Un grido accorato. Una denuncia possente: «Non dimentichiamo la Palestina che sta soffrendo attacchi inumani». Così Papa Francesco al termine dell’udienza generale, citando anche le guerre in Ucraina e in Myanmar. «Preghiamo per la pace», è l’appello del pontefice. Ma non c’è pace a Gaza. Né umanità. Se Gaza dovesse restare sotto embargo, ci vorranno 350 anni per ricostruirne l’economia: è l’allarme delle Nazioni Unite in un rapporto. Lo riporta Sky news. L’organizzazione aveva precedentemente stimato che la ricostruzione completa di Gaza dopo il conflitto tra Israele e Hamas avrebbe potuto richiedere decenni, ma un nuovo rapporto della sezione commercio e sviluppo delle Nazioni Unite parla ora di secoli. Il rapporto afferma che se la guerra finisse domani e la regione tornasse allo status quo precedente al 7 ottobre, potrebbero volerci 350 anni prima che la sua economia torni ai già traballanti livelli pre-guerra.
Nel nord di Gaza «è una catastrofe. Feriti ovunque nell’ospedale Kamal Adwan. Non riusciamo a raggiungere i feriti in strada»: è la testimonianza del dottor Mohammed Obeid, chirurgo ortopedico di Medici senza frontiere (Msf), impegnato nell’ospedale di Kamal Adwan, a nord della Striscia. «Circa 5 giorni fa è stata colpita la mia casa. Hanno fatto saltare completamente il tetto e i serbatoi dell’acqua, ma noi eravamo al piano terra e solo una persona è rimasta ferita, grazie a Dio» – racconta, come riporta un comunicato dell’organizzazione. «Ci siamo allontanati da casa più di una volta, spostandoci in zone diverse, la mia famiglia e i miei vicini erano terrorizzati. Mi sono rifugiato nell’ospedale Kamal Adwan con mia moglie e i miei figli e ora lavoro qui, dove posso curare numerosi pazienti». «C’è morte dappertutto, di ogni tipo e forma, nell’ospedale di Kamal Adwan e nel nord di Gaza. I bombardamenti non cessano. L’artiglieria non si ferma. Gli aerei non si fermano. I bombardamenti sono pesanti e anche l’ospedale viene preso di mira» – afferma il chirurgo. «L’ospedale è completamente sovraccarico. Ci sono feriti ovunque, fuori e dentro la struttura, e non abbiamo attrezzature mediche e chirurgiche per assisterli» – aggiunge Obeid . «Le ambulanze non possono spostarsi. Non possiamo raggiungere i corpi delle persone rimaste uccise e non possiamo salvare i feriti che giacciono per strada». «Il personale medico è esausto e molti sono rimasti anche feriti. Abbiamo perso la speranza», «chiediamo a tutti i Paesi di chiedere la fine dell’assedio nel nord di Gaza che sta portando alla morte di così tante persone».
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L’Organizzazione mondiale della Sanità afferma che i bombardamenti intensi, gli sfollamenti di massa e la mancanza di accesso nel nord di Gaza hanno costretto a rinviare la campagna di vaccinazione contro la poliomielite. Lo riporta il Times of Israel. Secondo l’agenzia, la fase finale della campagna di vaccinazione contro la poliomielite mira a vaccinare oltre 119mila bambini nel nord di Gaza. «E’ il momento di porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza». Lo ha detto il segretario di Stato Usa in visita in Israele, aggiungendo che lo Stato ebraico deve fare di più per consentire l’arrivo degli aiuti. «Dal 7 ottobre di un anno fa, Israele ha raggiunto la maggior parte dei suoi obiettivi strategici per quanto riguarda Gaza» ha detto Antony Blinken ai giornalisti a Tel Aviv. «Ora è il momento di trasformare quei successi in un successo strategico duraturo». Per quanto riguarda gli aiuti ha detto di aver visto «progressi, il che è positivo, ma ne devono esserne fatti altri e, cosa più critica, devono essere duraturi». È l’undicesima missione in Israele e in Medio Oriente del capo della diplomazia Usa. L’undicesimo buco nell’acqua.
Da un fronte all’altro della polveriera mediorientale. Secondo un rapporto riservato che descrive diversi recenti incidenti in cui le forze dell’Idf hanno attaccato i caschi blu dell’Onu in Libano, l’esercito israeliano è entrato con la forza in una base dell’Unifil e dopo, una volta uscitone, “si sospetta che abbia utilizzato il fosforo bianco, una sostanza chimica incendiaria, abbastanza vicino da ferire 15 peacekeeper”, scrive il Financial Times precisando di aver visionato il rapporto, “preparato da un paese che fornisce truppe” all’Unifil. Il quotidiano britannico scrive che nel rapporto si parla di una dozzina di episodi e ne descrive alcuni. In particolare, uno che risale al 13 ottobre, quando, secondo l’Unifil, due carri armati israeliani hanno sfondato il cancello principale di una base, per poi ritirarsi 45 minuti dopo in seguito alle proteste dei caschi blu.