La tregua armata

Cosa prevede il patto per la tregua in Libano: l’accordo Israele – Hezbollah

Josep Borrell: “Importante che tutti i Paesi dell’Ue rispettino gli obblighi del diritto internazionale e la sentenza della Corte penale. Netanyahu deve essere arrestato”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

27 Novembre 2024 alle 07:00

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Gil Cohen-Magen/Pool Photo via AP
Gil Cohen-Magen/Pool Photo via AP

Un Primo ministro su cui pende un mandato di cattura internazionale sigla la tregua in Libano. Paradosso mediorientale. Il personaggio in questione è Benjamin Netanyahu.

«Chiedo agli Stati membri dell’Ue di rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale, se non sostengono la Cpi, allora non ci sarà nessuna speranza per la giustizia». Così l’Alto Rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, a margine del G7 di Fiuggi-Anagni. «Vedremo quale sarà il risultato finale delle discussioni – ha proseguito Borrell, rispondendo alla posizione del G7 sui mandati di arresto – ma voglio essere chiaro sul fatto che non c’è alternativa. Spero che alla fine saremo in grado di dire chiaramente che gli europei rispetteranno gli obblighi del diritto internazionale. Gli Usa faranno quello che vogliono». «Gli europei devono seguire e applicare le decisioni della Corte penale internazionale: non è qualcosa che si può scegliere di seguire quando è contro Putin, e rimanere in silenzio quando la Corte è contro Netanyahu», ha ribadito.

“Nell’esercizio del suo diritto di difendersi, Israele deve rispettare pienamente i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale in tutte le circostanze, incluso il diritto internazionale umanitario. Ribadiamo il nostro impegno nei confronti del diritto internazionale umanitario e nel rispettare i nostri rispettivi obblighi. Sottolineiamo che non può esserci equivalenza tra il gruppo terroristico Hamas e lo Stato di Israele”. Lo si legge nella dichiarazione finale del G7 Esteri, che si è tenuto a Fiuggi, in un chiaro riferimento alle discussioni chieste dall’Italia in merito ai mandati di arresto della Cpi contro Netanyahu, Gallant e un capo di Hamas. Un esercizio di “diplomatichese” che dice e non dice. Se Netanyahu si affaccia in Italia verrà arrestato? Boh.

I membri del gabinetto del Primo ministro Benjamin Netanyahu sono stati direttamente responsabili del “crollo del sistema di governo del 7 ottobre”. Lo sostiene la Commissione civile indipendente d’inchiesta che indaga sulle responsabilità del governo in relazione all’attacco di Hamas. Lo riportano i media israeliani. Dopo decine di udienze e la testimonianza di circa 120 testimoni negli ultimi quattro mesi, la commissione ha concluso che i ministri del governo, “nella maggior parte dei vari ministeri”, sono responsabili dell’“incapacità del governo di fornire una risposta alle famiglie delle persone scomparse e prigioniere; della mancanza di risposta alle esigenze dei soldati combattenti di raggiungere i fronti meridionale e settentrionale; della mancanza di risposta e assistenza per le famiglie degli sfollati e dei loro figli, sia nel nord che nel sud”. Allo stesso modo, l’Idf e la polizia israeliana “sono le uniche responsabili della mancanza di coordinamento tra loro e dei numerosi fallimenti che hanno impedito il salvataggio di molti partecipanti al festival Nova a Reim”, afferma la Commissione, invitando i due organismi a rafforzare il loro coordinamento in futuro.

Per fare un favore all’amico Trump, per spostare l’attenzione dei media, per le pressioni dei vertici militari, Netanyahu sigla la tregua in Libano. Il cessate-il-fuoco sarà annunciato poco dopo le 22, ora locale in Libano, congiuntamente da Stati Uniti e Francia. Lo riferisce la tv libanese al-Jadid. Minuto in più, minuto in meno, così è stato. Una fonte governativa libanese ha riferito all’emittente Nbn che se le cose andranno “come concordate” con Israele “il cessate-il-fuoco in Libano entrerà in vigore domani mattina (oggi per chi legge, ndr) alle dieci”, le 9:00 in Italia.
Secondo il New York Times, la guida suprema dell’Iran Ali Khamenei ha dato il via libera all’accordo di tregua tra Hezbollah e Israele. Anche il quotidiano libanese al-Akhbar, vicino all’organizzazione sciita filo-iraniana, ha scritto che “i libanesi sono vicini alla fine dell’aggressione israeliana, a meno che non ci sia un nuovo piano da parte di Netanyahu”.

La tregua di Israele: gli ultimi attacchi in Libano

Gli ultimi attacchi israeliani nel quartiere di Dahyeh a Beirut sono stati “i più violenti e intensi dall’inizio della guerra”. Lo riferisce il media libanese al-Mayadeen vicino a Hezbollah. Secondo al-Mayadeen gli attacchi hanno causato gravi danni nell’area meridionale della capitale libanese, a poche ore dall’annuncio della tregua. Intanto, la 91ª divisione delle Idf ha raggiunto il fiume Litani, nel settore orientale del Libano meridionale, nonché l’area di Wadi Saluki. L’esercito afferma che le truppe hanno individuato decine di armi e siti di Hezbollah in entrambe le aree, lo scrive il Times of Israel. È la prima volta dal 2000, anno in cui Israele si ritirò dal Libano meridionale, che le truppe dell’Idf raggiungono il fiume Litani.

«Hezbollah rimarrà attivo dopo la fine della guerra con Israele, aiutando i libanesi sfollati a tornare nei loro villaggi e a ricostruire le aree distrutte dagli attacchi israeliani», ha detto l’alto funzionario di Hezbollah e membro del Parlamento, Hassan Fadlallah. Fadlallah ha dichiarato a Reuters che il Libano si trova ad affrontare «ore pericolose e delicate» prima dell’atteso annuncio di un cessate-il-fuoco, dato che ieri pomeriggio le forze aeree israeliane hanno intensificato gli attacchi su Beirut e sui suoi sobborghi meridionali. Il portavoce del governo israeliano, David Mencer, ha detto ieri alla Reuters che l’atteso accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano «garantirà a Israele la libertà di agire in difesa, per eliminare la minaccia posta da Hezbollah e consentirà il ritorno nelle loro case degli abitanti nel nord del Paese». Tregua. Ma tregua armata.

27 Novembre 2024

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