C’è una svolta nelle indagini aperte lo scorso giugno sulla tragedia del Natisone, il fiume in cui il 31 maggio morirono Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Molnar, i tre giovani travolti dalla corrente a Premiaracco, in Friuli Venezia Giulia.
La Procura di Udine, come confermato all’Ansa dal procuratore capo Massimo Lia, ha inviato avvisi di garanzia a tre vigili del fuoco della sala operativa e a un infermiere del Numero unico di emergenza 112. L’indagine riguarda coloro che hanno gestito il protocollo d’emergenza attivatosi il giorno della tragedia costata la vita ai tre ragazzi, la 23enne Bianca, la 20enne Patrizia e il loro amico 25enne Cristian. Non sono indagati i vigili del fuoco che quel giorno tentarono di salvare i tre amici sorpresi dalla piena del fiume.
La Procura ipotizza per i quattro indagati il reato di omicidio colposo: vigili del fuoco e infermiere verranno interrogati a partire da mercoledì 4 dicembre.
Sei mesi di indagini che hanno sollevato dubbi sulle modalità di gestione dell’emergenza: gli inquirenti hanno analizzato nel dettaglio i tabulati e le registrazioni delle telefonate effettuate da Patrizia Cormos, che quel 31 maggio chiamò a più riprese il 112 per ricevere soccorso dopo essere rimasta bloccata assieme ai due amici dalla piena del torrente.
I magistrati di Udine hanno anche analizzato, scrive l’Ansa, le comunicazioni tra la sala operativa Sores Fvg, a cui appartiene l’indagato del comparto sanitario, e quella dei vigili del fuoco: secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa l’aspetto da chiarire è proprio quello delle chiamate tra l’infermiere e i vigili.
La notizia dell’avviso di garanzia, aggiunge l’Ansa, avrebbe particolarmente scosso il personale della centrale operativa Sores Fvg, e non solo l’infermiere coinvolto personale nell’inchiesta della Procura. Dalla struttura sanitaria si pone l’accento sul fatto che l’accertamento di eventuali responsabilità su un addetto che è impossibilitato ad accertare, da remoto, le effettive condizioni di emergenza del richiedente, farebbe nascere un pericoloso precedente, se non si configurasse un’effettiva omissione.