Nessun disagio nell’interpretare il personaggio di Tesorone. Peppe Lanzetta si è esibito in un’interpretazione memorabile nell’ultimo film di Paolo Sorrentino, Parthenope, al cinema dal 24 ottobre e al centro del dibattito di più o meno appassionati come succede in pochi casi con i film. Quello che è certo, oltre al cinema divisivo ed eccitante del regista napoletano Premio Oscar, è che le sale sono piene. È ancora primo al box office, dominatore dell’1 novembre, con tre milioni e mezzo di euro complessivi sfiorati. Otre 640mila euro soltanto nel primo giorno del mese.
Peppe Lanzetta interpreta un personaggio secondario ma eccentrico, un personaggio che a un certo punto incrocia la strada della protagonista, antropologa alle prese con lo studio del miracolo presso la società, e che per larghi tratti le ruba la scena. Tesorone è arcivescovo di Napoli, l’uomo del Santo Protettore, delle ampolle e del miracolo di San Gennaro che si aggira tra le stanze del Duomo con una familiarità grottesca e colloquiale. E neanche a dirlo questa interpretazione, definita “dissacrante”, questo personaggio ha fatto infuriare più di qualcuno.
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Le polemiche per il personaggio di Tesorone in “Parthenope”
“Il film presenta una visione della religione troppo personale e distante dalla sensibilità comune”, ha detto all’AGI Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, componente della Deputazione di San Gennaro, proprietaria della Cappella del Tesoro del Santo, che custodisce la tradizione del culto del patrono della città. “Sorrentino sembra ignorare la profondità spirituale che permea la nostra città, scegliendo un approccio incomprensibile per chi vive questi simboli con devozione”.
Stefania Martuscelli, ricercatrice del Cnr e figlia di un altro componente della Deputazione di San Gennaro, ha invece inviato una lettera aperta ai media, rivolgendosi idealmente alla figura di Partenope. “Il simbolo di San Gennaro viene profanato in un modo che giudico offensivo per i credenti e per chi sente Napoli come parte di sé”. Anche il teologo Nicola Bux parla di “una grave carenza di comprensione della dimensione soprannaturale e della sua influenza sulla realtà” che “sembra sacrificare la dimensione trascendente per cercare di compiacere il pubblico, ma così facendo svuota il film di profondità”.
Le risposte di Peppe Lanzetta alle critiche
Non ha fatto nessuna piega Lanzetta, a questa levata di scudi. “Io sono ateo e non lo dico per snobbismo – ha detto a Ilriformista.it – Credo che la Chiesa dovrebbe preoccuparsi di altro e dovrebbe dare le risposte che da 40 anni non ha dato a Pietro Orlandi, tutto il resto è pornografia, nel senso che alla Chiesa che si sente dileggiata non ci crede più nessuno […] Mi dispiace di questa polemica, perché è sterile. Quello che hanno fatto i cardinali nel tempo lo sappiamo un po’ di silenzio sarebbe più opportuno”.
E ancora: “I Napoletani stravedono per il loro santo ed è giusto che sia così, ma se arriva un regista e ti dissacra quello che agglomera un popolo lo devi accettare. Quando sei davanti ad un’opera d’arte in un museo non chiedi spiegazioni accetti”. Al quotidiano Il Roma l’attore ha raccontato di esser stato violentato da un prete da ragazzino. “Da ragazzino sono stato violentato da un prete. E di questo non ne avevo mai parlato ad alcuno. Nemmeno Sorrentino lo sa. Quindi, non mi sono scandalizzato quando mi ha affidato quella parte. Forse ho reso ciò che da sempre pensavo sin da piccolo: che c’era qualcosa che la Chiesa aveva sempre nascosto. Lo stesso prete poi mi ha sposato e mentre celebrava il rito non potevo credere che quella fosse la stessa persona che mi aveva messo le mani tra le cosce”.
Chi è Tesorone
Tesorone, in principio, viene presentato come un demonio. “È solo un seduttore”, risponde il professore della protagonista. E infine, per inciso, quello di San Gennaro – la liquefazione del sangue nelle ampolle si ripete tre volte all’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è definito dalla Chiesa cattolica come un “fatto prodigioso” e non come un miracolo. Il culto ha superato da tempo i confini di Napoli, grazie soprattutto agli emigranti, ed è stato ufficialmente candidato a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.