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Nuovo capo dei Carabinieri: Salvatore Luongo, Mario Cinque e Riccardo Galletta in corsa per il dopo-Luzi

Foto collage Imagoeconomica

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E se Teo Luzi venisse prorogato nell’incarico di comandante generale dell’Arma dei carabinieri? Il suo mandato scade il prossimo 14 novembre e il governo, come ricordato la scorsa settimana su questo giornale, non ha ancora deciso chi dovrà essere il suo successore. La nomina, anche questa volta, non era all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Ieri a palazzo Chigi sono stati discussi diversi decreti legislativi in materia di imposte, anti riciclaggio, efficienza del processo, sanzioni tributarie, amministrative e penali.

Tutto rimandato a dopo il ponte di Ognissanti. Lo stallo non si è dunque risolto, con il ministro della difesa Guido Crosetto che insiste su Salvatore Luongo, attuale vice comandante, e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari che, rispettivamente, puntano su Mario Cinque, capo di stato maggiore di viale Romania, e Riccardo Galletta, comandante interregionale “Pastrengo”. La proroga di Luzi si scontra con il Testo unico dell’ordinamento militare. Servirebbe un decreto del governo per modificare la disposizione. Ma è non realizzabile in quanto metterebbe in evidenza la spaccatura all’interno del partito di Fd’I. Senza considerare che gli inviti per la cerimonia di avvicendamento, pur senza indicare il successore, sono stati tutti spediti e, per motivi organizzativi, entro il prossimo 7 novembre bisogna dare conferma. Per uscire dall’impasse ed evitare un regolamento di conti all’interno della maggioranza c’è una exit strategy. Fonti qualificate fanno sapere che ci potrebbe essere un rimescolamento complessivo degli apparati di sicurezza dove l’Arma dei carabinieri è stata terribilmente penalizzata dal governo Meloni.

La scorsa estate, nella ultima tornata di nomine prima della pausa estiva, il governo aveva nominato Giuseppe Del Deo, un ufficiale dell’esercito, nuovo vicedirettore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), con compiti di coordinamento delle due Agenzie d’intelligence: l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) e quella per la sicurezza esterna (Aise). Del Deo aveva ricoperto l’incarico di vicedirettore dell’Aisi, assegnato adesso al prefetto Vittorio Rizzi, vicecapo vicario della polizia di stato. L’ufficiale inizialmente era stato in pole anche per sostituire il generale dei carabinieri Mario Parente al vertice dell’Aisi, ma poi la premier lo scorso maggio gli aveva preferito il prefetto Bruno Valensise. L’azzeramento dei Cc nei Servizi non era passato inosservato dal momento che l’Arma nell’intelligence ha da sempre una grande tradizione.

Dal 2008, per la cronaca, con governi di destra, sinistra e tecnici, al vertice dell’Aise c’era sempre stato un generale dei carabinieri: Giorgio Piccirillo, Arturo Esposito e, appunto, Mario Parente. Quest’ultimo, in particolare, era stato al Ros fra gli stretti collaboratori del generale Mario Mori, anch’egli poi transitato ai Servizi come direttore dell’allora Sisde. “I vertici dell’Arma sono forse stati troppo concentrati sul prossimo avvicendamento del comandante generale o sulla possibilità di nomine in qualche partecipata pubblica, trascurando così l’importante settore dell’intelligence?”, commentarono fonti sindacali. Pare però tramontata l’ipotesi che chi esce sconfitto dalla corsa al vertice dell’Arma possa andare a ricoprire l’incarico di amministratore delegato dell’Anas, l’ultima nomina di una grande società pubblica che il governo deve fare nelle prossime settimane.

Due, al momento, i nomi che circolano per la carica di ad: quelli di Ugo Dibennardo, attualmente a capo di una consociata di Fs, e di Sabrina De Filippis, attuale ad e dg di Mercitalia, la società che si occupa della logistica del gruppo Fs. Tra le due, la candidatura più quotata sembra essere proprio quella di De Filippis, molto ben vista negli ambienti di FdI a cui dovrebbe spettare la guida di Anas in quanto alla Lega sono già andati i vertici di Fs. Per Luzi, infine, dopo l’endorsement nei confronti dello “Ius soli” in una intervista questo mese al Corriere non sembrano esserci spazi per incarichi futuri. L’intervista ha provocato più di un mal di pancia ai vertici di FdI che già in passato non lo avevano tenuto in grande considerazione essendo stato egli nominato dall’allora ministro dem Lorenzo Guerini.