La sentenza del Tribunale
Le toghe chiedono tutela per i giudici di Roma, ma nel Csm si sfila la destra…
I tredici consiglieri di Md, Area, Unicost e indipendenti chiedono di aprire una pratica. Sì anche da 3 laici. Mi: “Solidarietà”, ma non firma
Giustizia - di Angela Stella
Non si placano le polemiche per la decisione del Tribunale civile di Roma di non convalidare i trattenimenti dei primi migranti trasferiti nel centro realizzato in Albania. Ieri mattina è tornata a parlare l’Anm: “Non può attendersi dalla Magistratura che assuma decisioni ispirate dalla necessità di collaborazione con il Governo di turno. Se agisse facendosi carico delle attese della Politica, la Magistratura tradirebbe il mandato costituzionale” ha sostenuto la Giunta del sindacato delle toghe. Gli ha replicato la Lega: “Dalle toghe ci si aspetta che applichino la legge, che non cerchino di ribaltare il voto popolare e che la smettano di fare comizi sfruttando ruolo e impunità. Lascino governare chi è stato scelto dagli italiani: se vogliono fare politica si dimettano e si candidino col Pd”.
Ad abbassare la temperatura ci ha pensato il vice ministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto: “Io sono contrario agli scontri con la magistratura, credo che, come ha detto il presidente della Repubblica, ci vogliono delle sagge mediazioni”. “Sono convinto – ha aggiunto l’esponente di Governo – che un clima di incertezza normativa fra il decreto interministeriale e la fonte primaria oggi può dirsi sinceramente superato. È un’indicazione perentoria, netta, precisa, che ha le sue ragioni, si può continuare a difendere i propri confini con tranquillità”. Sul piano tecnico ha dissentito Stefano Musolino, Segretario di Md: “Nordio sbaglia perché la norma europea è gerarchicamente superiore alla legge ordinaria. Ma queste cose il ministro dovrebbe saperle”. Per il Segretario di +Europa Riccardo Magi, sul decreto Albania varato due giorni dal Cdm “direi tanto rumore per nulla, nel senso che non è una norma che potrà superare in alcun modo i criteri fissati dalla sentenza della Cgue. Quei criteri restano sovraordinati rispetto anche alla decisione del governo italiano, ovviamente i giudici dovranno motivare il caso in base a quei criteri”. Mentre Avs ha chiesto che Meloni intervenga in Aula: “La presidente del Consiglio deve venire in Aula alla Camera a chiarire i fatti accaduti in Albania: è vero che i migranti non sono stati intercettati in acque internazionali? Perché sono stati spesi 250 mila euro per trasporti nei CPR su nave da guerra, anziché usare i traghetti di linea, aspettando lo svolgimento delle gare?”.
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Intanto ieri sedici membri (13 togati e 3 laici), quindi la maggioranza del Csm, hanno richiesto l’apertura di una pratica a tutela nei confronti dei magistrati del Tribunale civile di Roma al Comitato di presidenza del CSM. La petizione è stata sottoscritta da tutti i togati – Area, Md, Unicost e gli indipendenti Roberto Fontana ed Andrea Mirenda – ad eccezione di quelli di Magistratura Indipendente. Tra i laici hanno firmato Ernesto Carbone, Michele Papa e Roberto Romboli. In essa, tra l’altro, si precisa che “I provvedimenti attaccati– sui quali non si esprime alcuna valutazione di merito – si fondano sulle decisioni della Corte di Giustizia Europea, vincolanti per i giudici nazionali, e sulle informazioni predisposte dallo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale”.
Mi invece non firma: pur esprimendo “solidarietà ai colleghi” in quanto si dicono “certi che hanno, in coscienza, applicato il diritto con professionalità e indipendenza”, tuttavia la richiesta di pratica a tutela non può essere sottoscritta perché in essa “manca la necessaria presa d’atto della inopportunità delle dichiarazioni pubbliche in precedenza rilasciate da un componente della sezione immigrazione, firmatario dei provvedimenti, con le quali era già stata più volte manifestata una precisa e netta posizione di contrarietà alla normativa da applicare”. Il riferimento è alla giudice Silvia Albano, Presidente di Magistratura democratica. Il Comitato di presidenza del Csm, composto dal vicepresidente Fabio Pinelli e dai vertici della Cassazione, la prima presidente Margherita Cassano e il procuratore generale Luigi Salvato, si pronuncerà tra qualche giorno.