A Bari
Uccise la moglie Maria Arcangela Turturo a mani nude dopo aver incendiato l’auto, si è tolto la vita in carcere Giuseppe Lacarpia
A inizio ottobre il femminicidio della 60enne, all’arrivo delle forze dell’ordine provò a inscenare un incidente. “Quell’uomo mi ucciderà”, diceva la moglie
Cronaca - di Redazione Web
Giuseppe Lacarpia a inizio ottobre era stato fermato e incarcerato per l’omicidio della moglie, Maria Arcangela Turturo, uccisa a mani nude dopo aver dato fuoco all’automobile. Si è tolto la vita nel carcere di Bari il 65enne di Gravina di Puglia. Il suo corpo è stato ritrovato dagli agenti della Polizia Penitenziaria intorno alle tre della scorsa notte.
Lacarpia era stato accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. La giudice Isabella Valenzia aveva disposto la custodia cautelare in carcere. Un femminicidio annunciato considerando la testimonianza della figlia, che aveva descritto il padre come un violento, già in carcere una quindicina di anni fa dopo aver aggredito il figlio che aveva provato a sedare una lite tra i genitori. “Mamma mi disse che sentiva che l’avrebbe uccisa”, si leggeva nel verbale di una delle figlie della coppia.
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La notte tra il 5 e il 6 ottobre scorsi, la coppia stava tornando da una festa in famiglia con la moglie. La ricostruzione degli inquirenti riportava che l’uomo aveva dato fuoco all’auto mentre la moglie si trovava ancora all’interno dell’abitacolo. E quando la 60enne aveva provato a fuggire, l’aveva immobilizzata in posizione supina sull’asfalto, gravando sulla donna con il peso del corpo, con le ginocchia sull’addome della moglie e facendo pressione sullo sterno.
All’arrivo delle forze dell’ordine e dei soccorsi l’uomo aveva provato a inscenare un incidente, aveva raccontato di aver perso il controllo dell’auto e di aver estratto la moglie esanime dall’autovettura in fiamme. La donna, ancora cosciente, era tuttavia riuscita a spiegare ai poliziotti che il marito le aveva “messo le mani alla gola. L’uomo era stato tradotto in carcere.