La sentenza di Palermo
Sentenza Open Arms, il processo sbagliato a Salvini: sequestro di persona fantasioso, oggi governo responsabile di omissione di soccorso
Il reato di “sequestro di persona” è fantasioso. Quel che è certo è che il decreto Sicurezza Bis del governo Conte era un decreto criminale, e che oggi il governo è responsabile di omissione di soccorso
Cronaca - di Piero Sansonetti
La guerra del governo italiano contro i profughi e i naufraghi prosegue con un certo successo. Nonostante l’azione fastidiosa delle ong, ieri sono state ammazzate, nella zona tunisina, almeno 20 persone, ma probabilmente erano di più. Forse addirittura cento. Si erano imbarcati a Sfax. Il naufragio è avvenuto ad appena 12 miglia dalla costa. La guardia Costiera tunisina è intervenuta con abbondante ritardo, quando erano rimasti vivi solo in 5. Ha recuperato 20 corpi di persone annegate. I superstiti dicono che erano partiti in cento. I dispersi sarebbero 75.
Un’altra barca strapiena, con circa 100 migranti, era alla deriva da molte ore, sempre da quelle parti. Gli aerei di Sea Bird l’ hanno avvistata e hanno lanciato l’allarme. Che è rimasto inascoltato. Non abbiamo più notizie. Forse sono naufragati. L’aereo di Sea Bird vola nonostante le intimidazioni del nostro governo e delle nostre autorità, che stanno cercando il modo per impedirgli di svolgere la sua azione di salvataggio, molto pericolosa perché rischia di aumentare il numero degli annegamenti. Ieri comunque ad almeno 20 persone, ma più probabilmente cento o duecento, è stato interdetto lo sbarco tramite annegamento. Che è il modo più semplice per ridurre il numero dei migranti in Italia. È un bel successo per il governo italiano che più volte ha spiegato, anche a voce alta, che l’unico modo per ridurre gli sbarchi è la deterrenza. In che consiste questa deterrenza? Affogamento di massa. Loro la chiamano “difesa dei confini”.
Oggi il Tribunale di Palermo emetterà la sentenza a favore o contro il vice premier Matteo Salvini. È accusato di un reato gravissimo: sequestro di persona. I Pubblici ministeri hanno chiesto più di sei anni di prigione. Lo accusano di avere impedito lo sbarco di un centinaio di migranti per molti giorni. Bloccando in alto mare la Open Arms, la nave di una ong spagnola che il primo agosto del 2019 aveva effettuato due salvataggi e aveva chiesto un porto di sbarco. L’allora ministro dell’Interno (e già vicepresidente del Consiglio) Matteo Salvini aveva negato lo sbarco adoperando un decreto (chiamato “decreto sicurezza”) che era stato approvato due mesi prima dal consiglio dei Ministri guidato da Giuseppe Conte. Il decreto dava al ministro dell’Interno il potere di impedire lo sbarco, e anche l’avvicinamento e l’ingresso in acque italiane, di imbarcazioni sgradite, purché non appartenenti alla marina italiana. E Salvini, forte di questa norma, aveva detto “niet”. Da lì era nato una lungo braccio di ferro tra il governo italiano e la ong. La quale, il 2 agosto, aveva fatto presente di avere a bordo 121 persone, tra le quali 28 minori non accompagnati e altri quattro che erano lì coi loro genitori. Salvini aveva ripetuto: “niet”.
Il 9 agosto Open Arms aveva sporto denuncia alla magistratura, sostenendo che quel comportamento del governo era contro il diritto internazionale e anche contro le leggi italiane. Il 12 agosto Open Arms aveva presentato un ulteriore ricorso contro i decreti sicurezza (quelli che erano stati sventolati dal premier Conte e da Salvini come un successo della civiltà). Niente da fare.
Finalmente, 19 giorni dopo l’inizio della avventura, il Procuratore di Agrigento salì sulla nave, constatò le condizioni drammatiche nelle quali si trovavano soccorritori ed equipaggio, e ordinò l’evacuazione e il sequestro della nave. Finalmente la Open Arms entrò in porto, a Lampedusa. Qualche mese più tardi scattò l’inchiesta e l’ipotesi di reato, a carico di Salvini, di sequestro di persona. I magistrati chiesero l’autorizzazione a procedere al Senato, che la accordò.
Ora è chiara una cosa: l’accusa era più spettacolare che altro. E aveva lo stesso scopo che aveva avuto il rifiuto di Salvini di sbarcare i naufraghi: propaganda politica. A favore della Lega la propaganda di Salvini, che aveva da poco stravinto le elezioni europee; a favore della magistratura quella del procuratore. Che però aveva tentennato, nei primi giorni, dal momento che il governo era in quei mesi guidato da Conte e dai Cinque stelle, che avevano ribattezzato le ong i “taxi del mare” (con rara dimostrazione di cinismo politico). È chiaro che l’ipotesi di sequestro di persona non si regge in piedi. Se non altro per la semplice ragione che il blocco della nave avvenne in modo palese e di fronte a tutta l’opinione pubblica. La magistratura era informata dal primo momento. Se avesse pensato davvero che quello era un sequestro, perché non mandò i Nocs a liberare i sequestrati?
Il problema, in quella circostanza, più che il ministro era il decreto. Che effettivamente, come aveva denunciato Open Arms, era in netto contrasto con il diritto internazionale ma anche con le leggi e la Costituzione italiana. Ed era causa di possibili delitti. È stato un reato approvare quel decreto? Forse sì, ma allora andava incriminato l’intero consiglio dei Ministri a partire dal suo capo, cioè Giuseppe Conte. Diciamo pure che è un processo farlocco. Che al massimo può sortire una piccola condanna per rifiuto di atti d’ufficio. La quale condanna, però, metterebbe in conflitto la norma sul rifiuto di atti di ufficio col decreto sicurezza.
Quella che non sarebbe affatto farlocca sarebbe una indagine sui decreti sicurezza e poi sui decreti successivi, approvati dai vari governi di vario colore, soprattutto dal governo meloni (prima e dopo Cutro) che hanno provocato la morte di centinaia di persone e hanno spinto la guardia costiera a un numero incredibile di atti di “omissione di soccorso”. L’omissione di soccorso è un reato chiaro ed è chiaro che viene commesso quasi tutti i giorni, e che la responsabilità è del ministro e del governo in carica. È un reato grave. Che prevede due anni di prigione, per chi lo commette, e circa 5mila euro di multa per ogni vita umana persa. Perché non si procede contro i capi del governo? Certo non chiediamo la prigione. Non la chiediamo per nessuno. Mai. Ma la multa sì. Forse quella sarebbe davvero un deterrente. Per i ministri, dico. Forse potrebbe finire, finalmente, questa infamia delle politiche dell’annegamento.