Il caso dell'ex dirigente del ministero

Chi c’è dietro la cacciata di Francesco Spano dal Ministero della cultura: Report e Ranucci “usati” da FdI?

Dopo giorni di attacchi (da Pro Vita a FdI) Francesco Spano si dimette. Report aveva annunciato un servizio su un suo conflitto di interessi per l’incarico a suo marito al Maxxi

Politica - di Paolo Comi

24 Ottobre 2024 alle 15:30

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Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica
Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica

Tutto secondo copione. Francesco Spano ha rassegnato ieri le dimissioni da capo di gabinetto del Ministero della cultura. La sua esperienza al Collegio romano è durata poco più di una settimana, dieci giorni per l’esattezza, anche troppi considerato il fuoco di fila nei suoi confronti da parte di esponenti della stessa maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni.

Dopo giorni di attacchi e polemiche violentissime, Spano è stato dunque costretto a fare un passo indietro. E nulla ha potuto il ministro Alessandro Giuli che lo aveva fortemente voluto al suo fianco dopo aver condiviso con lui l’esperienza al Maxxi. La “colpa” di Spano è stata quella di essere gay ed aver in passato lavorato con il Pd, due peccati originali imperdonabili per la base di Fratelli d’Italia che, infatti, ha alzato contro di lui un fuoco di sbarramento senza precedenti. Per comprendere come sia stato possibile far dimettere Spano dopo soli dieci giorni è necessario fare un passo indietro, quando Giuli decise di allontanare l’allora capo di gabinetto Francesco Gilioli, scelto da Gennaro Sangiuliano. “Si comunica che, essendo venuto a mancare il rapporto fiduciario, il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha revocato l’incarico di Capo di Gabinetto al Consigliere Francesco Gilioli”, scrissero in una nota dal Collegio romano, senza fornire altri particolari e pur sapendo che Gilioli era ben visto dal presidente della Repubblica che lo aveva anche insignito del prestigioso titolo di commendatore della Repubblica. Giuli aveva così deciso di affidarsi a Spano, avvocato toscano, cattolico, da sempre impegnato nel sociale.

I primi passi in politica risalgono al 2006 quando da esponente della Margherita Spano viene chiamato come esperto di integrazione religiosa dall’allora ministro delle politiche giovanili Giovanna Melandri. Nel 2007 aderisce al Pd, appoggiando la lista di Walter Veltroni che al Congresso dell’ottobre di quell’anno verrà eletto primo segretario dei dem. La sua carriera è sempre in ascesa e nel 2017, ai tempi del governo Gentiloni, quando Maria Elena Boschi era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Spano diventa direttore dell’Unar, l’ufficio antidiscriminazioni razziali di Palazzo Chigi. Da direttore dell’Unar, Spano diede il via libera a un finanziamento di 55mila euro ad una associazione, chiamata Andoss, che poi risulterà coinvolta in affari poco chiari, rivelati dalla trasmissione Le Iene. “Sesso gay coi soldi dei contribuenti”, è il refrain e Spano, pur completamente estraneo, è costretto a lasciare l’incarico e tornare al Maxxi con Melandri.

Nel 2023, nominato Giuli al posto della dem, Spano viene confermato dal nuovo direttore che ne ha apprezzato la professionalità. “Prendo le persone brave e leali che hanno lavorato con me”, dirà poi Giuli il giorno della nomina di Spano a capo di gabinetto del Mic. Tale nomina fa subito storcere ai vertici del centrodestra, da Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Antonio Tajani, Lucio Malan, che non vedono di buon occhio questa scelta mentre mezzo FdI è pronto alla guerra col ministro, da Isabella Rauti a Maddalena Morgante passando per la ministra Eugenia Roccella. L’associazione Pro vita parte addirittura con una campagna di raccolta firme per cacciarlo dal Collegio romano. La situazione precipita però questa settimana quando Sigfrido Ranucci annuncia di avere pronto per domenica un servizio incandescente su Spano.

Secondo quanto Repubblica è stata in grado di ricostruire, Spano, da segretario generale del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, avrebbe assunto fra i collaboratori retribuiti suo marito, l’avvocato Marco Carnabuci, un legale che figura tra gli esperti di Federculture e già titolare di un lungo contratto al Maxxi (dal 2018 al 2021) come responsabile dei dati personali, quando a presiederlo c’era Giovanna Melandri.Solo che in quegli anni Spano lavorava altrove, non nella stessa istituzione del compagno, sposato civilmente soltanto qualche mese fa”, sottolinea Repubblica. Ebbene, a marzo del 2023 – prosegue Repubblica – Carnabuci è stato nuovamente reclutato dal museo come consulente specialistico per la predisposizione del MOG (modello organizzazione di gestione) a 14mila euro trimestrali. Visto lo stretto legame fra l’attuale ministro della Cultura e Spano, è difficile che il primo non conoscesse la natura dei rapporti che allora intercorrevano fra il suo segretario generale e il neo-assunto. Lo avrebbe dunque coperto”.

Una storia che coinciderebbe con quanto spiegato da Ranucci:Si tratta di un caso simile, per modalità operative, al caso Boccia”. Tutto, però, da verificare. Giuli ha parlato di barbarico clima di mostrificazione. Ha ragione. Però forse dovrebbe ricordare che proprio grazie a questo clima egli è diventato ministro dei Beni culturali: il suo predecessore gli ha lasciato il posto perché lo avevano crocifisso solo perché aveva un’amante.

24 Ottobre 2024

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