Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la mossa di Unicredit su Bpm era “comunicata ma non concordata con il governo” che quindi potrebbe far ricorso al Golden Power. “Il governo farà le sue valutazioni e valuterà quando UniCredit presenterà la sua proposta per le autorizzazioni del caso”. È la reazione del governo Meloni all’offerta pubblica di scambio volontaria (OPS) di Unicredit su Banco Bpm. In corso questa mattina a Milano il cda di Banco Bpm.
Il gruppo Unicredit ha diffuso l’annuncio in una nota, il controvalore complessivo dell’offerta in caso di integrale adesione, sarà di 10.086.832.606 euro. Banco Bpm ha acquistato una quota del 5% e non intende superare la soglia del 10% del Monte dei Paschi. Giuseppe Castagna, ad di Bpm, ha chiarito di voler affermare la strategia “stand alone” rifiutando l’ipotesi di una fusione con il Monte e Unicredit si è inserita con un’offerta su Banco Bpm. L’operazione Unicredit-BPM porterebbe alla nascita del terzo gruppo bancario a livello europeo, talmente grande che non potrebbe essere scalato dall’esterno.
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La Banca Centrale Europea ha più volte sollecitano l’aumento delle dimensioni medie delle banche, in meno di quattro anni la capitalizzazione in Borsa di Unicredit è passata da circa 12,50 a 60 miliardi di euro. Il governo aveva appena costruito la cessione del 15% del Montepaschi scendendo dal 26,7 all’11,7% incassando altri 1,1 miliardi. Il vice primo ministro e segretario della Lega Matteo Salvini ha sollecitato l’intervento della Banca d’Italia per verificare l’intenzione da parte di qualche attore di ostacolare la creazione di un terzo polo bancario costituito da Banco Bpm e Mps. “L’interrogativo mio e di tanti risparmiatori è: Banca d’Italia c’è? Che fa? Esiste? Che dice? Vigila?”. A margine dell’evento ‘Italia Direzione Nord’ a Milano il ministro ha aggiunto: “A me sta a cuore che Bpm e Montepaschi, che sono soggetti italiani e potrebbero organizzare un terzo polo italiano, non vengano messi in difficoltà”.
L’OPS di Unicredit e il cda di Bpm
Scrive l’ANSA che all’ingresso in cda di Bpm, il consigliere Mauro Paoloni, già vicepresidente della banca, ha confermato con un perentorio “sì” la natura ostile dell’offerta del ceo di Unicredit, Andrea Orcel. Sotto la guida di quest’ultimo, le azioni di Unicredit sono salite di oltre il 370% contro una media italiana del 160%. Ha definito nel documento dell’OPS l’integrazione di Bpm a Unicredit un’opportunità di “crescita ideale”. E ha aggiunto che “l’Europa ha bisogno di banche più forti e più grandi che la aiutino a sviluppare la propria economia e a competere contro gli altri principali blocchi economici. Grazie al lavoro svolto negli ultimi tre anni, UniCredit è ora ben posizionata per rispondere anche a questa sfida”.
Cos’è il Golden Power
Il golden power è un potere speciale cui il governo può fare ricorso per dettare specifiche condizioni all’acquisto di partecipazioni, porre veti o imporre delibere societarie in alcuni settori. È stato introdotto nel 2012, ha rappresentato il superamento dello strumento del “golden share”, nel 2009 al centro di una procedura di infrazione della Commissione Europea secondo la quale il sistema italiano, conservando una partecipazione azionaria “con diritto di veto sulle scelte aziendali cruciali”, andava oltre l’obiettivo della salvaguardia degli interessi dello stato rischiando di violare la libera circolazione dei capitali.
È una sorta di “scudo” – disciplinato tramite il decreto-legge n. 21 del 15 marzo 2012 n. 21 – cui il governo può decidere di ricorrere in casi speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, dell’energia, dei trasporti. Nel 2019 e nel 2020 i poteri dello Stato sono stati estesi anche alle reti di telecomunicazione elettronica a banda larga con tecnologia 5G, ai settori finanziario, creditizio, assicurativo, energia, acqua, trasporti, salute, sicurezza alimentare, intelligenza artificiale, robotica, semiconduttori, cybersecurity.