Quando si evoca un giornalismo indipendente, che non fa sconti al potere politico, un giornalismo dalla schiena dritta, e si guarda a Israele, il punto di riferimento è Haaretz. Lo conferma anche l’editoriale che racconta la vera vergogna dello Stato ebraico. Che alberga a Tel Aviv, non all’Aia.
Annota Haaretz: “I mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del Primo ministro Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant collocano Israele a un nadir morale senza precedenti, in quanto paese i cui leader sono accusati di gravi crimini contro l’umanità e crimini di guerra contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Il procuratore della CPI, Karim Khan, accusa Netanyahu e Gallant di essere responsabili di aver affamato i milioni di palestinesi imprigionati a Gaza come rifugiati dopo essere stati espulsi dalle loro case distrutte e di aver negato loro gli aiuti umanitari, l’elettricità, la benzina, il cibo, l’acqua e, soprattutto, le medicine e gli anestetici. Entrambi sono inoltre accusati di essere responsabili di attacchi deliberati contro i civili, dell’uccisione di bambini morti di fame e disidratazione e di altri atti disumani”.
La difesa legale si accompagna alle grida di antisemitismo, di connivenza con i terroristi stupratori di Hamas. Il risultato? “La battaglia diplomatica e legale di Israele per impedire i mandati di arresto, iniziata non appena il procuratore ne ha richiesto l’emissione, è fallita – osserva Haaretz – Khan non è stato scoraggiato nemmeno dalle accuse di molestie sessuali nei suoi confronti. Il sistema legale israeliano, sia militare che civile, non ha fatto nulla per indagare su questi gravi sospetti, mentre il governo si è astenuto dall’istituire una commissione d’inchiesta statale che avrebbe potuto indagare sulle accuse del procuratore. Un’indagine di questo tipo è politicamente impraticabile in Israele. Ma anche se fosse stata condotta, avrebbe al massimo fornito una difesa procedurale. Dopo tutto, Israele continua a operare a Gaza utilizzando gli stessi metodi descritti nei mandati di arresto e non ha fatto altro che approfondire la sua presa sul territorio e la pulizia etnica dei residenti palestinesi di Gaza”.
Così stanno le cose. A queste accuse, rimarca il giornale progressista israeliano, “Netanyahu, come prevedibile, ha risposto accusando il tribunale di antisemitismo e presentandosi come un moderno Dreyfus, proprio come ha fatto durante il suo processo penale in Israele. Come al solito, i leader dell’opposizione si sono allineati al governo, così come l’amministrazione americana uscente e quella entrante. Netanyahu spera che il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump lo salvi da questo guaio con l’aiuto di sanzioni contro la CPI, i suoi giudici e i suoi procuratori. Nel frattempo, Netanyahu, come Gallant, dovrà stare lontano dai paesi che onoreranno i mandati di arresto, come Francia e Irlanda”.
E qui arriva il punto dolente, che chiama in causa la classe dirigente israeliana e l’opinione pubblica. “Ma il problema di Israele, e di tutti gli israeliani, non è che il Primo ministro e il suo rivale estromesso possano viaggiare liberamente. Si tratta piuttosto delle orribili azioni del suo governo e del suo esercito, come descritto da questa istituzione legale internazionale. Si tratta di azioni a cui la maggior parte dell’opinione pubblica israeliana è indifferente e dura. Al massimo, gli israeliani danno la colpa ad Hamas, che ha perpetrato il massacro nel sud di Israele il 7 ottobre 2023 e ha rifiutato di arrendersi, anche di fronte alle uccisioni di massa, all’espulsione e alla distruzione che Israele ha perpetrato a Gaza. Il fatto che Hamas abbia commesso crimini di guerra orribili contro gli israeliani e si rifiuti di arrendersi e di rilasciare gli ostaggi non giustifica le uccisioni di massa, le espulsioni e la distruzione che Israele ha inflitto alla Striscia di Gaza”.
La conclusione è una dolorosa presa d’atto: “Si sarebbe potuto sperare che l’annuncio della Corte penale internazionale sollevasse in Israele domande precise sulla moralità della guerra in corso a Gaza. Purtroppo, sia il governo che l’opinione pubblica, con il sostegno della maggior parte dei media, si rifiutano di ascoltare. Al contrario, sperano che Trump permetta a Israele di continuare, se non di intensificare, le azioni che la Corte Penale Internazionale definisce crimini contro l’umanità”. La risposta di chi governa Israele? Licenza di uccidere per i coloni. La decisione del ministro della Difesa israeliano Israel Katz di bloccare l’uso della detenzione amministrativa nei confronti dei coloni significa dare “’licenza di uccidere” ai giovani radicali degli insediamenti, limiterà lo Shin Bet e verrà probabilmente bocciata se sottoposta a giudizio della magistratura.
È il commento di alcuni alti funzionari legali interpellati da Yedioth Ahronoth (il più diffuso, assieme a Haaretz, giornale israeliano). La violenza dei coloni è aumentata dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Le autorità israeliane arrestano raramente i responsabili ebrei in tali attacchi. I gruppi per i diritti umani lamentano che le condanne siano ancora più insolite e che la stragrande maggioranza delle accuse in questo tipo di attacchi vengano ritirate. La decisione di Katz è stata accolta con favore dai membri di governo dell’estrema destra. Ecco chi è al potere oggi in Israele. E si spiega perché a sostenere Netanyahu e soci siano gli Orban e i Salvini... C’è poi Biden. Il presidente in uscita americano ha bollato come “scandalosa”, una “vergogna”, la decisione dei giudici della CPI. Poi si capisce perché la sua vice ha perso le elezioni.