Il voto finale alla Camera
Cosa c’è nel decreto Flussi, in una legge tutte le ossessioni di Meloni: profughi, toghe e Ong
Polemiche per la compressione del dibattito. Mauri (Pd): “È una matrioska, si criminalizza il fenomeno migratorio”. Nel testo anche il dl paesi sicuri e misure riconducibili ai centri in Albania tra cui una clausola di segretezza. Magi (+E): “Che ha da nascondere il governo? Si rischia un nuovo caso motovedette libiche”
Politica - di Angela Stella
Via libera alla Camera al cosiddetto decreto flussi che contiene misure urgenti “in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali”. L’esito finale era apparso scontato, così come lo sarà al Senato dove il provvedimento è atteso al più presto, dovendo essere convertito entro il 10 dicembre.
L’Aula di Montecitorio si è espressa con 152 “sì” a fronte di 108 voti contrari, dopo che ieri sera era già stata votata la maggior parte del provvedimento con l’approvazione della mozione di fiducia.
La previsione ha destato però molte polemiche tra le opposizioni per la compressione della discussione in Commissione e per il fatto che all’interno vi sia stato inserito il dl Paesi sicuri e una norma ritenuta punitiva per le toghe che hanno preso decisioni sgradite all’Esecutivo rispetto ai migranti portati in Albania.
Il voto di fiducia alla Camera: i commenti
Abbiamo raccolto un po’ di voci prima della discussione in Aula. Secondo il responsabile nazionale sicurezza del Pd, il deputato della Commissione Affari costituzionali, Matteo Mauri, “dal punto di vista metodologico siamo davanti a un decreto matrioska” perché “nel testo iniziale del dl flussi ne hanno inserito un altro, quello sui Paesi Sicuri. Oltre ad aver aggiunto in corsa altre norme attraverso emendamenti della relatrice di maggioranza (Kelany di Fd’i, ndr). Con cui hanno tolto ad esempio alle sezioni specializzate dei Tribunali la competenza sulle convalide dei trattenimenti disposti dal Questore per darla alle Corti d’Appello”. A giudizio del parlamentare dem, questi sono, “dal punto di vista strettamente politico”, “gli aspetti più gravi” in quanto “emergono le due ossessioni principali di questo governo: i migranti e la magistratura”.
Il decreto, per Mauri, “potrebbe essere chiamato anche Albania 2: la maggior parte degli interventi normativi che vengono fatti sono riconducibili all’immigrazione e alla vicenda assurda dei centri in Albania”. Innanzitutto “l’accusa del Governo ai giudici di cercare un protagonismo politico va ribaltata: sono loro che fanno propaganda, i giudici fanno semplicemente il loro lavoro e fanno rispettare le norme, non solamente quelle italiane, ma anche quelle europee” e poi questo provvedimento “porta con sé proprio il segno della destra che vuole criminalizzare il fenomeno migratorio”. Basti pensare che “prevedono la possibilità di entrare nei telefonini dei migranti per capirne la provenienza: una cosa che non si è mai fatta, soprattutto se fatta senza l’autorizzazione preventiva da parte della magistratura”. Infine “diventa più difficile per un migrante sfruttato sul lavoro denunciare il proprio aguzzino” ma si “rende ancora più facile la confisca delle Navi ONG che salvano le vite in mare”.
Per Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera, “il complesso fenomeno migratorio non può essere governato a colpi di voti di fiducia parlamentare, come fa il Governo Meloni azzerando l’impalcatura giuridica italiana, europea e internazionale”. Ha aggiunto il deputato: “L’immagine del loro fallimento è l’Albania dove sono stati buttati via soldi e dignità: un enorme scandalo nazionale al quale si aggiunge l’umiliazione delle professionalità dei tribunali specializzati a cui viene sottratta la competenza per darla alle Corti d’appello. Avremo più migranti illegali, più caos, più marginalità. Un capolavoro di incompetenza e cinismo”.
“Cosa ha da nascondere il governo italiano in Albania?” si è chiesto invece il segretario e deputato di +Europa Riccardo Magi, che ha precisato: “Nel dl flussi è stata infatti inserita una clausola di segretezza per quanto riguarda i contratti di fornitura a Paesi Terzi di mezzi e materiali da destinare al rafforzamento delle capacità di gestione e controllo delle frontiere e dei flussi migratori, nonché per le attività di ricerca e soccorso in mare”. Il rischio per Magi è quello di “trovarci di fronte a un nuovo caso ‘motovedette libiche’: i rapporti di organizzazioni non governative e di organizzazioni internazionali hanno più volte dimostrato che le realtà istituzionali estere alle quali sono stati ceduti mezzi e strumenti si sono costantemente macchiate di violenze inaudite e di pesantissime violazioni dei diritti umani. Il governo non può non tenere conto della necessità di garantire al nostro Paese il rispetto delle convenzioni internazionali, in particolare per quanto riguarda la tutela e – conclude Magi – la difesa dei diritti umani”.
Ha dichiarato invece in Aula l’esponente di Azione, Valentina Grippo: “il decreto flussi affronta in modo frammentato il problema dell’immigrazione e manca l’obiettivo di regolare i flussi migratori alimentando irregolarità e precarietà: è il frutto di un’ideologia miope che vede l’immigrazione come minaccia da contrastare attraverso misure punitive, anziché considerarla come una risorsa da gestire con lungimiranza”. “Al Paese – ha aggiunto Roberto Giachetti di Iv– servirebbe un sistema strutturale di accoglienza delle risorse umane già presenti sul nostro territorio, ma ci si è limitati al tentativo di rimediare agli errori commessi nei precedenti otto decreti sull’immigrazione. Eppure, a parte alcuni interventi microscopici su aspetti burocratici, questo tentativo è fallito”.