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Vi spiego perché questo governo è razzista (e la polizia no)

Occhiuti vertici politici controllano che non si superino certi limiti e che vengano osservati sbilenchi protocolli; impongono che non passino le informazioni; impongono strategie persecutorie, ma imbrigliare la generosità è come tentare di contenere il mare. Il razzismo è del governo.

Editoriali - di Ammiraglio Vittorio Alessandro

25 Ottobre 2024 alle 09:00

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Photo by Roberto Monaldo / LaPresse
Photo by Roberto Monaldo / LaPresse

La Polizia italiana non è razzista, e mi pare che nessuno, del resto, lo abbia mai affermato. L’Ecri, organo del Consiglio d’Europa, ha scritto di aver raccolto in Italia “testimonianze di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, soprattutto sulla comunità rom e sulle persone di origine africana”. Portare tale resoconto (per quanto preoccupante) di taluni episodi ad una indebita generalizzazione corrisponde a uno stravolgimento della verità non diverso da quello usato nei confronti dell’email del giudice Patarnello: manipolazioni utili alla propaganda politica che nuocciono gravemente all’equilibrio fra le istituzioni.

La nostra polizia non è razzista perché, se così fosse, l’impronta di intolleranza si avvertirebbe in ogni sua azione, ricorrerebbe nel profilo dei suoi dirigenti e negli indirizzi degli istituti di formazione. Così non è: nel corso del convegno di Libera su “Contromafie e corruzione”, tenutosi giorni fa, hanno risuonato testimonianze delle vittime di ingiustizia; il luogo dell’incontro – cui hanno partecipato anche ufficiali della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza – era la sala congressi della Scuola di Polizia di Vibo Valentia. Ben chiaro è, piuttosto, quel che l’Ecri afferma circa il clima politico che vige in Italia, e quanto sottolinea circa il rischio che certe espressioni politiche producano effetti anche sulla gestione dell’ordine pubblico: “I partiti dovrebbero adottare codici di condotta appropriati che proibiscano l’uso di discorsi d’odio, invitino i loro membri e seguaci ad astenersi dal pronunciarli, appoggiarli o diffonderli”.

Le ricorrenti manifestazioni di intolleranza del governo, e la sua ostinata volontà di ricondurre la questione migratoria a un problema di protezione dei confini e di ordine pubblico, sicuramente sollecita le propensioni più cupe e intolleranti anche da parte di certe persone dedicate alla sicurezza. Penso certamente a taluni operatori della Polizia di Stato o della Penitenziaria, ma la realtà che conosco meglio è quella della Guardia Costiera. Sottoposto negli anni più recenti a forti spinte politiche, a forme di umiliazione delle proprie unità di salvataggio, alla produzione di norme secondarie, tavoli tecnici, scelte amministrative tesi a modificare l’assetto del soccorso in mare, il Corpo delle Capitanerie di Porto ha subito importanti trasformazioni.

Basti pensare all’avvenuta stabilizzazione, dal 2018 ad oggi, di una procedura di soccorso diversa da quella in generale prevista dal manuale Sar, e riservata al “fenomeno migratorio”. Una differente strategia che non contempla l’attivazione delle fasi SAR del pericolo incerto e dell’allertamento, ormai lasciate all’apprezzamento delle forze di polizia, e l’esecuzione di inchieste amministrative sui sinistri avvenuti in mare. Si tratta di una chiara discriminazione a danno delle persone di diversa appartenenza culturale e geografica, in dispregio della Costituzione e del principio sancito dalla Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare che impone ad ogni Stato, in presenza di persone in pericolo, di “intervenire immediatamente senza tener conto della nazionalità o della condizione giuridica di dette persone”.

Le misure discriminatorie del governo imperversano mentre continua costante l’impegno della Guardia Costiera nelle attività di salvataggio. Occhiuti vertici politici controllano che non si superino certi limiti e che vengano osservati sbilenchi protocolli; impongono che non passino le informazioni; impongono strategie persecutorie, ma imbrigliare la generosità è come tentare di contenere il mare. Il razzismo è del governo.

25 Ottobre 2024

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