Una sessantina di indagati, tra cui alcuni nomi di peso dell’imprenditoria e della finanza italiana. È l’elenco delle persone finite nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Dna, la Direzione nazionale antimafia, su presunte migliaia di informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali, come quelle del Fisco e della polizia.
Inchiesta che ha portato già a sei misure cautelari, anche qui con alcuni nomi di una certa importanza: ai domiciliari è finito l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, commissario capo in pensione e per anni in servizio alla Squadra mobile di Milano, colui che risolse il delitto dello stilista Maurizio Gucci.
Il ruolo degli investigatori privati
Gallo in particolare figura come amministratore della società di investigazioni private Equalize, coinvolta assieme ad altre società di investigazione nell’inchiesta della Dda milanese: socio di maggioranza è vince Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano (estranea all’inchiesta) e tra coloro per i quali la custodia cautelare non è stata concessa dal gip.
Stando alle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, la società Equalize avrebbe saccheggiato banche dati strategiche e svolto anche intercettazioni abusive con captatori informatici, i cosiddetti trojan.
Le ipotesi contestate a varie titolo agli indagati sono di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, violazione di segreto d’ufficio e intercettazioni illecite.
Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, si lascia andare in conferenza stampa e disegna un quadro allarmante delle indagini iniziate nel 2022: “Stiamo stiamo appena iniziando a comprendere come funziona questo che io già in altre sedi in passato avevo definito un gigantesco mercato abusivo delle informazioni riservate”.
Almeno per il momento l’ennesima indagine su accessi abusivi e “dossier” sembra non interessare il mondo della politica: “L’interesse di questa associazione a delinquere era più centrato sul mondo dell’economia e dell’impresa”, ha spiegato infatti Viola, che ha anche escluso ad oggi qualunque tipo di collegamento tra la vicenda milanese e quelle analoghe di Perugia sul finanziere Striano o di Bari con l’impiegato di Banca Intesa.
Gli indagati “eccellenti”
Tra i presunti “clienti” del gruppo, coloro che volevano acquistare dossier e report, figurano volti noti della finanza e dell’imprenditoria. Tra questi il 29enne Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei sei figli dello scomparso patron Leonardo del gruppo Luxottica. Del Vecchio jr., scrive Repubblica, avrebbe commissionato ricerche di informazioni durante la complicata vicenda ereditaria della dinastia industriale che, attraverso Delfin, possiede azioni di Mediobanca, Generali, Luxottica e altre.
Secondo l’avvocato Maria Emanuela Mascalchi, difensore di Del Vecchio, il ‘figlio d’arte’ “sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti”.
Indagato anche il banchiere e imprenditore Matteo Arpe. “Il dr. Matteo Arpe – ha commentato il suo difensore Davide Steccanella – è stupito perché si è trattato di un incarico professionale della famiglia limitato a una vicenda privata successiva alla scomparsa del padre. Ha dato e darà piena collaborazione agli inquirenti”.