Superfalchi e fedelissimi
Amministrazione Trump: da Marco Rubio a Kristi Noem chi sono i nuovi mostri di Donald
Dagli ideatori del Muslim ban e dei bambini migranti separati dai genitori all’ex poliziotto che vuole deportare 11 milioni di immigrati. Questi sono - solo alcuni - dei personaggi che Trump ha nominato nel suo entourage di governo
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Definirlo un governo di falchi, è peccare di ottimismo. Sul piano interno come sulla politica estera, la squadra governativa in divenire della seconda presidenza Trump è ancora più “muscolare” della prima. Super falchi e fedelissimi: un mix esplosivo. Oltre Elon Musk (il mega miliardario, fustigatore dell’Europa e dei giudici italiani) è stato nominato, assieme a Vivek Ramaswamy, alla guida del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa (department of Government Efficiency).
Super falchi doc per mantenere le promesse fatte da Trump all’America che l’ha votato, di un governo con il pugno di ferro contro migranti, avversari e il “deep state”, cioè le migliaia di dipendenti federali considerati un ostacolo alla sua agenda politica. Questo sul fronte interno. Su quello internazionale, via libera agli ultras filoisraeliani, ai censori dell’Europa e ai propugnatori della guerra, per ora commerciale, con la Cina. Primo dossier affrontato dal neo eletto Presidente, è stato quello dell’immigrazione, argomento principe della campagna elettorale tutta incentrata, anche con toni razzisti e xenofobi, alla promessa di iniziare dal primo giorno a deportare milioni di migranti senza documento.
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Dossier che è stato affidato a Tom Homan, capo dell’Ice nei primi anni della prima amministrazione Trump, che divenne il volto delle sue misure più criticate, dal Muslim ban ai bambini migranti separati dai genitori e chiusi nelle gabbie, in qualità di “zar dei confini”, e a Stephen Miller, che di quelle misure fu il discusso architetto. Il 39enne ex speechwriter infatti sarà il vice capo dello staff, al fianco di Susie Wiles, la “ice baby”, la ragazza di ghiaccio, come l’ha chiamata Trump nel discorso della vittoria ringraziandola per aver guidato la sua campagna alla vittoria, e che ora sarà la prima donna capo dello staff, una sorta di Primo ministro, alla Casa Bianca. Entrambi coinvolti nella stesura del Project 2025, un programma di governo di estrema destra pubblicato dalla Heritage foundation, Homan e Miller nei mesi scorsi hanno più volte preso posizioni per una politica di tolleranza zero verso i migranti.
Intervistato dal Washington Post dopo la nomina, il sessantaduenne, un ex poliziotto che poi ha fatto tutta la carriera all’interno dell’Ice – la temuta polizia anti-migranti -, ha affermato: «Non sto parlando di arrestare un milione di persone in una settimana, inizieremo dai peggiori», riferendosi all’idea di iniziare con la deportazione dei migranti con precedenti penali. Ma poi ha ribadito che chiunque degli 11 milioni di migranti senza precedenti abbia un ordine di rimpatrio sarà deportato: «Se questi ordini non vengono applicati, allora noi che diavolo facciamo, la legge non prevede che si debba commettere un crimine per essere deportato». Ora Miller torna alla Casa Bianca ancora più agguerrito, con l’idea di utilizzare aerei militari e truppe della Guardia nazionale, anche inviando quelle degli stati repubblicani in stati democratici, per assistere l’Ice nell’immensa operazione di deportazione di milioni di migranti che potranno essere rinchiusi in quelli che non ha esitato a definire “campi di detenzione”.
Accanto ai due falchi anti-immigrati, Trump ha nominato un’altra fedelissima alla guida del dipartimento di Sicurezza Interna, da cui dipende anche la gestione del dossier immigrazione, Kristi Noem. La governatrice del South Dakota ama così tanto proiettare un’immagine da “dura” di se stessa che non ha esitato nella biografia a raccontare di aver ucciso il suo cucciolo perché irrequieto, provocando un’ondata di critiche che le sarebbero costate la possibilità di diventare la vice di Trump. Ma non le ha fatto perdere la stima e la fiducia del tycoon che ora le affida il mega dipartimento, con un budget di 60 miliardi e centinaia di migliaia di dipendenti. Ma a batterli tutti, quanto a “falcaggine”, è di gran lunga il veterano, Pete Hegseth, 44 anni, nominato segretario alla Difesa, che conduce un talk show su Fox News e viene considerato dal deep state militare Usa “il candidato meno qualificato per la carica di segretario alla Difesa nella storia”.
Qualcuna delle sue perle? Hegseth sostiene la necessità di “purgare” i generali “woke”, compreso il capo di Stato maggiore, Charles Brown. Non vi basta? Profondamente anti-europeo (“Paesi antiquati e senza armi”, ha tatuato una croce di Gerusalemme sul petto e la frase “Deus vult” – “Dio lo vuole”) sul bicipite. Entrambi i simboli sono stati adottati negli ultimi anni dai gruppi nazionalisti e alt right americani. Senza tatuaggi, ma con la stessa fermezza messianica pro-Israele, è il cristiano evangelico Mike Huckabee, nominato da Trump prossimo ambasciatore nello Stato ebraico. Ex governatore dell’Arkansas, Huckabee una volta ebbe a sostenere pubblicamente che «non esisteva un palestinese». «Mike è stato un grande servitore pubblico, un governatore e un leader nella fede per molti anni. Ama Israele e il popolo di Israele e, allo stesso modo, il popolo di Israele ama lui. Mike lavorerà instancabilmente per portare la pace in Medio Oriente», ha dichiarato Trump nell’annunciarne la nomina.
In un’intervista alla Israeli Army Radio, a Huckabee è stato chiesto se l’amministrazione Trump avrebbe sostenuto l’annessione in Cisgiordania, nota in Israele come “applicazione della sovranità”. «Beh, certo», ha risposto Huckabee. «Penso che Israele abbia il titolo di proprietà sulla Giudea e la Samaria», ha poi aggiunto Huckabee, usando i termini biblici per la Cisgiordania. «Ci sono alcune parole che mi rifiuto di usare. Non esiste una Cisgiordania. Sono Giudea e Samaria. Non esiste un insediamento. Sono comunità, sono quartieri, sono città. Non esiste un’occupazione». La destra israeliana esulta. Meglio di così non le poteva andare.