Proprio nel giorno nel quale il generale Vannacci ha fondato il suo movimento di estrema destra (ma pacifista), Giuseppe Conte ha fondato il suo movimento (certamente non di sinistra, ma anche questo pacifista). È un caso, certo, ma è anche un fatto un po’ simbolico.
Vannacci e Conte si assomigliano abbastanza e si assomigliano – anzi si sovrappongono perfettamente – anche le ideologie alle quali si ispirano: il qualunquismo. Il qualunquismo è una vecchia tradizione nella politica italiana. Alla fine degli anni quaranta c’era un partito che si chiamava “L’uomo qualunque”, diretto da un certo Guglielmo Giannini, poi esaurì le sue risorse e si sciolse, e il qualunquismo emigrò nei partiti principali. Soprattutto nel Msi, ma anche nella Dc e nel Pci. Più avanti scriverò qualche riga anche sul pacifismo di Conte e Vannacci, sulla cui radicalità ho qualche dubbio. Credo che nella nascita del nuovo movimento di Conte, e nella sua rottura con Grillo, si possa trovare un dato sicuro, che ora dovrebbe essere chiaro a tutti.
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Il movimento di Conte non è un movimento di sinistra. La sua evanescenza politica rende difficile una definizione, ma partiamo dalla cose sicure: di sinistra no. Del resto, il congresso lampo del movimento – che è consistito nella risposta scritta ad alcuni questionari-quiz da parte di un certo numero di delegati piuttosto selezionati – è stato chiaro. Ha risposto con nettezza alla domanda se il movimento possa considerarsi di sinistra. Con un monosillabo: NO. Spero che così la discussione sia chiusa. Il nuovo Movimento 5 stelle (poi vedremo se dovrà cambiare nome) fluttua libero nella politica italiana, si considera progressista – un termine incompatibile coi suoi valori e i suoi programmi di partenza, quando era per “la decrescita” teorizzata dal filosofo francese Latouche – e valuta la sua indipendenza come uno strumento commerciale: dà la possibilità di concedersi al miglior offerente.
Cosa porta in dote ad eventuali alleati? Valori zero. Porta la benevolenza di un pezzo della magistratura, una consolidata pratica giustizialista, la tradizionale avversione per le Ong, la disponibilità a trattare su tutto. Non è l’esatto opposto del grillismo, perché, ad esempio, sul giustizialismo, grillismo e contismo sono uguali. Però del grillismo di partenza ha perso quasi tutto. Sia delle pulsioni anarchiche di Grillo, che si condensavano nel “vaffanculo” al Palazzo (Conte adora il Palazzo), sia del presunto (anche se un po’ ipocrita) francescanesimo – niente stipendio, due mandati, incompatibilità, il Parlamento da aprire come una scatoletta – sia delle sue idee ecologiste e di sinistra, e cioè decrescita e reddito garantito (il reddito garantito è stato l’unico atto concreto di sinistra nella storia del movimento).
La rottura, feroce, con il fondatore, mostra anche un’altra caratteristica del movimento di Conte: il cinismo. Ci vuole molto cinismo per trattare in quel modo la persona che col suo genio (a mio avviso piuttosto malefico, ma sempre genio…) ti ha inventato, plasmato, premiato, innalzato, reso celebre. In politica la gratitudine è rara. Lo so, ma un pochino pochino ancora resiste. Difficile immaginare un partito politico che cancella con sprezzo il suo fondatore. Questa volta è stato possibile perché ormai sono in campo diversi partiti che sono partiti personali, e quindi scalabili con facilità, e vendibili, e trasformabili, e plasmabili.
Conte è stato bravino a prendersi l’M5s. Persino i disastri elettorali nel corso di questi anni, nei quali ha ridotto una forza di oltre il 30% in un partito che sta al 10 ed è ancora in fase discendente, sono stati disastri che Conte ha saputo utilizzare. Conte sapeva di non poter pretendere di essere la guida di un grosso partito. Se M5s però si assottiglia e si attesta attorno al 5%, l’impresa diventa meno difficile. E a Conte resta in mano uno strumento agile, che può facilmente utilizzare per sistemarsi sul tavolo della politica e giocare le sue carte.
P.S. Il pacifismo, secondo me, in qualsiasi forma espressa è sempre una cosa buona. Io sono convinto che la pace e la vita siano valori massimi, superiori ad ogni altro valore, compresa l’indipendenza delle nazioni e delle patrie. E quindi ben vengano Conte, e Vannacci e Alemanno. Però non riesco a non guardare incuriosito e sorridente il passato. Possibile che un generale ortodosso che ha fatto tante guerre, sia pacifista? Possibile che un avvocato amministrativista, che come capo del governo ha aumentato le spese militari, a 55 anni, improvvisamente, sia travolto da una passione pacifista senza che mai questo tema l’abbia sfiorato nei primi 55 anni della sua vita? Sì, sì, lo so, la politica è un animale complicato, le bandiere sventolano e il vento spesso gira. Però…
P.S.2. In serata arriva la notizia che Beppe Grillo ha chiesto la ripetizione del voto congressuale. È notte. Sempre più buia.