Aperture sulla proposta egiziana
Gaza: piccoli spiragli di tregua, una goccia di speranza in un oceano di orrore
Rilascio di alcuni ostaggi in cambio di un cessate il fuoco, si lavora ad allineare le proposte di Egitto, Qatar e Usa. L’Onu: “L’intera popolazione del nord della Striscia rischia di morire”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Mettiamola così: tre indizi fanno se non una prova, quantomeno un barlume di speranza.
Primo indizio: fonti di Hamas hanno detto al canale saudita Al-Sharq che il movimento è pronto ad accettare la proposta egiziana, che prevede il rilascio di quattro ostaggi in cambio di una tregua di due giorni e il rilascio di prigionieri palestinesi. Tuttavia, le stesse fonti hanno ribadito che Hamas punta a raggiungere un accordo coerente con la proposta di Joe Biden e con il completo ritiro di Israele dalla Striscia.
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Secondo indizio: il premier israeliano Benjamin Netanyahu afferma che Israele sta tentando un accordo anticipato per liberare alcuni ostaggi in cambio di diversi giorni di cessate il fuoco. Lo riporta Haaretz.
Terzo indizio: si sono conclusi ieri i colloqui a Doha tra il direttore del Mossad David Barnea, il capo della Cia William Burns e il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed Al Thani e ci sarebbero stati progressi verso un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e la liberazione di ostaggi. È quanto ha riferito Yedioth Ahronoth, notando che Barnea, arrivato domenica nella capitale qatarina, è rimasto in serata a Doha per continuare gli incontri. Secondo fonti, ci sarebbero sforzi in corso per allineare le proposte avanzate da Egitto, Usa e Qatar.
Appendice interna: il leader dell’opposizione israeliana Benny Gantz ha invitato Netanyahu a trovare un accordo che permetta il rilascio degli ostaggi presi da Hamas, anche se a caro “prezzo”. “I tempi sono più che mai maturi per impegnarsi in un piano rapido per la restituzione degli ostaggi”, ha dichiarato Gantz a una riunione parlamentare del partito di Unità Nazionale, da lui guidato. “Mi rivolgo al Primo ministro – così come ha giustamente ordinato un attacco all’Iran, faccia ciò che è giusto e necessario per riportare a casa le nostre figlie e i nostri figli, anche se ciò comporta un prezzo doloroso – non esiti, perché riceverà pieno sostegno”. Gantz ha ammesso che i combattimenti a Gaza dovranno continuare “per anni”, ma ha aggiunto che è importante riportare a casa gli ostaggi. “La domanda è se rivedremo 101 delle nostre figlie e dei nostri figli, che sono stati rapiti a causa del più grande fallimento della nostra storia, durante il vostro turno di guardia”, ha detto Gantz, riferendosi al numero di ostaggi ancora trattenuti a Gaza. Una goccia di speranza in un oceano di orrore. L’orrore di Gaza.
L’orrore di Gaza
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari afferma che “l’intera popolazione del nord di Gaza rischia di morire”, mentre Israele continua le intense operazioni militari nell’area. “Centinaia di palestinesi sarebbero stati uccisi. Decine di migliaia di persone sono state costrette a fuggire ancora una volta”, ha dichiarato in un comunicato Joyce Msuya, sottosegretario generale ad interim per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza. “Gli ospedali sono stati colpiti e gli operatori sanitari sono stati arrestati. I rifugi sono stati svuotati e bruciati. Ai primi soccorritori è stato impedito di salvare le persone da sotto le macerie. Le famiglie sono state separate e uomini e ragazzi vengono portati via a camionate”. Msuya ha proseguito affermando che “non si può permettere che continui ciò che le forze israeliane stanno facendo nel nord di Gaza assediato”. “Questo palese disprezzo per l’umanità di base e per le leggi di guerra deve finire”, ha aggiunto.
Denuncia Save the Children: “Il Servizio di emergenza civile palestinese ha dichiarato che circa 100.000 persone sono intrappolate nelle aree settentrionali di Gaza, Jabalya, Beit Lahiya e Beit Hanoun, senza rifornimenti medici e alimentari. Il servizio di emergenza ha dichiarato che le sue operazioni si sono fermate a causa dell’assalto israeliano di tre settimane nella parte settentrionale della Striscia, che l’Idf sostiene sia stato condotto per impedire ai combattenti di Hamas di raggrupparsi lì. I residenti, tuttavia, affermano che le truppe hanno assediato i rifugi e spianato le infrastrutture civili, uccidendo molti civili in attacchi aerei mortali. Nel frattempo, i tre ospedali del nord di Gaza, dove gli ufficiali hanno rifiutato l’ordine di evacuazione da parte dell’esercito israeliano, hanno dichiarato di essere difficilmente operativi. Almeno due sono stati danneggiati dagli attacchi israeliani durante l’assalto e hanno esaurito le scorte di medicinali, cibo e carburante”. I soccorsi non possono operare nel Nord di Gaza a causa della minaccia di attacchi, la mancanza di carburante e rifornimenti. Nell’area più di 150 palestinesi, compresi bambini, sarebbero stati uccisi o feriti in un attacco delle forze israeliane contro 13 edifici residenziali nel campo assediato di Jabalya durante la notte di giovedì scorso.
“Questa orribile violenza deve finire. Quante altre immagini di bambini morti e smembrati saranno necessarie perché le potenze mondiali dicano basta? Per quanto tempo si può prevedere che le famiglie già sull’orlo della carestia sopravvivranno alle bombe, ai proiettili e all’assedio del Nord, che da 21 giorni blocca l’ingresso di aiuti e rifornimenti?” Queste sono le domande che si è posto Jeremy Stoner, Direttore regionale di Save the Children, in merito a quanto è successo nelle ultime 24 ore a Gaza. Nei luoghi in cui i bambini dovrebbero essere più sicuri, lì dove dovrebbero essere protetti dal diritto internazionale, i più vulnerabili vengono colpiti: gli attacchi hanno preso di mira una scuola trasformata in rifugio a Nuseirat, l’ospedale Kamal Adwan e case residenziali a Khan Younis.
Anche il campo profughi di Jabalya sembra trasformarsi in un teatro di morte. “I bambini feriti non possono ricevere cure mediche poiché il sistema sanitario è stato sistematicamente distrutto, ci sono segnalazioni di neonati e bambini uccisi dalla mancanza di ossigeno quando gli attacchi aerei sull’ospedale Kamal Radwan hanno danneggiato le riserve di ossigeno. Le famiglie stanno esaurendo tutti i mezzi possibili per sopravvivere, poiché le autorità israeliane hanno negato l’ingresso a cibo, acqua e medicinali. In parole povere, il tempo a disposizione dei bambini sopravvissuti sta scadendo”, ha aggiunto Stoner.