L'inchiesta e le omissioni
Strage di Cutro, rinviati a giudizio 6 militari: chi diede gli ordini?
La Procura di Crotone accusa 4 ufficiali della Gdf e 2 della Guardia costiera per i 150 morti. Silenzio invece su chi ordinò già mesi prima di disattendere le leggi che regolano il soccorso quando si stratta di profughi e dar la precedenza all’operazione di polizia
Cronaca - di Angela Nocioni
Naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Queste le accuse con cui il pm Pasquale Festa della Procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro militari della Guardia di finanza e due della Capitaneria di porto per la strage di Cutro dell’alba del 26 febbraio: 150 morti tra i quali tantissimi bambini, decine di corpi mai riemersi.
Le persone accusate sono soltanto i bassi gradi della catena di comando che la sera tra il 25 e il 26 febbraio, con il mare che si stava ingrossando e le condizioni date in peggioramento da tutti i bollettini meteo, decise di non ordinare una operazione di soccorso per quel caicco già avvistato da un aereo di Frontex e segnalato con “forte risposta termica dalla stiva”. Che in quella porzione di mare calabrese, in piena rotta turca, vuol dire solo: stiva probabilmente carica di persone. Rischiano il processo il capo turno della sala operativa della Guardia di finanza di Crotone e del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia, il comandante del Roan di Vibo Valentia, l’ufficiale di comando e controllo tattico del Roan, il comandante del Gruppo aeronavale di Taranto, l’ufficiale di ispezione in servizio al Centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo della Guardia costiera di Roma e l’ufficiale di ispezione della Capitaneria di porto di Reggio Calabria. L’inchiesta è stata fatta dai carabinieri e ha rilevato “inerzie” e “omissioni”.
È stata Frontex, l’agenzia europea che con compiti di polizia sorveglia il mare dal cielo, a confermare che quella notte, nella sua sala di monitoraggio a Varsavia dove tutte le informazioni arrivano dall’aereo per essere valutate, c’erano due funzionari italiani, uno della Guardia di finanza, l’altro della Guardia costiera. E che erano in “contatto costante” con il Centro di coordinamento internazionale di Roma (con sede al Comando aeronavale della Guardia di finanza a Pratica di Mare e dipendente di fatto dal ministero dell’Interno). Era informato anche il Comando delle capitanerie di porto di Roma, quello a cui in teoria – solo in teoria perché la Guardia costiera s’è lasciata scippare la regia degli interventi in mare dal Viminale – spetterebbe di ordinare i soccorsi. Almeno sette ore prima del naufragio era chiarissimo cosa avesse visto Frontex. Era chiarissimo che con alta probabilità quel caicco che navigava verso la tempesta era pieno di esseri umani.
Migranti. Non turisti. Per questo l’evento è stato classificato come operazione di polizia per il contrasto all’immigrazione illegale (law enforcement) e non come operazione di ricerca e soccorso (search and rescue, Sar). Per questo fu la Guardia di finanza ad uscire, e tardi, con mezzi inadeguati e tornò pure indietro spaventata dal mare. Erano le 3,48. Sarebbe dovuta uscire la Guardia costiera con le sue motovedette “ognitempo” in grado di reggere le onde. Ma non mosse un dito. E sappiamo anche perché. Perché una email del 27 giugno del 2022, firmata dall’allora capo della Centrale operativa della Guardia costiera ed indirizzata ai responsabili operativi delle sedi periferiche, aveva già impartito disposizioni sulle misure da adottare in occasione di “eventi connessi al fenomeno migratorio”, in conformità alle “direttive impartite dal livello politico” (il governo era quello di Mario Draghi, al ministero dell’Interno sedeva Luciana Lamorgese). Ossia: un capitano di vascello ha ordinato via email di disattendere le leggi che regolano il soccorso in mare e ha anche descritto nel dettaglio come disattenderle. E i sottoposti hanno obbedito.
Centinaia e centinaia di persone, gli uomini e le donne della un tempo gloriosa Guardia costiera italiana, hanno taciuto. Non uno che abbia denunciato, neanche anonimamente, che con una email è stato ordinato di non soccorrere migranti in difficoltà e di lasciar fare l’operazione di contrasto dell’immigrazione clandestina alla guardia di finanza. Le misure introdotte sono molto più di quelle che il documento definisce “disposizioni tattiche” e dettano la smobilitazione del sistema di soccorso stabilito da leggi e convenzioni internazionali che assegnano alla Guardia costiera il coordinamento degli interventi per il salvataggio della vita umana in mare: il compito, cioè, di valutare ogni notizia di pericolo e di intervenire poi direttamente o con l’ausilio di ogni possibile mezzo.
Il “livello politico” evocato dal documento ha cancellato il ruolo istituzionale della Guardia costiera (che se l’è lasciato cancellare) quando ad essere in difficoltà in mare sono migranti. Sancendo una disuguaglianza tra esseri umani, trattando i naufraghi, se migranti, come sacchi di spazzatura di cui disfarsi. Se di migranti si tratta il coordinamento e gli interventi sono stati messi, con atto illegittimo, nelle mani della Guardia di Finanza. Priva peraltro di competenza istituzionale e di mezzi adeguati ad ogni condizione meteomarina. Con un messaggio informale (“Cari tutti…”) le Capitanerie di porto hanno rinunciato al ruolo assegnato loro dalla legge.
Tutti ricordiamo il tono con cui l’allora comandante della Capitaneria di Crotone, Vittorio Aloi, poco dopo la strage. A chi gli chiedeva perché la Guardia costiera non fosse uscita in soccorso sulla base di una segnalazione di distress, ossia di imbarcazione a rischio naufragio, rispose: “Non mi risulta si trattasse di una segnalazione di distress, sapete che le operazioni le conduce la Guardia di finanza finché non diventano comunicazione di operazione di salvataggio. Quel giorno c’era mare forza 4 e le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza otto”. Il personale operativo di turno quel giorno rischia il processo. Chi ha ordinato di trattare come operazione di polizia le barche in difficoltà in mare se hanno a bordo migranti invece no.