La sfida serrata tra Bucci e Orlando
Elezioni in Liguria, chi ha vinto e chi ha perso: crolla Meloni, Conte in ginocchio
Mazzata per Fdi: il Pd, primo partito doppia i Fratelli di Giorgia. In ginocchio i 5Stelle, che pagano gli arroganti veti di Conte e lo strappo con Grillo
Politica - di David Romoli
Più che testa a testa è fotofinish. Per tutto un lunghissimo pomeriggio Marco Bucci, il candidato del centrodestra, è in testa nelle proiezioni, ma di un soffio, rispetto ad Andrea Orlando, sostenuto da Pd, M5S, Avs e Azione. Che però nelle stesse ore è in testa, anche lui di pochissimo, nello spoglio dei voti reali. Alla fine la spunterà Bucci per mezzo punto, poco più del 48% contro oltre il 47,80 di Orlando e solo grazie al voto della provincia. Alcuni elementi sono però chiari prima ancora che la corsa finisca.
Il Pd, intorno al 27%, doppia FdI e nonostante la presenza, come sempre nelle regionali delle liste civiche legate al candidato per Meloni la mazzata è pesantissima e per Elly è un esito importantissimo, che le consegna la possibilità di imporsi come leader della coalizione. I 5S sono in ginocchio, fissi al di sotto del 5%. Anche questo è un dato destinato a pesare su diversi fronti. Conte, con il suo veto contro Renzi e con le sue dichiarazioni sulla morte del Campo Largo, ha indebolito moltissimo una coalizione che due mesi fa sembrava imbattibile dopo lo scandalo che ha travolto Toti. È stato non premiato ma duramente punito.
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Il suo risultato è speculare e opposto a quello del Pd e anche questo mette per la prima volta la segretaria del Pd in grado di sottrarsi al ricatto continuo dell’ex premier e di prendere in mano le redini della coalizione. La sconfitta di Conte è però doppia. L’azzardo di dare il benservito a Grillo, che non è andato a votare, a due giorni prima delle elezioni nella regione del comico, si è rivelato disastroso. Segno chiaro che se nel ceto politico l’Elevato garante non ha più alcuna presa le cose, tra gli elettori, stanno diversamente ed è un segnale che peserà nella guerra tra il fondatore del Movimento e il pochissimo grato erede. Se fino a ieri la guerra nel Movimento sembrava conclusa con la débacle dell’ex padre padrone le elezioni di ieri hanno rimesso tutto in discussione.
C’è un terzo dato che si configura come certo da subito: Marco Bucci, il sindaco di Genova è sconfitto nettamente nella sua città e perde anche nelle zone dove nelle comunali si era imposto largamente. Può dipendere dalle ricadute dello scandalo Toti, avvertito soprattutto nel capoluogo. Ma anche a confronto con il voto delle altre città profila un quadro che del resto è uguale non solo in tutta la Liguria ma in Italia, in Europa e in Occidente. La destra segna il passo nelle città ma vince, e spesso dilaga, in provincia. Ad affondare il centrosinistra, che appena un paio di mesi fa era in nettissimo vantaggio, è stata la guerriglia di Conte.
Il veto contro Renzi non è costato solo i consensi di Iv, limitati ma fondamentali in un testa a testa. Ha anche confermato le preoccupazioni degli elettori che temono un Pd schiacciato sulle posizioni dei 5S e una Schlein succube di Conte. Peggio ancora, quel veto ha restituito il quadro desolante di una coalizione di fatto inesistente dal punto di vista politico e fragilissima anche da quello puramente elettorale, nonché di un vuoto di leadership che per la politica di oggi è esiziale. Si tratta di una realtà che tutti conoscevano ma che tutti fingevano di ignorare, probabilmente anche con se stessi.
Il voto di ieri è allo stesso tempo un classico esempio del re la cui nudità viene denunciata mentre tutti fingono di non vederla e una enorme occasione per Elly Schlein. Le consegna infatti un quadro nel quale può forzare, anche alzando di molto la voce e facendo pesare la forza assegnata al suo partito dagli elettori liguri, per imporsi come capo della coalizione e mettere alle corde il guerrigliero Conte. Purché abbia il coraggio di farlo, se del caso anche rischiando di perderlo per strada. Se una cosa hanno detto le urne di ieri è che, a differenza di 10 anni fa, il Movimento, da solo, non ha più alcuna strada.
Il centrodestra ha vinto una partita che sembrava persa. C’è riuscito perché, nonostante il verdetto negativo dei suoi cittadini, Bucci si è rivelato una scelta oculata, capace di rassicurare un elettorato moderato che l’errore imposto da Conte a Schlein aveva allontanato dal centrosinistra. Ma non può festeggiare. Il crollo di FdI è uno scricchiolio che sarebbe folle ignorare, soprattutto perché mentre dall’altra parte della barricata i voti persi dai 5S si travasano nei forzieri del Pd a destra finiscono probabilmente nelle liste civiche del candidato e non è affatto la stessa cosa. La destra ha vinto grazie agli errori degli avversari e proprio la sconfitta di ieri crea le condizioni, se la segretaria del Pd saprà sfruttarle, per evitare che quegli errori si ripetano.