Venti anni di carcere, il massimo della pena prevista in Francia per il reato di stupro aggravato. È la richiesta del pubblico ministero Laure Chabaud per Dominique Pelicot, il 71enne accusato di aver fatto stuprare la moglie Gisèle Pelicot per 10 anni da decine e decine di uomini, 50 dei quali (fra i 26 e i 74 anni) compaiono come imputati nel processo che si avvia alla conclusione dopo tre mesi di udienze.
Il caso degli stupri di Mazan, la cittadina della regione del Vaucluse, nel profondo sud della Francia, è diventato un simbolo internazionale della lotta alla violenza sulle donne. Pelicot, in aula mentre il pm ha tenuto la sua requisitoria, ha ammesso di aver mescolato per anni sedativi al cibo e alle bevande della donna, in modo da poterla violentare e invitare decine di estranei a farlo: “Sono colpevole di quello che ho fatto, ho rovinato tutto, ho perso tutto. Devo pagare”, ha detto l’uomo, autodefinendosi “un violentatore”.
Pene dello stesso livello sono attese per gli altri 50 imputati, soltanto una parte di coloro che dal 2010 al 2020 approfittarono dello stato di stordimento di Gisèle Pelicot per violentarla: un orrore possibile grazie alle proposte del marito di lei sul sito “Coco.fr”, oggi vietato.
Una vicenda emersa totalmente per caso, quando alcuni investigatori nel settembre del 2020 avevano scoperto e fermato l’ormai ex marito di Pelicot mentre filmava di nascosto tre donne. E sul suo hard disk avevano trovato i video di 92 stupri, poi caricati online su una piattaforma che non li aveva mai censurati.
Nella sua requisitoria, il pubblico ministero Laure Chabaud ha affermato che “il nodo” del processo per gli stupri di Mazan “è cambiare fondamentalmente i rapporti fra uomini e donne”. Il tribunale dovrebbe emettere i verdetti entro il 20 dicembre.
Anche Gisèle Pelicot nelle scorse settimane era salita sul banco dei testimoni per replicare alle testimonianze e ai video degli abusi portati in aula. Ha citato esplicitamente la cosiddetta “cultura dello stupro” e risposto alle parole di madri, sorelle, amiche e figlie degli accusati che avevano parlato di “uomini eccezionali” a proposito dei loro congiunti. “È proprio come la persona che avevo dentro casa. Perché uno stupratore non è soltanto qualcuno che incontri in un parcheggio buio a tarda notte. Lo puoi trovare anche in famiglia, tra gli amici”.