Le violazioni del diritto comunitario
Perché ho chiesto alla Commissione europea di sanzionare il nostro Paese
Molte volte ho segnalato alla Commissione europea violazioni del diritto Ue da parte dell’Italia. Contro i governi inadempienti, mai a svantaggio dei cittadini
Politica - di Massimiliano Iervolino
Negli ultimi quindici anni mi è capitato molte volte di scrivere alla Commissione europea per segnalare delle violazioni del diritto comunitario da parte dell’Italia. L’ho fatto sempre contro i governi inadempienti mai a svantaggio dei cittadini, anzi.
Però ogni volta che depositavo una denuncia ho dovuto ascoltare persone che mi sussurravano: così paghiamo tutti. Un convincimento simile a quello espresso dalla premier Giorgia Meloni l’altro giorno sui social: “Pd, M5S e AVS hanno presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo se intende aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’accordo sui flussi migratori con l’Albania. Avete capito bene: alcuni partiti italiani stanno di fatto sollecitando l’Europa a sanzionare la propria Nazione e i propri cittadini, con il solo obiettivo di colpire politicamente questo Governo. Una vergogna che non può passare inosservata”. A questo punto la domanda sorge spontanea: ogni semplice elettore (o parlamentare) che segnala una violazione a Bruxelles è contro il proprio Paese?
La procedura d’infrazione costituisce uno strumento indispensabile per garantire il rispetto e l’effettività del diritto dell’Unione. La decisione relativa al suo avvio è una competenza esclusiva della Commissione, la quale, esercitando un potere discrezionale, può agire su denuncia di privati, sulla base di un’interrogazione parlamentare o di propria iniziativa. Prima che uno Stato membro si veda costretto a pagare delle sanzioni pecuniarie, deve essere condannato per la stessa procedura due volte dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Dalla lettera di messa in mora (primo atto della Commissione europea) all’eventuale doppia condanna passano mediamente otto – nove anni. Nel mentre lo Stato membro fa di tutto per rientrare nella legalità comunitaria. Molte volte ci riesce, solo alcune no. La probabilità che una procedura di infrazione arrivi a sanzione pecuniaria è estremamente bassa. Tanto è vero che le doppie sentenze contro l’Italia si contano sulle dita di una mano nonostante Bruxelles ogni anno contesti al nostro Paese decine e decine di violazioni. La giustizia italiana è lenta, quella europea non è sicuramente veloce.
L’utilizzo delle giurisdizioni sovranazionali per risolvere problemi nazionali è sempre stata l’ossessione positiva di Marco Pannella, tant’è che diversi sono stati gli esposti a sua prima firma depositati presso l’altra Corte la CEDU (Corte europea per i diritti degli uomini), tra i quali ricordiamo: la situazione illegale delle carceri italiane, il rischio Vesuvio e la libertà di informazione.
Ma anche i cittadini hanno fatto scuola, tornando alla Corte di giustizia europea, l’Italia è stata condannata per il cattivo smaltimento dei rifiuti nel Lazio grazie ad un gruppo di abitanti della Valle Galeria, i quali, con lungimiranza e testardaggine, per anni hanno segnalato alla Commissione che Malagrotta violava la direttiva discariche. Bruxelles si convinse ad aprire una procedura di infrazione e l’invaso di Roma arrivò finalmente a fine vita. Quindi ripropongo la domanda: i cittadini che si sono rivolti a Bruxelles vanno considerati come anti italiani? Secondo il ragionamento di Giorgia Meloni sì, secondo il buonsenso assolutamente no.
Seguendo il pensiero della Premier anche il sottoscritto dovrebbe essere tacciato di essere un anti italiano, visto che negli ultimi anni ho segnalato a Bruxelles diverse violazioni del nostro Paese, tra le quali: il metodo illegale di smaltimento dei rifiuti a Bellolampo (discarica di Palermo), la mancata attuazione della direttiva Bolkestein per le ultradecennali concessioni balneari e per quelle degli ambulanti, la cattiva qualità dell’acqua destinata al consumo umano per gli alti valori di arsenico nel Lazio e il cattivo funzionamento dei depuratori di diversi agglomerati italiani.
Quelle denunce sono servite? Assolutamente sì. Su molti dei tempi evidenziati ci sono stati notevoli passi in avanti del nostro Paese proprio grazie a faro acceso da Bruxelles. Potrei portare all’attenzione del lettore diversi esempi – uno è già stato citato: la discarica di Malagrotta – forse quello più emblematico però riguarda le discariche abusive presenti nel nostro Paese.
Diversi lustri fa il Corpo Forestale dello Stato fece un censimento dal quale uscì fuori che nel territorio italiano esistevano circa 5.000 discariche abusive. La Commissione europea venne a conoscenza di questo report e nel 2003 decise di aprire una procedura di infrazione. L’Italia fu condannata la prima volta nel 2005 la seconda volta nel 2013, ma grazie all’intervento dell’Europa oggi quegli invasi sono quasi tutti bonificati. La verità è una, alla Premier da enormemente fastidio che il diritto comunitario prevalga su quello interno. Si innervosisce ogni qual volta Bruxelles la richiama al rispetto dello stato di diritto. Tuttavia è il trattato sul funzionamento dell’Unione europea che consente alla Commissione di avviare azioni formali nei confronti degli Stati membri sospettati di violare il diritto dell’UE, e queste azioni possono anche essere proposte da semplici cittadini o parlamentari europei. Se ne faccia una ragione.