Il cancelliere silura il ministo
Cosa sta accadendo in Germania, perché c’è la crisi di governo: la mossa disperata di Scholz
Lo stato tedesco sta inciampando un passo dietro l’altro: dopo la Merkel ha capito di aver perso vent’anni mentre il mondo cambiava
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Germania, radiografia di una crisi politica entrata nella fase più acuta. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deciso di nominare Joerg Kukies, il suo ex consigliere economico, all’incarico di ministro delle Finanze, al posto del liberale Christian Lindner, sollevato dal suo incarico mercoledì sera dallo stesso Scholz dopo mesi di pesanti scontri interni alla coalizione “semaforo” tedesca (composta da socialisti, verdi e liberali). La mossa ha aperto una crisi di governo a Berlino, che porterà il Paese a celebrare elezioni anticipate la prossima primavera. La scadenza naturale dell’esecutivo era invece fissata alla fine del 2025.
All’indomani del licenziamento, l’ex ministro e leader del partito liberale (Fdp) ha lanciato una dura stoccata al cancelliere, in una conferenza stampa: «La responsabilità politica dello Stato comprende anche lo stile in pubblico per non danneggiare la democrazia». Così ha parlato Lindner, confermando la posizione del suo schieramento: «Nuove elezioni in tempi rapidi». La coalizione «è rimasta bloccata per molto tempo» – accusa Lindner – «e Scholz non è stato all’altezza della crisi economica tedesca». I ministri del liberale Fdp (il partito “giallo” della coalizione “semaforo”), hanno deciso di lasciare il governo. Tranne uno, Volker Wissing, che ha annunciato proprio in queste ore che resterà nella squadra di governo e lascerà il suo partito. «Voglio restare fedele a me stesso», ha dichiarato.
Il cancelliere socialdemocatico mercoledì ha annunciato che chiederà un voto di fiducia per verificare la tenuta del suo esecutivo il 15 gennaio 2025. Il gruppo parlamentare dei cristiano-democratici della Cdu/Csu, all’opposizione, però ha già comunicato che intende chiedere al cancelliere di porre la questione di fiducia al Bundestag già la prossima settimana, accelerando quindi un’inedita crisi di governo in Germania. Ieri pomeriggio è andato in scena un faccia a faccia di mezz’ora a Berlino tra il cancelliere Olaf Scholz e il leader dell’opposizione della Cdu, Friedrich Merz, all’indomani dell’apertura della crisi di governo. Al centro del colloquio, secondo quanto riportano i media tedeschi, i tempi del voto di fiducia, con la pressione dell’intera Unione cristiano-democratica affinché il cancelliere si sottoponga all’iter già la prossima settimana senza attendere, come annunciato nella serata di mercoledì, la metà di gennaio.
Merz ha richiesto un incontro urgente anche con il presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier, nella sua residenza di Bellevue. «Non possiamo permetterci di avere un governo senza maggioranza in Germania per diversi mesi e poi condurre una campagna elettorale ed eventualmente diverse settimane di negoziati per la nuova coalizione per molti altri mesi», ha detto in mattinata il leader della Cdu. Gli allarmi sono aumentati nel corso della giornata. Il vicecancelliere verde e ministro dell’Economia Robert Habeck ha invitato gli alleati alla ragione, sottolineando che con il ritorno di Trump al potere «il governo deve essere pienamente in grado di agire». «Questo è il momento peggiore per il fallimento del governo», ha detto. La posta in gioco è alta, tanto che il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha parlato separatamente con Olaf Scholz e con il leader dell’opposizione conservatrice Friedrich Merz, scrive il quotidiano Bild. La vittoria di Donald Trump potrebbe costringere la coalizione a serrare i ranghi.
A sinistra (radicale) il nuovo partito di Sara Wagenknecht (Bsw) si affretta a ultimare le procedure burocratiche per candidarsi in tutti i distretti, il gruppo parlamentare dell’estrema destra dell’Alternative für Deutschland (AfD) si unisce all’appello dei conservatori e chiede un voto di fiducia la prossima settimana. “Chiederlo solo a metà gennaio sarebbe irresponsabile”, ha affermato la leader del partito Alice Weidel. La grande favorita per vincere le prossime elezioni è la Cdu cristiano-democratica, che si attesta tra il 32 e il 34%. La Spd è molto sotto, al 16%. Malissimo i liberali (4%) e male i verdi (9%). Secondo partito è l’estrema destra AfD, con la quale nessuno in Germania si allea; nel Parlamento dovrebbe poi entrare anche il partito populista di sinistra Bundnis Sahra Wagenknecht (8%).
«Quello di Scholz è un gesto di disperazione politica – dice a l’Unità Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista, già direttore dell’Istituto di cultura italiana a Berlino – di un partito, la Spd, che non sa cosa fare in un mondo che non è più quello che si rappresenta, in un Paese, la Germania, che si sta risvegliando dopo la narcosi della Merkel, e ha capito di aver perso vent’anni mentre il mondo cambiava. A questo punto – rimarca il professor Bolaffi – è che la nazione più forte d’Europa non sa più dove andare. Si muove come un ubriaco. E non c’è più classe politica. Perché l’alternativa non esiste. Perché il capo della Cdu, Merz, ha settant’anni e non ha diretto niente, non ha carisma. Quello di Scholz è un atto di disperazione politica – insiste Bolaffi – che però rinvia ad una crisi verticale dell’egemonia tedesca».
Un discorso che dalla Germania si sposta all’Europa: «Mala tempora currunt, verrebbe da dire – spiega Bolaffi. – La Germania pagherà per prima lo scontro con l’America di Trump sui dazi, essendo il modello tedesco tutto basato sull’idea di un mondo multilaterale e aperto. Ma se questo mondo non funziona più, sono guai, per tutti». E qui si va parare al Belpaese. Osserva Bolaffi: «Se c’è qualcuno in Italia che, per dirla con i tedeschi, è posseduto dalla schadenfreude, la gioia maligna, deve stare molto attento. Perché se va male ai tedeschi, va male al quadrato all’Italia».