Alla Cop29

Meloni punta alla “fusione nucleare” contro il cambiamento climatico: un piano fuori tempo massimo

Ambiente - di Carmine Di Niro

13 Novembre 2024 alle 12:58

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Meloni punta alla “fusione nucleare” contro il cambiamento climatico: un piano fuori tempo massimo

Per Giorgia Meloni una delle soluzioni per contrastare il cambiamento climatico è una tecnologia che, per i più ottimisti, sarà disponibile su larga scala non prima del 2050. È l’incredibile discorso tenuto mercoledì 13 novembre dalla presidente del Consiglio alla Cop29 di Baku in Azerbaigian, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite.

Nel suo discorso tenuto nel corso della sessione plenaria, Meloni ha insistito particolarmente sulla “fusione nucleare”. La premier ha rivendicato che il nostro Paese “è in prima linea sulla fusione nucleare. Nell’ambito della nostra presidenza del G7 abbiamo organizzato il primo meeting del gruppo sulla fusione nucleare sponsorizzato dall’AIEA (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica). Vogliamo rilanciare questa tecnologia che potrebbe davvero fare la differenza perché può far sì che l’energia diventi da un’arma geopolitica una risorsa accessibile”.

Il discorso di Meloni alla Cop29

Sul cambiamento climatico Meloni ha ribadito la posizione della destra conservatrice, in Italia come in Europa, ovvero che “occorre proteggere l’ambiente” ma “con un approccio che sia non ideologico ma pragmatico o saremo lontani dalla via del successo”. “Raggiungere un valido compromesso – ha sottolineato la premier – richiede la condivisione delle responsabilità, il superamento delle divisioni tra le nazioni sviluppate e le economie emergenti e in via di sviluppo. L’Italia intende continuare a fare la propria parte. Stiamo già assegnando all’Africa gran parte del budget di oltre quattro miliardi di euro del nostro Fondo per il clima, e continueremo a sostenere iniziative come il Fondo verde per il clima e il Fondo per le perdite e i danni, nonché a continuare promuovere il coinvolgimento delle Banche Multilaterali di Sviluppo”.

Per Meloni è “prioritario” che “la decarbonizzazione tenga conto della sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociali. Dobbiamo proteggere la natura avendo al centro l’uomo. Un approccio troppo ideologico e poco pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori dalla strada del successo. La neutralità tecnologica è l’approccio giusto, poiché attualmente non esiste un’unica alternativa alla fornitura di combustibili fossili. Dobbiamo avere una prospettiva globale realistica. La popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il Pil globale raddoppierà nel prossimo decennio. Ciò aumenterà il consumo di energia, considerando anche la crescente domanda di sviluppo dell’intelligenza artificiale. Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per favorire il processo di transizione. Dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie disponibili. Non solo rinnovabili, ma anche gas, biocarburanti, idrogeno, cattura della CO2 e, in futuro, la fusione nucleare che potrebbe produrre energia pulita, sicura e senza limiti”.

I limiti della fusione nucleare

Puntare sulla fusione nucleare però è un problema non di poco conto. Parliamo di una tecnologia non ancora utilizzata commercialmente: al momento Eni sta partecipando a un progetto di studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston che prevede la realizzazione di un primo impianto in grado di immettere energia elettrica in rete “entro i primi anni Trenta”, ma per una diffusione concreta gli esperti internazionale di energia ammettono che una diffusione su larga scala non potrà avvenire prima del 20250, forse il 2060.

Tempistiche non mal di sposano con l’emergenza climatica in corso: la sopravvivenza del pianeta dipende infatti da quanto i Paesi industrializzati (e non) riusciranno a diminuire le emissioni di gas serra nel prossimo decennio, non nel 2050. Insomma la fusione nucleare non può al momento essere considerata una tecnologia che consentirà di rispettare quanto scritto negli Accordi di Parigi del 2015, dove si fissò l’obiettivo di mantenere l’aumento di temperatura rispetto ai livelli pre-industriali inferiore a 1,5 °C.

Questione ricordata alla premier anche da un esponente politico italiano di certo non contrario al nucleare, ovvero Carlo Calenda. Il leader di Azione ha commentato così le parole di Meloni dalla Cop29: “È inutile che la premier Meloni parli di fusione, una cosa per la quale ci vorranno anni”.

13 Novembre 2024

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