La vittoria del tycoon

Perché Musk ha appoggiato Trump: così il miliardario si è preso l’America

C’è il rischio di una secca svolta reazionaria negli Stati Uniti, che può contagiare il mondo? Più che il rischio c’è la certezza. Dobbiamo tornare a usare la parola fascismo? Beh, quello che sta succedendo, e quello che probabilmente succederà nei prossimi mesi, è qualcosa di molto vicino

Editoriali - di Piero Sansonetti

7 Novembre 2024 alle 07:00

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AP Photo/Alex Brandon – Associated Press/LaPresse
AP Photo/Alex Brandon – Associated Press/LaPresse

Donald Trump ha stravinto le elezioni americane. Kamala Harris è stata stella per una sola brevissima stagione. I democratici hanno subito una disfatta. Trump sale alla Casa Bianca per la seconda volta, dopo i quattro anni di sospensione impostigli dalla vittoria di Biden, e avrà il controllo del Senato, probabilmente per tutti e quattro gli anni che ha davanti, e avrà almeno per i prossimi due anni anche il controllo della Camera, e sa che alla Corte suprema esiste una maggioranza conservatrice che guarda a lui con simpatia. Raramente un Presidente era stato così potente. E per di più Trump, che non potrà correre nel 2028 per la presidenza perché in America non è previsto il terzo mandato, potrà governare senza l’assillo di conservare il consenso.

Dietro a Trump c’è Musk. Un imprenditore di nuovo conio. Spregiudicato, privo di scrupoli. Ultramiliardario. Con grandi ambizioni politiche. E con l’idea di conquistare il mondo. Di prenderne il controllo. Dal 20 gennaio, quando Trump assumerà ufficialmente la Presidenza, il potere di Elon Musk sarà enorme. Forse negli Stati Uniti non si era mai verificata una situazione del genere, anche se spesso i miliardari e gli imprenditori erano entrati in politica, basta ricordare il nome di Rockfeller o di Bloomberg. Ma non con tanta potenza e tanta arroganza. E in qui tempi, in Occidente, la politica era molto più potente dell’economia. C’è il rischio di una secca svolta reazionaria negli Stati Uniti, che può contagiare il mondo? Più che il rischio c’è la certezza. Dobbiamo tornare a usare la parola fascismo? Beh, quello che sta succedendo, e quello che probabilmente succederà nei prossimi mesi, è qualcosa di molto vicino al fascismo. Nel senso della convergenza di tendenze superliberiste e reazionarie (contro i poveri, i deboli, gli immigrati) con ipotesi di stretta autoritaria. Quando il capitalismo divorzia dalla libertà il fascismo bussa all’uscio.

L’America ha un sistema politico molto ben congegnato, che difficilmente può degenerare in cadute fasciste. Anche perché il popolo americano molto spesso è in gran parte reazionario, ma raramente accetta la riduzione della libertà. In Europa è diverso. Ed è diverso soprattutto in Italia. Dove la spinta verso ipotesi fasciste la si vede già ben delineata. Nelle scelte politiche repressive e illiberali, denunciate quasi all’unanimità dal mondo dei giuristi. Nelle ipotesi di modifica della Costituzione e delle forme di governo, con una riduzione fortissima del potere del Parlamento. Nella volontà di espropriare la magistratura della sua competenza esclusiva sulla possibilità di limitare o no la libertà delle persone. Nella ferocia xenofoba che alimenta il razzismo.
L’America di Roosevelt e Truman ci portò la liberazione dal fascismo, 80 anni fa. Rischiamo che avvenga l’inverso. Perchè, forse, l’America non è più quella che Langstone Hughes sognava.

7 Novembre 2024

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