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Elezioni USA: è l’ora verità tra Kamala Harris e Donald Trump, sondaggio a sorpresa in Iowa

COLLAGE DI FOTO DA LAPRESSE

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È tutto pronto o quasi: ancora un paio di giorni e sarà il momento delle elezioni più importanti nell’anno elettorale più formidabile di sempre. Oltre 70 milioni gli elettori che hanno intanto già espresso il loro voto anticipato per le Presidenziali negli Stati Uniti. Si vota il 5 novembre. Kamala Harris e Donald Trump sono alle battute finali della loro campagna: il mondo intero sta a guardare.

L’ex presidente e tycoon punta sugli ultimi dati sul lavoro, li ha definiti “disastrosi, i peggiori di sempre”. Grande mobilitazione femminile contro Trump e a favore di Harris a Washington. Soprattutto i due candidati si danno da fare negli Stati in bilico, i fantomatici “Swing States”. La vicepresidente in Georgia e North Carolina, Trump in North Carolina ma anche in Virginia, che però non è considerato uno Stato in bilico. Sono sette in tutto: Arizona, Georgia, Michigan, North Carolina, Nevada, Pennsylvania, Wisconsin.

La sorpresa del sondaggio in Iowa

La sorpresa intanto arriva dall’Iowa, considerato un “Safe State”, ovvero non in bilico: la vicepresidente è avanti con il 47%, contro il 44% di Trump, in uno Stato considerato tradizionalmente repubblicano. Il sondaggio è stato realizzato dal Des moines register/mediacom Iowa. In Michigan la vice presidente è al 52% contro il 48% del tycoon, in Wisconsin al 50% contro il 48% e in Pennsylvania al 50% contro il 48%. “Questo voto è una battaglia per la libertà, come la libertà di una donna di poter decidere del suo corpo”, ha detto Harris a Charlotte, in North Carolina, dov’è in vigore uno dei divieti più restrittivi sull’aborto.

Gli appelli contro Trump

Esplicito intanto l’appello del New York Times: “Conoscete già Donald Trump. Non è in grado di governare. Guardatelo, ascoltate chi lo conosce meglio. Ha cercato di sovvertire l’esito di un’elezione e rimane una minaccia per la democrazia”. Oltre 300 economisti, tra i quali i premi Nobel del 2023 Claudia Goldin (Harvard), del 2007 Roger Myerson (Università di Chicago) e del 2001 Joseph Stiglitz (Columbia), hanno firmato una lettera aperta che attacca direttamente le visioni economiche dell’ex Presidente.

Anche dalla Russia l’ex presidente Dmitry Medvedev attacca: “Trump è sbiadito – ha scritto su Telegram – e pronuncia banalità come ‘offrirò un accordo’ e ‘ho un ottimo rapporto con…’, sarà costretto a rispettare tutte le regole del sistema. Non può fermare la guerra. Né in un giorno, né in tre giorni, né in tre mesi. E se ci provasse davvero, potrebbe diventare il nuovo JFK“. Ma il voto è un’altra cosa rispetto a sondaggi e appelli, Trump ha già sovvertito ogni pronostico nel 2016, nel risultato più clamoroso di sempre. Non sarebbe una sorpresa una vittoria in quello che è invece un testa a testa.