La Carta per i diritti degli anziani

La Carta dei Diritti degli Anziani, lasciamo loro dignità e libertà

La terribile pandemia del Covid 19 ci ha consentito di scoprire un “nuovo popolo”, quello degli over 65, che in Italia è maggioranza ma era stato relegato in un cantuccio. Grazie alla legge 33, che inizierà ad essere applicata nei prossimi giorni, l’anziano non sarà abbandonato a se stesso ma sarà preso in carico dall’intera comunità

Editoriali - di Mons. Vincenzo Paglia

16 Dicembre 2024 alle 07:00

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Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica
Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica

Pubblichiamo qui di seguito ampi stralci del discorso che monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, ha tenuto dinanzi agli Ambasciatori dei Paesi della Lega Araba per presentare la Carta per i Diritti degli Anziani e i Doveri della Comunità

Sono particolarmente lieto di poter offrire a voi, gentili ambasciatori dei Paesi del Golfo, la “Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società”. Questa Carta è frutto del lavoro della “Commissione per la riorganizzazione dell’assistenza alla popolazione anziana” istituita dal ministro della Salute del Governo Italiano per rispondere ai bisogni degli anziani. L’occasione è stata la terribile vicenda della pandemia del Covid 19 che ha visto decine e decine di migliaia di anziani morti. Abbiamo scoperto l’esistenza di un “nuovo popolo”, quello degli anziani, di cui non ci eravamo resi conto.

Non che prima non ce ne fossero di anziani. È però la prima volta nella storia che nel mondo appare la vecchiaia di massa, ossia milioni e milioni di anziani che vivono, appunto, molto più a lungo che in passato. Ma il problema è che la società non sa mantenerli. Di qui la drammatica morte di migliaia di anziani. In effetti, su questo “nuovo popolo” non c’è una adeguata riflessione: non c’è un pensiero politico, culturale, spirituale, sociale. Abbiamo davanti come una “terra incognita” – come si scriveva nelle antiche carte geografiche – abitata da persone di cui non sappiamo quasi nulla. Insomma, si potrebbe dire che l’età anziana di oggi – venti trenta anni in più di vita – deve essere inventata. C’è bisogno di una nuova visione: la longevità non è una semplice aggiunta temporale, modifica profondamente il nostro rapporto con l’esistenza.

Da questa Carta è nata la nuova legge sulla assistenza agli anziani – la Legge 33 – approvata lo scorso anno dal Governo Italiano e che vedrà l’inizio della sua applicazione nei prossimi giorni. Questa Carta rappresenta il quadro di riferimento teorico della Legge 33 che prevede un cambio di paradigma, ossia la presa in carica da parte dell’intera società dei suoi anziani, perché nessuno sia lasciato solo. Con la convinzione che gli anziani, da problema possono diventare una opportunità per la crescita dell’intera società. La Carta è divisa in tre capitoli che declinano, appunto, alcuni principi organizzati attorno a prospettive unitarie. Il primo capitolo – dedicato alla tutela della dignità delle persone anziane – fissa due importanti principi: «1.1 La persona anziana ha il diritto di determinarsi in maniera indipendente, libera, informata e consapevole con riferimento alle scelte di vita e alle decisioni principali che lo riguardano. 1.2. È dovere dei familiari e di quanti interagiscono con la persona anziana fornirgli in ragione delle sue condizioni fisiche e cognitive tutte le informazioni e conoscenze necessarie per una autoderminazione libera, piena e consapevole».

