La scelta controversa

Washington Post, niente endorsement prima del voto Usa: Bezos blocca l’editoriale pro-Harris

Esteri - di Carmine Di Niro

26 Ottobre 2024 alle 10:28

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Washington Post, niente endorsement prima del voto Usa: Bezos blocca l’editoriale pro-Harris

Una scelta clamorosa a pochi giorni da elezioni cruciali, che vedono contrapposti non solo due candidati distanti anni luce l’uno dall’altro, ovvero Kamala Harris e Donald Trump, ma due visioni della società e del mondo agli antipodi.

Di fronte a questo muro il Washington Post, assieme al New York Times il più autorevole quotidiano statunitense, sceglie di non schierarsi.

Il Washington Post non fa endorsement

Dopo 36 anni il giornale, di proprietà di Jeff Bezos, miliardario e fondatore di Amazon, non farà alcun endorsement, non appoggerà alcun candidato alle presidenziali.

La decisione viene resa nota in un editoriale firmato da William Lewis, editore e amministratore delegato della celebre testata statunitense. “Il Washington Post non appoggerà alcun candidato alla presidenza in queste elezioni. Né in nessuna elezione presidenziale futura”, scrive Lewis, che rimarca come il quotidiano sta “tornando alle nostre origini”, che si erano contraddistinte, spiega Lewis in una colonna pubblicata anche online, per “non appoggiare i candidati presidenziali”.

Il Post, quotidiano di orientamento liberal, dal 1976 ha sempre sostenuto regolarmente i candidati alle presidenziali, con l’eccezione del 1988, quando ha rifiutato di fare una raccomandazione nella competizione tra George HW Bush e Michael Dukakis. Tutti i suoi successivi appoggi sono stati democratici.

I retroscena

Secondo alcuni retroscena il motivo per il mancato endorsement a Kamala Harris, una scelta per certi versi scontata, sarebbe dovuta al timore di Bezos di ritorsioni da parte di Trump: il fondatore di Amazon rischia di perdere contratti miliardari col governo.

Non solo. Un editoriale di sostegno a Kamala Harris, già pronto, sarebbe stato bloccato dallo stesso Bezos. Evidentemente erano troppi i rischi economici da un endorsement alla vicepresidente: in una causa del 2019 Amazon aveva affermato di aver perso un contratto da 10 miliardi di dollari con il Pentagono per le pressioni del tycoon che aveva spinto su Microsoft “per danneggiare il suo presunto nemico politico”.

La bufera sul quotidiano

La scelta di non “schierarsi” ha provocato un terremoto all’interno del quotidiano. Oggi il sito sito del Washington Post pubblica un editoriale dal titolo “La scelta sbagliata nel momento peggiore”, una chiara risposta alle decisione presa dalle alte sfere del giornale, mentre Robert Kagan, una delle firme più illustri del quotidiano, ha annunciato le sue dimissioni.

Durissimo anche il commento di Martin Baron, ex direttore esecutivo del Post durante la presidenza Trump, quando il quotidiano era in prima linea nel denunciare i disastri del tycoon. “Questa è codardia, un momento di oscurità che lascerà la democrazia come vittima. Donald Trump festeggerà questo come un invito a intimidire ulteriormente il proprietario del Post, Jeff Bezos (e altri proprietari di media”, il messaggio di Baron.

26 Ottobre 2024

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