Il modello giustizialista
Se a destra e sinistra regna il travaglismo: il garantismo a targhe alterne è illiberale
La decisione del tribunale di Roma di liberare i migranti catturati dal governo è sacrosanta. La destra su questo terreno è travaglista. Il linciaggio di Giovanni Toti è stato un errore. La sinistra è stata travaglista
Editoriali - di Piero Sansonetti
Giovanni Toti era innocente, e fare una manifestazione contro di lui quando era detenuto è stato un errore clamoroso. Sarebbe stato un errore anche se Toti fosse stato colpevole. I dodici migranti sequestrati dal governo e deportati in Albania erano e restano indubitabilmente innocenti, anche perché non accusati di alcun reato, e ha fatto molto bene il tribunale di Roma a liberarli.
Quasi tutti i migranti detenuti nei Cpr – che sono vere e proprie prigioni – sono innocenti, e devono essere liberati. Stiamo parlando di svariate migliaia di persone sottoposte a misure illiberali e che violano in modo palese la nostra costituzione. Il continuo ribaltamento, nella discussione pubblica e politica, tra le posizioni dei garantisti e quelle dei giustizialisti ha un solo effetto. Nefasto. La sterilizzazione di ogni forma di garantismo. Perché? Perché il garantismo è una idea generale di società, di diritto e di giustizia, (quasi una ideologia) che non può essere frazionata. Se non è integrale muore. Integrale vuol dire che deve riguardare gli italiani e gli stranieri, i ricchi e i poveri, i potenti e i deboli, i bianchi, i neri e i rom.
Partiamo dall’ultimo caso. Quello che ha acceso uno scontro politico tra destra e magistratura. La destra si è schierata compatta con il governo che aveva disposto la deportazione di 16 (diventati poi 12) naufraghi in Albania. Con l’idea di trasformare il campo di concentramento albanese in un luogo dove sarebbero stati trasferiti migliaia di migranti, catturati dalla marina italiana. La magistratura (e la quasi totalità dei giuristi) si è invece schierata in appoggio del Tribunale di Roma che ha deciso – in modo serio e coraggioso – di restituire la libertà a queste dodici persone. La politica ha espresso una solidarietà piuttosto silenziosa (mi pare che la destra non abbia espresso nessuna solidarietà) alla giudice Silvia Albano, minacciata di morte dai razzisti. Generalmente la reazione è molto più indignata e rumorosa quando succede che qualche esponente politico viene minacciato o oltraggiato.
Ora penso che non sia difficile chiarire un punto. In questa vicenda la magistratura ha assunto una posizione garantista e il governo (e la destra politica) si è piazzato su una trincea – diciamo così – “travaglista”. Cioè, prigionista. Su questo punto non ci può essere nessuna incertezza. Il garantismo è una idea che auspica la liberazione dei prigionieri – tranne casi gravissimi ed evidenti – e l’uso sistematico del principio (romano) “in dubbio pro reo”. Il giustizialismo, viceversa, si fonda sull’idea che la punizione – dei colpevoli o dei sospetti, o comunque degli emarginati – sia il fondamento della modernità e del modello “sicuro” di società. Talvolta (negli ultimi anni sempre più spesso) il giustizialismo va anche oltre il travaglismo e si assesta su concetti espressamente razzisti o comunque xenofobi. Diciamo che le continue dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio Salvini contro gli immigrati irregolari ne è un esempio lampante.
Naturalmente poi ci sono avvenimenti particolari che rendono meno chiara questa distinzione. Perché succede, ad esempio, che una parte consistente dello schieramento di destra assuma posizioni garantiste in casi specifici. In particolare nei casi che riguardano i provvedimenti della magistratura a danno dei propri esponenti o di elementi dell’establishment vicini ai propri partiti. Penso al caso Santanché, penso ancora al caso Toti (che pure non è stato difeso strenuamente dalla destra), penso anche al processo contro Salvini per sequestro di persona. Generalmente, quando si verificano queste situazioni, la destra si dichiara garantista. E succede anche che settori , spesso molto ampi, della sinistra, abbandonino qualunque idea garantista e si gettino anima e corpo a difesa delle Procure. È questo elemento che fa saltare tutti gli schemi. Cerchiamo di essere ancora più chiari.