Diritti e doveri qui concorrono per favorire un contesto dove la libertà di scelta non sia una parola vuota. E’ infatti uno dei più grandi problemi della vita da anziani: la privazione della possibilità di scegliere. Il fatto che una persona anziana abbia perso alcune capacità fisiche e strumentali per vivere la vita quotidiana (lavarsi, alimentarsi, far uso del denaro, dei mezzi di trasporto, ecc.) non deve tramutarsi automaticamente in un giudizio di incapacità di decidere, ed essere automaticamente sostituito dalle decisioni della famiglia, dei caregiver o dell’amministratore di sostegno. Anche il secondo capitolo, nei suoi primi due articoli, disegna diritti e doveri per una assistenza responsabile affermando che «2.1 La persona anziana ha il diritto di concorrere alla definizione dei percorsi di cura, delle tipologie di trattamento e di scegliere le modalità di erogazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria. Le istituzioni e gli operatori sanitari e sociosanitari hanno il dovere di prospettare alla persona anziana tutte le opzioni disponibili per l’erogazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria».

C’è un diritto alla conoscenza delle possibili alternative, dei pro e dei contra di ciascuna, nella moderna complessità dei percorsi terapeutici. Si potrebbe dire che anche nel campo della assistenza occorre formulare un consenso informato, indispensabile presidio al rischio di informazioni errate quando non apertamente contraffatte, o semplicemente alla mancanza delle stesse. I successivi articoli mirano a garantire agli anziani cure della stessa qualità offerte ai più giovani; che le terapie e l’assistenza abbiano sempre anche obiettivi di recupero e di ritorno alle condizioni di salute e di vita precedenti. Erogare l’assistenza domiciliare rappresenta in sé una garanzia: sappiamo bene infatti come la istituzionalizzazione rappresenta un fattore intrinseco di invalidità fisica e mentale: il cosiddetto allettamento, gli stati di confusione che accompagnano inevitabilmente il distacco da casa.

La terza sezione è dedicata alla garanzia di una vita di relazione, alla libertà di scelta della forma di convivenza, alla lotta alle discriminazioni ed al sostegno di chi si prende cura degli anziani. Si intrecciano qui tre temi di estremo rilievo: la consapevolezza che l’anziano nella sua fragilità dipende ancor più dalle relazioni e dall’affetto, da una rete di contatti quotidiani che lo circonda e lo sostiene, la lotta ad ogni forma di emarginazione e di esclusione, il sostegno a chi lo sostiene. Troppo spesso abbiamo dimenticato la vera e propria pandemia della solitudine e dell’isolamento sociale che ha preceduto quella da Covid 19 e che con il virus, è letteralmente esplosa nelle residenze.

Il diritto a non restare soli (e il dovere di non lasciare soli) coincide per l’anziano con il diritto alla salute e persino alla vita. E’ gravissimo che molti siano lasciati soli in una incuria sociale che diviene presto e inesorabilmente domanda sanitaria. Spesso sono lasciati soli anche i familiari e i caregiver, quei numerosi e preziosi sostegni che però devono portare avanti il resto della famiglia, lavorare e provvedere alle necessità dei propri cari senza aiuto. La proposta infine impegna tutto il sistema sociosanitario in uno sforzo di trasparenza e di lotta all’abusivismo, perché non siano più tollerate le situazioni di vero e proprio sfruttamento degli anziani in case “abusive” (talora veri e propri lager) senza regole di accreditamento, senza trasparenza e senza controlli. Non vogliamo dimenticare gli orrori visti durante la pandemia ed anzi vogliamo farne occasione di cambiamento profondo e di slancio verso un sistema di cure centrato sulla abitazione.

Spero con queste mie parole di aver disegnato non solo quel maturo senso civile dei diritti e dei doveri che una società ed una democrazia “alta” devono saper offrire ai loro cittadini anziani, ma anche di aver descritto come queste preoccupazioni hanno guidato ed ispirato la proposta di riforma che il Governo ha approvato. Non è una proposta utopica. Sono convinto del contrario, ossia che partire dagli anziani, metterli al centro dell’attenzione, favorirà uno sviluppo inclusivo e diffuso: gli anziani sono anche un crocevia di economie – quella digitale, quella dei servizi, quella verde e quella dei consumi. Ripartiamo da loro e ci sarà un nuovo Rinascimento.

16 Dicembre 2024

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