La battaglia contro il quotidiano israeliano
L’accusa di Gideon Levy: “Netanyahu ha paura dei testimoni, vuole mettere a tacere Haaretz”
Gli israeliani hanno subìto il lavaggio del cervello: assistono e vivono in pace con la pulizia etnica, credono che la distruzione sia ordinata dal cielo, che la colpa sia dei palestinesi e che tutta Gaza sia il 7 ottobre
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Si capisce perché Netanyahu e i ministri del peggiore governo della storia dello Stato ebraico vogliono cancellare Haaretz. Per tante ragioni, una delle quali è chiudere la voce della coscienza critica d’Israele: Gideon Levy. Una coscienza che non fa sconti, che non rassicura, ma che pone un Paese di fronte a verità scomode.
Scrive Levy: “Tutti gli israeliani che si sentono insultati, scioccati o in subbuglio per l’emissione di mandati di arresto contro il Primo ministro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant sono squalificati dal testimoniare. Tutti gli israeliani che infangano la Corte Penale internazionale dell’Aja non possono testimoniare. A tutti gli israeliani che gridano all’‘antisemitismo’ è vietato testimoniare. In realtà, a quasi tutti gli israeliani è preclusa la possibilità di testimoniare. Dopo tutto, cosa hanno visto di Gaza nell’ultimo anno? Che idea hanno di ciò che viene fatto lì in loro nome? A quanta distruzione sono stati esposti e quanti corpi di bambini distrutti hanno visto? Quante volte hanno visto gli ospedali rasi al suolo e le scuole demolite che sono diventate rifugi, per poi essere bombardate a loro volta? Hanno visto il volto di un bambino affamato, i convogli di trasferimento, le sedie a rotelle e gli amputati che arrancano sulla sabbia? Che idea hanno dei crimini che si stanno verificando lì? Non si può assumere una posizione scioccata senza vedere ciò che Israele ha fatto a Gaza. Gli israeliani non hanno visto nulla e non hanno voluto farlo. Ecco perché non hanno il diritto di giudicare i mandati di arresto”.
Non hanno visto anche per responsabilità dei media arruolati nella guerra di Netanyahu. Rimarca Levy: “Nell’ora più patetica di sempre, i media israeliani li hanno aiutati a non vedere nulla, a non sapere e a non sentire, ed è per questo che gli israeliani non possono testimoniare. Ciò che sanno di Gaza è simile a ciò che sapevano del Ruanda all’epoca, ed è per questo che non possono esprimere alcun giudizio morale. Dopo tanti anni di lavaggio del cervello e disumanizzazione dei palestinesi, non si può fare affidamento sulla capacità di giudizio degli israeliani. Questo dovrebbe essere lasciato ai giudici dell’Aja, che sanno meglio degli israeliani cosa è permesso e cosa è vietato, anche per Israele, anche per gli ebrei dopo l’Olocausto, anche per gli israeliani dopo il 7 ottobre. Le persone che dubitano della giustizia del tribunale e che chiedono di indebolirlo sono come quelle che cercano di perpetrare un colpo di stato giudiziario in Israele cercando di sovvertire il suo sistema giudiziario. Il giudice non è un idiota. E nemmeno il pubblico ministero. Stanno semplicemente svolgendo il loro ruolo”.
Levy va al cuore del problema: “Quando Israele condanna all’unanimità la sentenza del tribunale, da Itamar Ben-Gvir a Yair Golan, passando per il leader dell’opposizione Yair Lapid, dimostra ancora una volta quanto gli israeliani abbiano subìto il lavaggio del cervello e non siano in grado di testimoniare. Gli unici a sapere cosa è successo a Gaza sono i soldati. Sono decisamente squalificati. La maggior parte di loro è orgogliosa di ciò che ha fatto, come testimoniano i video rivoltanti che pubblicano. Gli altri sono convinti che non ci fosse altra scelta se non quella di intraprendere questa barbara campagna punitiva. Assistono alla pulizia etnica e vivono in pace con essa, convinti che la distruzione sia ordinata dal cielo, che la colpa sia dei palestinesi e che tutta Gaza sia il 7 ottobre”.
Così stanno le cose. Il governo dove i ministri fanno a gara a chi è più fascista (copyright Haaretz) è riuscito anche a disumanizzare l’istituzione in cui l’intero Paese si era sempre riconosciuto: l’esercito. Scrive Levy: “Leggete le parole di un riservista, pubblicate su Haaretz il 22 novembre: ‘Gli unici che si agitano per qualcosa qui sono gli animali’, scrive. Quasi nessun soldato si è rifiutato di obbedire a un ordine. Non i piloti che bombardavano senza pietà e in modo indiscriminato, non le forze di artiglieria, non la fanteria o le unità di carri armati. Si abituarono rapidamente a ciò che stavano facendo, a ciò che vedevano, e quindi lo normalizzarono e lo giustificarono. Non possono certo essere testimoni che servono la causa della giustizia.
Il Primo ministro e l’ex ministro della Difesa sono stati processati dal mondo, perché il mondo ha visto e non ha potuto tacere. Se lo avesse fatto, il tribunale dell’Aja avrebbe mancato al suo dovere. Cosa avrebbe dovuto fare di fronte a una tale portata di pulizia etnica, fame e uccisioni di massa di bambini? Non emettere mandati di arresto? I fatti gridano dal suolo macchiato di sangue della Striscia di Gaza in rovina e qualcuno deve essere chiamato a risponderne. Il Primo ministro e l’ex ministro della Difesa sono un buon inizio. Queste cose sono difficili da digerire per gli israeliani, che vivono in una realtà pretestuosa. Questo è stato ben definito dal professore Rashid Khalidi in un’intervista rilasciata al supplemento del fine settimana in lingua ebraica di Haaretz lo scorso venerdì. ‘Per l’amor di Dio, pensate che non sappiamo leggere l’ebraico?’ Ha chiesto uno che conosce la mentalità mendace israeliana meglio della maggior parte degli israeliani. Chi vive in una realtà mendace non può testimoniare. Il cuore si riempie di vergogna e tristezza. Non per i mandati di arresto, ma per quello che abbiamo fatto”, conclude Levy. Ora capite perché vogliono annientare Haaretz.