Esistono due tipi di semi-garantismo. Il semi-garantismo che difende i ricchi e l’establishment. E il semi-garantismo che difende i poveri e i deboli. Questo secondo tipo di semi-garantismo non è molto diffuso. E spesso si ferma di fronte a situazioni che rischiano di mettere in discussione il perbenismo. Penso ad esempio al caso Cospito. Chiunque conosca la questione vede con chiarezza che la misura del 41 bis (cioè il carcere duro) contro l’anarchico è del tutto infondata. Nessun partito in Parlamento e forse nessun singolo parlamentare ha osato dirlo a voce alta. Così come nessun partito ha osato mettere in discussione il 41 bis, che è una regola in modo lampante contraria alla nostra Costituzione anche al senso di umanità. Gli anarchici che hanno manifestato a difesa di Cospito e contro il carcere duro (poche centinaia) sono stati indicati, all’unanimità, come teppisti che minacciano le istituzioni. E invece erano proprio loro, e solo loro, i veri liberali.
Il semi-garantismo è reso ancora peggiore di quello che è dall’influenza della politica contingente sulle idee generali. In che senso? Nel senso che ciascun partito, di fronte a una vicenda giudiziaria che coinvolga o danneggi i partiti “competitors”, finisce per cedere alla tentazione di schierarsi con la magistratura nella speranza di ottenere dei vantaggi dall’infangamento di esponenti dell’altro schieramento. Così come la sinistra si batte anima e corpo per la condanna di Salvini al processo di Palermo, nel quale il vicepremier è accusato, in modo del tutto cervellotico, di sequestro di persona, così la destra sollevò un putiferio contro il governatore della Puglia Emiliano, e contro il sindaco di Bari Decaro, quando la magistratura procedette contro alcuni esponenti del centrosinistra pugliese.
Ricordo che tanti anni fa, quando ero direttore di Liberazione (che era il giornale di Rifondazione comunista) entrai in scontro aperto con una parte del partito per aver scritto, il giorno dell’arresto di Cesare Previti, un editoriale nel quale non esultavo, anzi mi dispiacevo, e chiedevo che la sinistra si adoperasse per l’indulto e l’amnistia. Feci scandalo. Perché Previti era un uomo di Berlusconi. Ricordo che mi difesero in pochissimi. Mi pare che tra i pochissimi ci fosse l’attuale segretario di Liberazione, Maurizio Acerbo. Sarà mai possibile tirare le fila di questi ragionamenti? E cioè entrare negli oscuri meccanismi mentali dei politici e far loro capire che il semi-garantismo è esattamente uguale al giustizialismo e al travaglismo?
Lo dico sia alla sinistra che alla destra. La sinistra si deve convincere che se vuole davvero delle politiche liberali nei confronti degli elementi deboli della società, deve rinunciare a ogni forma di giustizialismo. È stato assurdo tenere Marcello Dell’Utri per anni in prigione con l’accusa inconsistente ed estranea al codice penale di “concorso esterno in associazione mafiosa”. Non è una vergogna dirlo: Dell’Utri non era accusato di nessun reato specifico, solo di un reato inconsistente e puramente “morale”. Bisognava difenderlo. E così Toti, vittima di un’aggressione della Procura.
E la destra deve capire che non è possibile nessuna politica garantista se non si parte dal basso.
Chiedere e talvolta realizzare l’arresto dei naufraghi, e aprire su questo uno scontro con la magistratura garantista, è una follia. Non potrà mai esistere un garantismo parziale per difendere solo i ricchi, perché la magistratura e l’opinione pubblica, e le leggi, non lo permetteranno. La sinistra vuole essere non più stalinista ma liberale? Un passaggio obbligato è il garantismo. E il garantismo è un passaggio obbligato anche per la destra se vuole non essere più fascista, e razzista, ma autenticamente liberale.