Smargiassate molte. Poi, però, Elon Musk pur di non perdere quattrini fa marcia indietro. In gran segreto e a testa china. Così è accaduto in Brasile dove il mese scorso, messo alle strette dalla Corte suprema, ha ceduto nel braccio di ferro con lo Stato e ha accettato di pagare subito i 4,76 milioni di euro di sanzioni imposte a X – l’ex Twitter, l’azienda di cui Musk è proprietario – dal giudice dell’Alta Corte Alexandre de Moraes che il 30 agosto, preventivamente, aveva oscurato il social network di Musk in tutto il Brasile facendogli perdere in un secondo 22 milioni di utenti. Il social è rimasto oscurato fino a pagamento avvenuto ed è tornato attivo l’8 ottobre.
Dopo la sospensione di X, il giudice Moraes aveva prima disposto una multa ulteriore se l’impresa avesse insistito nel raggirare il divieto a rendere identificabile il responsabile legale di un’azienda digitale mediante l’uso di un Virtual private network che occulta il luogo di residenza dell’utente e poi aveva ordinato il blocco dei conti bancari di Starlink, il servizio internet satellitare di Musk.
Dopo la retromarcia dell’imprenditore, è stato ordinato alla Banca centrale brasiliana lo scongelamento dei conti di Starlink per consentire il versamento. Risolta la questione bancaria, rimane però lo scontro su tutto il resto. La piattaforma di Musk è considerata dall’Alta corte di Brasilia responsabile di alimentare l’incitamento all’odio con la diffusione di notizie false, di aver avuto un ruolo attivo nell’organizzazione dell’assalto al Parlamento e alla Corte suprema due anni fa da parte dei sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro durante il tentato colpo di stato organizzato copiando l’assalto al Campidoglio a Washington dei trumpisti il 6 gennaio 2021, e di calpestare norme previste dalla legge brasiliana tra cui quella che impone a ciascuna azienda la nomina di un rappresentante legale.
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Dopo settimane di muro contro muro, Musk ha innanzitutto provveduto a far nominare un responsabile legale di X in Brasile. L’ha fatto con grande discrezione. Senza rendere pubblica la notizia, che è uscita comunque. Via via, giorno dopo giorno, sono andati scomparendo dalla piattaforma del social network alcuni dei profili che fanno da amplificatori a messaggi di feroce propaganda xenofoba. E’ durato, alla fine, meno di un mese il tentativo dell’imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese di mantenere alto lo scontro con il Tribunale supremo e di recitare la parte del magnate recalcitrante che non si piega agli ordini dei giudici di un paese che non è il suo. Stuoli di consulenti legali, conti alla mano, gli hanno valutato i costi al minuto delle sue sparate contro il rispetto delle norme di uno Stato in chi guadagna miliardi. Così Musk ha prima intiepidito la retorica incendiaria e poi ha ceduto alla convenienza economica di non perdere un mercato gigantesco.
Si è comunque scagliato contro Alexandre de Moraes accusandolo di voler mettere a tacere il social network e di essere “un dittatore e un impostore”. La sua posizione è: sospendere X è negare la libertà di espressione. Dopo aver tuonato contro l’oscuramento del social, dopo aver proclamato a destra e a manca che mai e poi mai avrebbe fatto quel che il Tribunale supremo gli chiedeva di fare, Musk ha silenziosamente dato disposizioni alla sua azienda di adeguarsi a quanto disposto dal giudice Moraes. Lo scontro con Musk è quotidianamente su tutti i tg della sera in Brasile ed è raccontato con l’enfasi della telenovela politica. Determinante in ciò è stata la esplicita presa di posizione contro Musk dal presidente della Repubblica, Luis Inácio Lula da Silva, Lula, fondatore del Partito dei lavoratori, che aveva commentato le proteste contro l’oscuramento di X con la frase: “La magistratura brasiliana ha probabilmente inviato un importante segnale al mondo che non è obbligato a tollerare l’ideologia di ultra destra per la semplice ragione che lui è ricco”.
Ma un grande ruolo lo gioca anche il fatto, sottovalutato da team di comunicazione di Musk, che in Brasile i giudici del Tribunale supremo sono personaggi estremamente popolari: sono soltanto 11, hanno un enorme potere e il grande pubblico ha imparato a conoscerli uno per uno durante le vicissitudini politiche della Tangentopoli brasiliana, una gigantesca inchiesta giudiziaria che negli ultimi quindici anni ha terremotato la politica e il sistema imprenditoriale del Paese arrivando più volte a sfiorare Lula fino a travolgerlo nel bel mezzo della campagna elettorale del 2018 da cui fu estromesso alla vigilia del primo turno di elezioni poi vinte dall’estremista di destra Jair Bolsonaro, i cui messaggi vengono costantemente amplificati dalla rete di proprietà di Elon Musk come avviene con quelli di Donald Trump.
Le facce degli 11 magistrati del Tribunale supremo sono familiari al grande pubblico e le loro requisitorie, trasmesse in tv, fanno parte dell’informazione politica in Brasile. Il fatto che Elon Musk abbia personalizzato lo scontro presentandolo come un braccio di ferro tra lui e il giudice Alexandre Moraes – il magistrato più noto del paese, amato e odiato da due grandi tifoserie avverse – ha reso la vicenda una notizia incredibilmente popolare. L’argomento che al momento più appassiona il dibattito in Brasile è quanto X sia o non sia responsabile della diffusione di notizie false con cui viene avvelenato l’utente medio del social network. Il giudice Moraes ha indicato numerosi post dalla piattaforma X che nel 2022, prima e durante l’assalto al parlamento e alla Corte suprema fatto dai bolsonaristi, propagandavano la necessità di reagire con violenza alla sconfitta dell’ex presidente Jair Bolsonaro alle presidenziali.
Ma Musk rifiuta l’accusa di aver avuto un ruolo nell’aver sostenuto e contribuito ad organizzare quel tentato colpo di mano sostenendo che X ha già un meccanismo per eliminare post “potenzialmente fuorvianti”. Poi ha attaccato personalmente il giudice Moraes accennando a una lista di “crimini” dal giudice compiuti senza però spiegare a cosa si riferisse. Il Center for Countering Digital Hate (Ccdh), una onlus britannica che monitora la violenza verbale e l’incitamento all’odio nel mondo digitale, ha analizzato i post di X del 2024. Sostiene che abbia propagato con grande potenza di diffusione almeno 50 false notizie soltamto tra gennaio e luglio di quest’anno e che quei post siano stati letti da un miliardo di persone. Prima che l’8 ottobre la Corte riattivasse X in tutto il paese, gli utenti brasiliani orfani della piattaforma digitale hanno cercato spazi alternativi con cui sostituirlo.
Bluesky, creato tra gli altri dal fondatore di Twitter Jack Dorsey, li ha accolti a braccia aperte. Quel social rivale sta continuando a capitalizzare un esodo virtuale di massa. Nel mese di inaccessibilità di X in Brasile ha guadagnato più di tre milioni di utenti, l’ultima settimana di settembre ha raggiunto i 10 milioni. Una nuova lingua ha scalato la classifica di quelle più usate per comunicare nella piattaforma: il portoghese. Da qui l’allarme di X e la decisione di Elon Musk di aggiustare il tiro.