Milano
Ramy Elgaml, indagati l’amico e un carabiniere, il padre: “Ci dissociamo dalle violenze al Corvetto”
"Abbiamo fiducia nella magistratura, non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo dai violenti. Ringraziamo tutti gli italiani, mio figlio ormai era più italiano che egiziano"
News - di Redazione Web
Due indagati per la morte di Ramy Elgaml, il 19enne morto in un incidente stradale a Milano nella notte tra sabato e domenica. Sono il conducente dello scooter sul quale viaggiava la vittima, un 22enne tunisino, amico della vittima, e il carabiniere alla guida della vettura che stava inseguendo il motociclo che secondo le prime ricostruzioni non si sarebbe fermato all’alt. Ancora alta la tensione al Corvetto, quartiere in periferia dove viveva Elgaml e dove per due notti sono esplosi disordini che hanno fatto pensare a quelli esplosi nelle banlieue francesi.
500 unità delle forze dell’ordine sono state inviate a Milano a presidiare dal ministero degli Interni. Il bollettino dell’ultima serata ad alta tensione ha riportato roghi, atti di vandalismo, lanci di bottiglie, petardi, cassonetti dell’immondizia bruciati, cariche di alleggerimento e lacrimogeni della polizia. Anche un autobus della linea 93 è stato danneggiato, i passeggeri a bordo sono fuggiti mentre i vetri venivano rotti. Sul posto era intervenuta la celere con i vigili del fuoco.
Il 22enne indagato sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia, è piantonato in ospedale dove si trova a causa delle ferite riportate nell’incidente. È stato anche arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Anche per i disordini c’è stato un arresto, quello di un 21enne montenegrino che aveva partecipato alle manifestazioni cui la Questura ha contestato il “lancio di petardi, getto di oggetti e resistenza a pubblico ufficiale”. È stato portato al carcere di San Vittore in attesa dell’interrogatorio di convalida che si terrà domani.
Il padre di Ramy Elgaml: “Ringraziamo gli italiani”
I manifestanti hanno esposto nelle loro proteste striscioni con frasi come “Verità per Ramy”. La famiglia e i conoscenti sono convinti che i carabinieri avrebbero responsabilità nella morte del ragazzo. Alcuni di questi ha anche parlato che a causare la caduta dello scooter sarebbe stata la stessa pattuglia che avrebbe speronato il motociclo, una versione che al momento non trova riscontri ma sulla quale si sta indagando. La stessa famiglia ha condannato le violenze in strada. “Siamo lontani da quanto accaduto l’altroieri sera e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l’Italia”, ha detto all’ANSA Yehia Elgaml, padre di Ramy. “Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ringraziamo tutti per la loro vicinanza, soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano”.
Com’è morto Ramy Elgaml
Ancora da chiarire la dinamica della tragedia. Intorno alle 4:00 di notte Elgaml e l’amico erano in fuga da una pattuglia dei carabinieri. Non si sarebbero fermati all’alt dei militari in corso Como. L’inseguimento è terminato in via Ripamonti, all’angolo con via Quaranta, dove il motorino si è schiantato. Il fatto di cronaca ha stappato le tensioni in un quartiere di periferia in cui la povertà, il degrado infrastrutturale e l’insicurezza percepita dai cittadini hanno aumentato le condizioni di insoddisfazione e precarietà. La vicenda è stata letta anche in chiave razziale, essendo la famiglia di Elgaml originaria dell’Egitto. L’inchiesta è coordinata dal pm Marco Cirigliano. L’autopsia sul corpo del 19enne sarà venerdì 29 novembre. Al vaglio le immagini delle telecamere della zona per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Si cercano anche testimoni ed eventuali video amatoriali.