Ci sono state vittime innocenti della camorra, ci sono stati ragazzini pronti a fare una rapina, altri preda della violenza minorile che regna nelle strade. Giovani nati e cresciuti in contesti sociali degradanti, coetanei semplicemente trovatosi nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato. Ragazzi membri di quelle che sono ormai note come baby gang. Minorenni fuori controllo, vittime e carnefici che troppo presto impugnano un’arma distruggendo la loro vita e quella di un altro giovanissimo come loro.
I minorenni uccisi e morti a Napoli
La prima fu Annalisa Durante. A soli 14 anni uccisa tra i vicoli di Forcella. Fu un errore, la ragazzina si trovò sulla linea dei colpi d’arma da fuoco esplosi dai killer. Era il 2004 e proprio in quel quartiere nacque un fenomeno, denominato con folclore dalle cronache come la Paranza dei bambini. Bimbi entrati a pieno titolo come manovalanza dei clan di camorra, giovani usati anche come sicari. Ma altri, poco più grandi, erano già dei boss, come Emanuele Sibillo, ucciso a 20 anni. Quest’ultimo aveva tra le file uno dei killer più spietati di sempre, Antonio Napoletano, assassino esperto già a 17 anni. Ad oggi è detenuto.
- Perché è stato ucciso Emanuele Tufano, il 15enne morto a Napoli: le indagini della Squadra Mobile
- Chi era Emanuele Tufano, 15enne ucciso in corso Umberto I a Napoli: gli spari nel cuore della notte
- Napoli violenta: 15enne ucciso a colpi di pistola in Corso Umberto, altri due minori feriti
- Intervista a Concetta Napoletano, madre di Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli: “Abbiamo fiducia nello Stato ma è giunta l’ora di avere giustizia per mio figlio”
La Paranza dei bambini
L’ultimo è stato Emanuele Tufano, ucciso ieri da uno o due minorenni, tra piazza Mercato e il corso Umberto. Aveva solo 15 anni e pare fosse coinvolto in una ‘guerra’ tra baby gang (lui originario della Sanità, gli assassini del Mercato). In mezzo ce ne sono stati, purtroppo, tanti altri. E il bilancio potrebbe aumentare e diventare ancora più tragico se citassimo anche i giovani tra i 19 e 23 anni. Torniamo indietro nel tempo e continuiamo in modo cronologico questo triste viaggio con la morte.
Vittime innocenti e baby gang
La notte tra il 4 e il 5 settembre del 2014 è toccato a Davide Bifolco, 17 anni, ucciso da un carabinieri al Rione Traiano durante un inseguimento. L’anno dopo, nel Rione Sanità, ha perso la vita Gennaro Cesarano, vittima di una pallottola vagante esplosa da una ‘paranza‘ (gruppo di ragazzini che sfrecciano a bordo di scooter) che in quel momento stava mettendo in atto una ‘stesa‘ (esplodere dei colpi d’arma da fuoco in aria a scopo intimidatorio). Anche lui aveva 17 anni.
Troppe armi e contesti sociali difficili
Un’altra notte, sei anni dopo, ha segnato la fine di Ugo Russo. Quest’ultimo aveva 15 anni e tra il 28 e 29 febbraio 2020, in via Generale Orsini, tentò di rapinare un carabiniere fuori servizio. Il militare impugno la sua pistola e fece fuoco, uccidendo il giovane. Al momento vi è un processo in corso. Agli inizi di ottobre dello stesso anno è deceduto Luigi Caiafa, anche lui 17enne e anche lui ucciso dalle forze dell’ordine mentre sventavano una rapina commessa proprio dal ragazzino.
Devianza giovanile
Tre anni dopo, è stato ucciso a soli 18 anni e ancora per sbaglio, Francesco Pio Maimone. Il delitto è avvenuto sul lungomare di Napoli, dove ci sono gli chalet di Mergellina. A sparare i colpi d’arma da fuoco, al termine di una lite degenerata per futili motivi, è stato un 20enne con lo stesso nome della vittima (le strane e beffarde coincidenze della vita): Francesco Pio Valda, ora in carcere. Una manciata di mesi dopo, ecco un’altra giovane vita spezzarsi a causa della regnante violenza minorile che dilaga tra le strade. A morire, sempre a causa di una lite, il musicista Giovanbattista Cutolo che aveva solo 24 anni.
La politica, le istituzioni e le famiglie
Non era minorenne all’epoca dei fatti ma l’abbiamo inserito nell’articolo, perché come Maimone, oltre ad essere stato estraneo a qualsiasi dinamica e vicenda criminale, è stato ucciso da un minorenne. Una scia di dolore troppo lunga e che sembra non avere fine. Se considerassimo i giovani con meno di 18 anni di età e quelli tra i 19 e i 23, coinvolti in conflitti a fuoco, in rapine e feriti da armi da taglio, il contatore schizzerebbe, fornendo statistiche alle quali le istituzioni dovrebbero prestare maggiore attenzione. A Napoli c’è una grande emergenza, speriamo che non sia troppo tardi per suonare l’allarme.