Deborah Vanini aveva scoperto lo stesso giorno, nella stessa occasione, di essere incinta, di aspettare una bambina, e di essere malata, di avere un tumore al quarto stadio. Aveva parlato in un post sui social della “scelta più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli”. È morta, a 38 anni, dopo aver rinunciato alle cure per il cancro per salvaguardare la figlia.
Quello della donna originaria di Como è il tipo di storia che non si vorrebbe mai sentire, che non si vorrebbe mai scrivere. Nelle sue stesse parole, scritte sui social a fine settembre alla nascita della figlia: “Avevo una vita da SOGNO fino al giorno precedente. Dalla notizia più BELLA alla più BRUTTA in 25 secondi netti. Dalla GIOIA più grande alla DISPERAZIONE più assoluta. Dall’estasi alle pene dell’inferno. Da li il buio. Mesi e mesi di esami, giorni in ospedale, visite estenuanti e dolorose, impedimenti fisici, FARMACI, una valanga di farmaci, la maggior parte non compatibili con una gravidanza. SCELTE”.
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È soprattutto questo: prima di essere una storia di amore, prima di essere una tragedia, è la storia di una scelta. La più dolorosa e difficile. “Scelte più grandi di noi, sulla vita che avevamo creato. Messi davanti alla più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli. Ho pianto notti intere per la paura, per la tensione, per i dubbi … ho perso la via, mi sono disperata, chiesto perché proprio a ME a NOI”. Alla piccola Deborah Vanini aveva scritto: “Forse tu non lo sai ancora, ma mi ha letteralmente salvato la VITA”.
Vanini ha raccontato della tristezza, del dolore, della paura. E del sostegno che ha trovato nello staff del Niguarda, negli amici, nella madre e nel compagno. “Sono riuscita a trovare anche dei lati postivi in tutto questo, perché ci sono sempre, nonostante tutto”. Anche il parto un calvario, un’altra lotta tra la vita e la morte. “Speravamo almeno di goderci un parto tranquillo, ma anche qui, la vita, e’ rimasta storta .. un parto prematuro non programmato, una tromboembolia al polmone, una tac d’urgenza preparto, l’ipotesi che potesse farcela lei ma non io .. insomma, un FILM. Ma la nostra è sempre stata una vita da film”.
A un mese dal parto scriveva ancora sui social: “Un miracolo per me che non credo. Un mese di noi. Una piccola bambola dagli occhi blu; Chissà per quanto tempo potrò guardarti .. ogni mese, giorno, ora, sono un prezioso dono. Non diamolo mai per scontato. Farò di tutto e lotterò per guardarti il più a lungo possibile”.
La notizia della morte ha sconvolto un’intera comunità e, mano mano che va diffondendosi anche sui siti nazionali, non mancherà di emozionare tutti gli italiani che la leggeranno. Che si faranno qualche domanda, non è detto che troveranno una risposta, che si interrogheranno sulla loro vita. A La Provincia di Como un amico della 38enne ha dichiarato: “Storie reali di questo eroismo estremo devono essere raccontate ovunque. Quella di Deborah è una storia reale di nobiltà d’animo e di sacrificio fino all’ultimo. Si dovrebbe parlare per giorni di lei e riflettere su cosa significa essere altruisti”.
I funerali si sono tenuti oggi alle 14:30, nella chiesa di San Giuseppe in via Bonomelli.