Altra tragedia
Viterbo, ancora un suicidio in carcere: settimo nel Lazio da inizio anno, 88 nel 2024 nell’anno nero delle prigioni
Ennesima tragedia nelle carceri italiane, l’ennesimo detenuto che si toglie la vita mentre è sotto la custodia dello Stato. È accaduto nella notte tra martedì e mercoledì 18 dicembre nel carcere Nicandro Izzo, il “Mammagialla” di Viterbo.
Un 31enne italiano è stato trovato senza vita nella sua cella dopo la mezzanotte mentre si trovava nel reparto protetto della casa circondariale laziale: inutili i tentativi da parte del personale sanitario del carcere di rianimarlo.
A denunciare il caso il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia. Si tratta, ricorda Anastasia, “del settimo suicidio nel Lazio da inizio, c’è anche un caso da accertare, a Frosinone, dove peraltro giovedì scorso un altro uomo è morto a seguito di un malore improvviso. Continua la dissipazione di vite e diritti nelle carceri italiane”.
“Noi Garanti – prosegue Anastasia-, gli operatori sanitari, quelli penitenziari, e i volontari facciamo il possibile, ma la scarsità di spazi, personale e risorse finanziarie, insieme con l’irrigidimento della legislazione, della giurisprudenza e dell’amministrazione stanno rendendo le carceri luoghi invivibili e fuori controllo. Nel piangere l’ennesima morte – conclude Anastasia -, facciamo appello a Governo e Parlamento per un cambio di rotta che innanzitutto riduca il sovraffollamento e consenta dignitose condizioni di vita e di lavoro in carcere”.
Una tragica conta che, come ricorda il vicecapogruppo Pd alla Camera e segretario di Demos, Paolo Ciani, arriva così a 88 detenuti morti nel 2024, un numero record, a cui si aggiungono i sette tra gli agenti della polizia penitenziaria. Per Ciani è una situazione simbolo di un “sistema malato, che non solo non risponde ai dettami della Costituzione, ma ha trasformato le carceri in luoghi invivibili per tutti quelli che li frequentano: detenuti, agenti, personale sanitario, personale civile, volontari. C’è una preoccupazione grande anche per il sovraffollamento diffuso, anche pensando al 2025 anno del Giubileo che porterà milioni di pellegrini nel nostro Paese. Un esempio su tutti: il carcere romano di Regina Coeli con 1050 detenuti su una capienza di 600. Il governo non può ignorare questa situazione, consci che le misure finora intraprese non avranno impatto immediato sull’emergenza del sovraffollamento”.