Cosa faranno gli 8 consiglieri regionali?
Terzo mandato per De Luca, in Campania la resa dei conti nel Pd: così può cambiare il futuro del partito
Martedì gli 8 consiglieri regionali dem dovranno scegliere se consentire al governatore di candidarsi per un terzo mandato o disobbedire al Nazareno
Politica - di David Romoli
Cosa faranno gli otto consiglieri regionali del Pd quando martedì prossimo dovranno decidere se obbedire al governatore De Luca e votare la leggina che dovrebbe permettere al medesimo di candidarsi per la terza volta oppure seguire l’indicazione perentoria della segretaria, che li ha chiamati apposta in videocall per intimare il voto contrario? E cosa farà il governo se la spunterà il governatore? Impugnerà la norma considerandola in contrapposizione con la legge nazionale approvata nel 2004 o lascerà correre per impedire che il centrosinistra mantenga la Campania?
Sono solo due tra i tanti punti interrogativi che pone il pasticcio campano, al quale seguirà probabilmente quello veneto sul fronte opposto perché la situazione tra Zaia e la premier non è diversa da quella che vede scontrarsi apertamente la segretaria del Pd e il viceré campano. E non sono neppure gli unici. Solo i primi. La scelta per i consiglieri campani del Pd è ardua. Rischiano comunque. La segreteria del Pd sta per prorogare il commissariamento di Napoli, con Antonio Misiani, e Caserta, con Susanna Camusso, scelta che manda il governatore su tutte le furie. In questo modo però saranno di fatto i commissari a definire le liste per le prossime elezioni, che Fi propone di anticipare da ottobre alla primavera. Il voto di martedì, anche se Elly non ha minacciato esplicitamente l’espulsione in caso di contravvenzione alla sua decisione, sarebbe una pietra al collo per la ricandidatura. Ma se la spuntasse De Luca, un “tradimento” nel voto sulla legge regionale non sarebbe certo perdonato.
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Probabilmente gli 8 si divideranno. C’è chi si batte contro De Luca da mesi, come Carmela Fiola, e chi è vicinissimo, anzi addirittura fratello del sindaco di Napoli come Massimiliano Manfredi e si sa che sindaco e governatore sono quasi ai ferri corti. Ma per gli altri voti la scelta rimane incerta e chi conosce bene il quadro di Napoli è pronto a scommettere che De Luca abbia già i numeri per approvare la sua legge, grazie ad accordi sotto banco con il centrodestra. Possibile ma certo non si direbbe stando al comunicato dei capigruppo di Fi Gasparri e Barelli, che accusano De Luca di essere “come Maduro”, definiscono la legge un espediente “da azzeccagarbugli” e “solo un inganno per conservare se stesso”.
Che la legge in questione sia roba da azzaccagarbugli è innegabile. La legge dovrebbe recepire la norma nazionale del 2004 e così far ripartire da zero il conto dei mandati di De Luca, che in questo modo ne avrebbe a disposizione addirittura altri due. È una via traversa per aggirare la legge però è già stato fatto, proprio per Zaia: potrebbe riuscire. Solo che qui il gioco di prestigio è doppio perché De Luca vuole recepire una norma che la Campania ha già recepito nel 2009, appellandosi alle modifiche introdotte qualche mese fa dal governo, anche se riguardano i sindaci e non i presidenti di regione. Il governo avrebbe dunque tutte le ragioni e tutti gli argomenti per impugnare la legge, se martedì sarà approvata. Dai toni ultimativi dei capigruppo azzurri si direbbe che la destra sia pronta a farlo. In realtà non è affatto detto perché eliminare De Luca dalla corsa significherebbe regalare al centrosinistra, che probabilmente candiderà il 5S Sergio Costa, la conferma in Campania.
Solo che pochi si illudono che la partita finirà qui anche se De Luca sarà sconfitto martedì. La premier in Campania ha scelto di correre un rischio molto grosso, in parte trainata dai pasdaran campani nel suo gruppo dirigente. Non solo non si è piegata al ricatto di De Luca ma non ha neppure tentato di intavolare una trattativa con l’obiettivo di individuare una candidatura condivisa anche dal governatore. Al contrario i campani, tra cui Sandro Ruotolo che il governatore ha preso a insulti in tv finendo rimbeccato direttamente dalla segretaria, ma in realtà la stessa Elly, hanno impostato l’intera partita nell’ottica di una resa dei conti con l’onnipotenza del governatore e dei cacicchi in generale.
Proprio perché farla finita con i cacicchi era stata uno dei principali impegni dopo la conquista a sorpresa della segreteria, per Elly uscire vincente dallo scontro sarebbe un passaggio fondamentale anche oltre la specifica situazione campana. Ma l’azzardo è alto. La Campania è una delle poche regioni europee dove la destra è quasi inesistente, essendo la base sociale e di potere della destra confluita dietro a De Luca. Ritrovarselo contro, direttamente o indirettamente, nelle elezioni del 2025 significherebbe probabilmente perdere una delle Regioni più importanti del Paese.