Stavolta Mattarella ha preso il randello e ha picchiato duro. Su chi? Sul governo. In particolare sulla presidente del Consiglio e sul suo vice Salvini. Poi ha tirato qualche schiaffone anche a Musk.
Ha parlato ad un consesso di ambasciatori, esaltando il ruolo della diplomazia, ed ha richiamato l’articolo 11 della Costituzione, quello che proibisce all’Italia di usare la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Articolo che, se applicato, vieterebbe l’appoggio italiano (cioè la fornitura di armi) a Kiev e a Tel Aviv. Ma su questo, come sapete, si moltiplicano sempre le polemiche sull’interpretazione.
I pacifisti, con qualche ragione, immaginano che l’articolo 11 vieti la partecipazione alle guerre. Gli interventisti dicono che vieta la partecipazione a guerre espansionistiche ma non a guerre giuste avviate per contrastare una aggressione. Sulla questione migranti però Mattarella non è stato generico. Ha citato l’articolo 10 della Costituzione (che non lascia spazio a interpretazioni) e ha ricordato l’obbligo di concedere l’asilo da chi proviene da paesi dove non è possibile godere delle libertà democratiche. E per essere ancora più netto nella polemica col governo, ha esaltato il valore delle corti di Giustizia europee.
Poi ha detto: “Siamo di fronte al paradosso di una società globale sempre più interconnessa e interdipendente che attraversa una fase in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso”. Diciamo che ha fatto notare al governo che le iniziative contro i profughi sono illegali. E questo proprio all’indomani dell’orgia di potere e di intolleranza e di xenofobia che Giorgia Meloni aveva scatenato alla festa di Atreju.