Musica
Perché Max Pezzali ha litigato con Claudio Cecchetto: lo strappo dietro la serie tv sugli 883 “Hanno ucciso l’uomo ragno”
Nessuna possibilità, nessuno spiraglio per la riappacificazione. Il cantante: "Volevo avere un maggiore controllo della mia carriera". Il produttore: "È il numero 1 degli irriconoscenti"
Spettacoli - di Redazione Web
Nessun rimpianto, nessun rimorso. Anzi no: nessuno spiraglio, nessuna possibilità per la pace, manco fossero Russia e Ucraina, tra Max Pezzali e Claudio Cecchetto. Una rottura, un litigio ritornato di moda con la serie tv Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883, diretta dal regista Sydney Sibilia, una produzione Sky Studios e Groenlandia, prodotta da Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Già un piccolo cult: sta facendo numeri pazzeschi, anche oltre le aspettative, e sta innescando curiosità su aneddoti e retroscena della saga.
Com’è noto, a scoprire e a lanciare effettivamente gli 883 fu proprio Cecchetto: parliamo di una personalità che ha plasmato parte consistente del mondo della radio e della televisione degli anni ’90. Produttore discografico, disc jockey, conduttore radiofonico e televisivo. Ha condotto i Festival di Sanremo e il Festivalbar. Ha fondato e portato al successo Radio Deejay, ha scoperto talenti come Gerry Scotti, Jovanotti, Amadeus, Nicola Savino, Linus, Paola & Chiara, Sandy Marton, Sabrina Salerno, Fabio Volo, Leonardo Pieraccioni. È anche ambassador della Romagna.
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Gli 883 erano Max Pezzali e Mauro Repetto, due adolescenti, due ragazzi che si erano incontrati a scuola in fissa con la musica e la cultura pop degli Stati Uniti che sognavano in provincia, a Pavia, qualcosa di più. Sono diventati una band emblematica degli anni ’90 italiani: rimaste nelle teste di molti canzoni e ritornelli come Gli anni, Come mai, e via dicendo. Il loro secondo album Nord Sud Ovest Est fu il successo che li consacrò presso il grande pubblico. Una origin story ripercorsa nelle 8 puntate della serie in onda tutti i venerdì in prima serata su Sky Serie, disponibile on demand in 4K HDR, e in streaming solo su NOW.
Perché hanno litigato Max Pezzali e Claudio Cecchetto
Quel duo si separò nel 1994, dopo il Remix ’94, una raccolta dei principali pezzi dei primi due album remixati, più un inedito. Repetto lasciò il gruppo. “Io e Max non eravamo due colleghi – ha spiegato Repetto in un’intervista a Rockit – eravamo due amici che si sono trovati a vivere una cosa gigante grazie a Cecchetto. Ci siamo trovati su un palco e ci siamo dovuti inventare colleghi, e in questa dinamica ci siamo ritrovati a parlare di meno. Fino a tre giorni prima ci dicevamo di tutto, dalle ragazze a qualunque altra cosa ci passasse in mente: non c’erano segreti. In poco tempo siamo finiti a non parlare più nemmeno di quello che succedeva in scena”.
Le conseguenze del successo dunque, in qualche maniera, su un’amicizia. Forse le stesse che hanno portato alla rottura dei rapporti di Pezzali anche con Cecchetto e Pier Paolo Peroni, storici manager e produttori suoi e degli 883. Il cantautore ha sempre parlato di una richiesta di maggiore libertà sulla sua carriera. “Volevo avere un maggiore controllo della mia carriera, sia dal punto di vista creativo che gestionale. Ad un certo punto è normale voler andare via di casa. C’è chi se ne va a 20, chi a 30. E chi, come nel mio caso, lo fa a 54”, ha raccontato in un’intervista a Il Messaggero di qualche anno fa.
Uno strappo insanabile per Cecchetto che oggi non vuole affatto parlare di Pezzali ma per sul quale qualche mese fa soltanto diceva in un’altra intervista a Il Corriere della Sera: “La gratitudine per lui è un optional. Di tutti i miei è stato il più irriconoscente, in questo almeno è il numero 1”. Max Pezzali ha abbandonato definitivamente il marchio 883 nel 2003 per darsi completamente alla carriera da solista.