Il toto-nomi
Governo Trump: da Musk a Kennedy Jr, i possibili membri della futura amministrazione americana
Esteri - di Carmine Di Niro
La vittoria, di proporzioni larghissime, è arrivata: ora è il compito è quello di capitalizzare il successo ed evitare una riedizione della prima presidenza, quando i rapporti con i suoi collaboratori e con i membri della sua amministrazione furono a tratti catastrofici, tanto da spingere molti di questi a supportare, quattro anni dopo, la candidatura di Kamala Harris.
Donald Trump è già al lavoro per scegliere le persone che faranno parte della sua futura amministrazione, con la cerimonia di insediamento prevista a Washington DC il prossimo 20 gennaio 2025.
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Il team di transizione di Trump
Come spiegato dal Washington Post, ogni candidato presidente viene aiutato in questo compito da un “team di transizione” che collabora con la Casa Bianca, ancora a guida Democratica col duo Biden-Harris, per una efficace e tranquilla transizione di potere.
Il team di Trump è guidato da due persone, entrambi ricchi finanziatori della sua campagna elettorale: uno è Howard Lutnick, capo della società di servizi finanziari di Wall Street Cantor Fitzgerald, l’altra è Linda McMahon, moglie di Vince McMahon, proprietario della lega di wrestling più famosa al mondo, la WWE.
Chi saranno i “ministri” di Trump
Chi saranno dunque i futuri membri della seconda amministrazione Trump? Alcuni nomi circolano in realtà da mesi. Chi è certo di un ruolo è per esempio Robert Kennedy Jr, nipote del presidente John Fitzgerald Kennedy passato da una carriera da avvocato noto per le sue battaglie ambientaliste a noto propagandista di teorie del complotto e no-vax.
Nonostante il “curriculum”, a Kennedy Jr Trump potrebbe affidare proprio la sanità, un ruolo di supervisione sulla salute pubblica e la sicurezza alimentare: questo perché il membro della più importante e famosa famiglia politica Usa durante la campagna elettorale, condotta prima tra le fila dei Democratici e poi come indipendente, aveva deciso di ritirarsi parzialmente dalla corsa alla Casa Bianca per appoggiare proprio Donald Trump e i Repubblicani.
Altro nome certo nell’amministrazione Trump è quello del suo più grande sponsor, Elon Musk. Il Ceo di Tesla, SpaceX e X (l’ex Twitter), che ha finanziato con oltre 100 milioni di dollari la candidatura del tycoon, sposando del tutto le sue battaglie tanto da creare per lui un PAC (organizzazioni nate per raccogliere fondi a favore) e presenziare più volte ai suoi comizi parlando anche sul palco, avrà un ruolo: è probabile che Musk guiderà una commissione per la revisione delle spese del governo federale, il “Dipartimento dell’Efficienza Governativa”. L’imprenditore di origini sudafricane di “tagli” è esperto: al suo arrivo a Twitter licenziò tre quarti della forza lavoro, mentre nelle fabbriche Tesla è noto il suo impegno per impedire la sindacalizzazione dei lavoratori.
Susie Wiles, una delle due persone che hanno diretto la sua campagna elettorale e ringraziata martedì sera a Palm Beach nel discorso della vittoria di Trump, dovrebbe ottenere il delicato ruolo di capo di gabinetto: nel primo mandato Trump ne cambiò quattro, praticamente uno all’anno.
Il governatore del North Dakota Doug Burgum e l’imprenditore Vivek Ramaswamy, ex rivale nelle primarie repubblicane poi diventato alleato, probabilmente avranno un ruolo nel gabinetto Trump. Alla Difesa invece come Segretario potrebbe arrivare l’ex Mike Pompeo, che ha già rivestito il ruolo dal 2018 al 2021, o il senatore Tom Cotton. Altro ruolo delicatissimo, per i tanti processi ancora in corso che vedono Trump a rischio condanna, è quello di Procuratore Generale, l’equivalente del nostro ministro della Giustizia ma dotato di maggiori poteri: per questo incarico i nomi che circolano sui media Usa sono quelli dei senatori Mike Lee, Eric Schmitt e John Ratcliffe.
Per il Dipartimento di Stato i principali candidati sono il senatore Marco Rubio e Richard Grenell, ex direttore dell’intelligence nazionale, mentre come Segretario di Stato Trump potrebbe puntare tra uno tra John Paulson e Scott Bessent.