tunisia. Il governo comunque suggerisce ai giudici di dare maggior peso al decreto legge, definito norma primaria, rispetto alla sentenza della Corte di Giustizia.

22 Ottobre 2024

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