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Come l’Europa è finita in mano alla destra: sì alla nuova Commissione di von der Leyen, Fitto vicepresidente

AP Photo/Jean-Francois Badias – Associated Press/LaPresse

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Von der Leyen ha ottenuto i voti necessari per insediare la nuova Commissione europea. Cioè il governo dell’Europa. Von der Leyen ha ottenuto questo risultato grazie ai voti di Giorgia Meloni e dell’Ecr. I loro voti sono stati decisivi. Von der Leyen nel suo discorso ha chiesto un aumento delle spese militari. Von der Leyen era stata eletta presidente con 401 voti. La sua Commissione invece è stata votata da 370 parlamentari. Sono spariti 31 voti. Quelli dei socialisti francesi, dei socialisti tedeschi, di una parte dei verdi.

Possiamo dire senza paura di esagerare due cose. La prima è che l’operazione guidata dal capo dei popolari, il tedesco Weber, e dalla stessa Von der Leyen, di aprire alla destra italiana e di sistemare Raffaele Fitto alla vicepresidenza della Commissione, non è riuscita bene. La perdita di più di trenta voti lo testimonia. La seconda cosa che si può dire, con certezza, è che la Commissione della Von der Leyen non è più una commissione di centrosinistra ma è una commissione di centrodestra. Non è una commissione pacifista. È una Commissione con un radicamento europeista piuttosto scarso. Poi si può dire una terza cosa: è una Commissione traballante. Maggioranza molto esigua e che si regge in piedi quasi esclusivamente per il sostegno italiano. E cioè per la convergenza a sostegno della Von der Leyen dei due principali partiti italiani, Fratelli d’Italia e Partito democratico.

Nel momento in cui tra questi due partiti dovesse esplodere una delle tante differenze politiche che li caratterizza, la commissione può andare in pezzi. Il Pd ha votato a favore, distinguendosi dagli altri due grandi partiti di sinistra europei – grandi per peso politico, per tradizioni, per pensiero, per radicamento nei valori: i socialisti francesi eredi di Mitterrand e i tedeschi eredi di Brandt – e suscitando anche molte polemiche al suo interno. Proprio su questo giornale, qualche giorno fa, uno dei vecchi e prestigiosi dirigenti del partito, Goffredo Bettini, aveva messo in guardia: votare Fitto è un errore. Ma non è stato ascoltato.

Adesso comunque si apriranno molti fronti di battaglia. I due più importanti e complicati saranno le politiche per l’immigrazione e le politiche ecologiste. Sui migranti si sa che Meloni e Von Der Leyen sono piuttosto vicine e sono per una politica del pugno duro, simile, nell’ispirazione, a quella di Trump. E non credo che possano incontrare il favore del Pd. Sull’ecologia è probabile che sarà invece Giorgia Meloni a trovarsi più in difficoltà, e bisognerà vedere se sarà disposta ad ingoiare diversi bocconi per lei indigesti.