Il report sui Cpr

I Cpr sono un sistema di violenza istituzionale, ecco perché vanno chiusi

Nella giornata mondiale dei Diritti umani la presentazione del report sui Centri per il rimpatrio: “Un sistema di violenza istituzionale”

Politica - di Martina Ucci

11 Dicembre 2024 alle 18:00

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Foto Matteo Secci / LaPresse
Foto Matteo Secci / LaPresse

Si è tenuto ieri mattina a Roma il Tavolo asilo e immigrazione (Tai), in occasione della giornata mondiale dei Diritti umani. Durante l’incontro, coordinato da Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci, è stato presentato il rapporto “Cpr d’Italia: porre fine all’aberrazione”, frutto di un monitoraggio condotto tra aprile e agosto 2024 su otto centri di permanenza per il rimpatrio attivi in Italia: Bari, Gradisca d’Isonzo, Nuoro-Macomer, Milano, Palazzo San Gervasio, Pian del Lago, Brindisi-Restinco e Roma.

«È un sistema che non funziona» – ha dichiarato Filippo Miraglia – «Ma che continua a essere finanziato. I Cpr sono un fallimento su tutta la linea: da un lato non raggiungono il loro obiettivo dichiarato, i rimpatri; dall’altro sono un’aberrazione etica e giuridica, una ferita aperta nello stato di diritto». Infatti, secondo i dati presentati durante al Tai e contenuti nel report, tra 2014 e 2023 i rimpatri dai Cpr non hanno mai superato il 12%, mentre la spesa dello stato per questi centri si aggira attorno ai 92 milioni di euro, con una media annuale di 1,6 milioni per struttura e con un costo giornaliero per trattenuto che oscilla, nel 2023, tra i 30 e i 42 euro. «Queste risorse, anziché promuovere inclusione e sicurezza, sono state impiegate per alimentare un sistema fallimentare e disumano» – spiega il Tai, evidenziando che «anche l’uso di voli charter per i rimpatri, sempre più frequente, ha incrementato i costi, senza migliorare l’efficacia del sistema. Ogni rimpatrio diventa un’operazione dispendiosa sia in termini economici che umani, e ciò evidenzia ulteriormente l’insostenibilità dell’intero modello».

Il Tavolo asilo e immigrazione ribadisce la sua richiesta di chiudere questi “non-luoghi”, anche a seguito delle evidenze raccolte nel report che descrivono una situazione di “totale inadeguatezza delle strutture rispetto ai bisogni di salute fisica e mentale delle persone trattenute”: abuso di psicofarmaci, emergenze sanitarie affrontate con ritardo, quasi totale mancanza sia di mediatori culturali – indispensabili per facilitare la comprensione dei trattamenti e delle procedure – che di uno sportello psicologico. «Inoltre» – continua il Tai – «Si stima che dal 1998 ad oggi siano oltre 30 le persone che hanno perso la vita nei Cpr, le ultime due quest’anno, giovani appena maggiorenni, nei Cpr di Ponte Galeria e Palazzo San Gervasio. Una mera stima perché nulla di ufficiale, dalle istituzioni, è dato di sapere su queste strutture, neanche il nome esatto delle vittime».

«L’esperienza ci dice che il sistema dei Cpr va cancellato e basta, perché se noi guardiamo tutti questi anni, e sono ormai più di 20, troviamo delle problematiche irrisolvibili. Questo sistema ha prodotto un sistema di violenza istituzionale feroce e incredibile per un paese democratico, non ha risolto assolutamente nulla perché quello che abbiamo scoperto col tempo è che lo scopo dei Cpr non è allontanare le persone ma svolgere una funzione politico simbolica, che sostanzialmente non ha a che fare con la gestione reale dell’immigrato irregolare, che si affronta con altri strumenti». Così ha dichiarato Gianfranco Schiavone di Asgi (Associazione Studi giuridici sull’Immigrazione), durante la presentazione del rapporto del Tai sui Cpr.

Il Tavolo Asilo e Immigrazione si conclude con la proposta di favore la regolarizzazione e investire nell’integrazione: «Le risorse pubbliche dovrebbero essere destinate all’introduzione di un meccanismo di regolarizzazione sempre accessibile e percorsi legali di ingresso. Le istituzioni devono, nell’immediato, vigilare direttamente e consentire un accesso pieno e continuativo ai centri da parte di organizzazioni indipendenti, al fine di garantire al minimo il rispetto dei capitolati di appalto e la gestione delle risorse». Così il Tai, che ha infine chiesto di rispettare i diritti fondamentali in questi Centri: garantire un accesso effettivo all’assistenza sanitaria, alla mediazione culturale e alla difesa legale.

11 Dicembre 2024

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