Sul commissario Raffaele Fitto non ci sono problemi, non per i socialisti almeno e bastano a garantirne il “gradimento” anche con il voto contrario dei Verdi e del M5s. Sul vicepresidente Raffaele Fitto di problemi invece ce ne sono a valanghe, e tali da mettere a rischio la stessa approvazione della seconda commissione von der Leyen. Senza il voto del gruppo Socialisti e Democratici la presidente riconfermata e la commissione che ha formato non hanno maggioranza nell’europarlamento. Se la vicepresidenza esecutiva affidata al commissario italiano sarà confermata i socialisti sono però orientati proprio a negare la fiducia.
Ieri mattina si è svolta la molto attesa audizione del commissario indicato dal governo italiano. Era né più né meno che un esame sul suo europeismo e l’ex ministro, come ampiamente previsto e come confermato dagli stessi europarlamentari del Pd, se la è cavata bene. Sulla colpa di aver votato, allora nelle vesti di europarlamentare contro il Next Generation Eu, il Pnrr, ha fatto ammenda: “Oggi voterei a favore”. Sul capitolo scivoloso delle politiche dell’immigrazione se l’è giocata alla democristiana: “Sono d’accordo con le posizioni del commissario all’Immigrazione Brunner”. Ha contentato i Verdi, giurando di condividere, sì, gli obiettivi del Green Deal, però “senza rigidità”. I Verdi l’hanno presa come un siluro contro il Green Deal ma sul loro voto contrario non c’erano comunque dubbi.
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Fitto incasserà il voto dei Sovranisti, il gruppo di cui fa parte la AfD tedesca, e probabilmente anche quello dei Patrioti di Orban. I socialisti non hanno ancora deciso ma sono orientati al semaforo verde, quando si arriverà davvero al momento del voto, slittato a data da destinarsi per dar tempo alla presidente di mediare e salvare la sua commissione ma, secondo il capogruppo FdI a Strasburgo Fidanza, anche perché si sarebbero creati problemi sul nome della commissaria al Green Deal e alla Concorrenza Teresa Ribeira, socialista spagnola in seguito alla gestione dell’alluvione a Valencia.
A spingere verso il sì i socialisti saranno diverse considerazioni: l‘audizione non è stata tale da meritare una bocciatura per manifesto antieuropeismo, la rappresaglia dei Popolari sarebbe certamente l’affossamento di Ribeira, la principale commissaria socialista con ruolo ben più importante di quello di Fitto, il Pd, principale delegazione del gruppo SeD, pur assicurando che voterà in modo conforme alla decisione comune spinge per il sì per non trovarsi esposto all’accusa di privilegiare l’interesse di partito rispetto a quello del Paese. Non che tutti siano d’accordo però. Andrea Orlando, ad esempio, è tassativo: “Un voto per Fitto comprometterebbe il profilo europeista del Pd”. Nonostante le tensioni sia nella delegazione italiana che nell’intero gruppo, però, Fitto dovrebbe alla fine ottenere il semaforo verde.
Sul versante vicepresidenza però le cose stanno messe all’opposto. Nardella lo dice chiaramente: “Voto sulle audizioni e sulla commissione sono due cose separate. Quello sulla Commissione è un voto sull’assetto politico della Commissione e SeD ha già fatto presenti forti perplessità sull’attribuzione di una vicepresidenza esecutiva a Ecr, che non ha votato von der Leyen lo scorso luglio”. Brando Benifei, anche lui eurodeputato Pd, è più drastico e più esplicito: “Fitto ha fatto un’audizione discreta ma non può fare il vicepresidente perché lo farebbe in rappresentanza di una famiglia ultranazionalista e contraria allo Stato di diritto. Von der Leyen faccia un passo indietro e preservi la maggioranza che la ha sostenuta”.
Il punto è che nelle norme europee non è previsto alcun voto sulle vicepresidenze, che vengono nominate dalla presidente. Senza un ripensamento di von der Leyen, dunque, l’unica via per affondare la vicepresidenza Fitto è votare contro l’intera commissione, riportando la situazione al punto di partenza. La minaccia dei socialisti è proprio questa e si tratta di una carta davvero estrema perché l’Unione si troverebbe a dover affrontare lo tsunami Trump con i due Paesi principali privi di un governo forte e Bruxelles nella tempesta. Ma lo scontro tra Socialisti e Popolari va precisamente in quella direzione. Se la presidente e il Ppe non cederanno il rischio di tracollo diventerà altissimo.