“Taxisti del mare” fu la fortunata espressione coniata da Luigi Di Maio (stagione 2018/19, direbbe il catalogo Vestro) per additare con disprezzo le motovedette della Guardia costiera e le navi del soccorso volontario. Plagiata la prima e castigato il secondo, il Viminale ha istituito ora corse a noleggio con l’impiego di Nave Libra, vero “taxi del mare” sottratto alle sue nobili mansioni di custode delle acque e degli operatori del mare, ridotto a traghetto di migranti dal Mediterraneo alle prigioni albanesi.
Il governo ordina. Il governo non può collezionare nuove brutte figure, dopo quella della prima missione (una lunga spedizione ordinata per 16 persone, infine 12) riversata, con tempestosa operazione mediatica, sulle spalle dei giudici di Roma. Mi immagino, ora, l’ansia degli operatori in mare – il tassello più critico dell’operazione Albania – nel recuperare i migranti (in acque SAR tunisine, italiane, magari rincorrendoli nelle nostre acque territoriali); nel procedere a trasbordi coatti (quanto di più pericoloso possa eseguirsi in mare, magari sotto l’effetto delle onde); nel selezionare, infine, le persone in base alla provenienza, al sesso, all’età, allo stato fisico. Contro l’umanità, contro ogni regola marinara e contro il buon senso, perché il governo possa infine esclamare, affacciandosi da qualche tribuna, con la calcolatrice in mano, “abbiamo vinto”.
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