A Suqaylabiyah
Albero di Natale incendiato, i cristiani protestano a Damasco: paura sul futuro della nuova Siria
Le immagini virali che preoccupano nel momento di transizione dopo la caduta del regime di Assad. "Se non ci sarà permesso vivere da cristiani, non c’è più posto per noi qui", hanno gridato i manifestanti
Esteri - di Redazione Web
A Suqaylabiyah, in Siria, un albero di Natale è stato incendiato. E le immagini con le proteste, le relative polemiche, i presagi in bilico a proposito del futuro del Paese, hanno fatto il giro del mondo mentre la Siria si trova in un momento delicatissimo di transizione tra la caduta del regime di Bashar Al Assad, una dinastia che durava dal 1950, e l’ascesa dei gruppi miliziani guidati da Hayat Tahrir al Sham (HTS) del leader Al Jolani.
Suqaylabiyah si trova vicino ad Hama, in una zona in cui gli abitanti sono per la maggior parte cristiani. Il video è diventato molto popolare sui social netwotk tra lunedì sera e martedì mattina, migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni filo-cristiane a Damasco, capitale della Siria. I cristiani in Siria sono circa il 3% della popolazione, intorno a 630mila persone, secondo alcune stime prima dell’inizio della Guerra Civile del 2011 erano oltre due milioni.
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Alcuni cristiani hanno marciato a Damasco verso la sede del Patriarcato ortodosso nel quartiere Bab Sharqi. “Pretendiamo i diritti dei cristiani”, hanno urlato nel corteo. “Se non ci sarà permesso vivere da cristiani in questo paese, come facevamo una volta, significa che qui non c’è più posto per noi”, ha dichiarato un manifestante ad Agence France-Presse.
A preoccupare è il futuro delle minoranza nel nuovo assetto della Siria, non solo di quella cristiana, tutelata e protetta da Assad, appartenente alla minoranza alawita, una setta della corrente sciita dell’islam. Proprio HTS ha preso subito le distanze dal rogo, in un video girato proprio a Suqaylabiyah un leader della milizia ha parlato di responsabili “non siriani” e dell’albero che sarebbe stato presto sistemato. Il movimento ha intrapreso da tempo un processo di moderazione interna e stretto legami con la comunità cristiana cattolica. L’incendio non era stato comunque rivendicato da alcun gruppo e non si hanno altre informazioni a proposito dei responsabili.
🎄 Des militants ont mis le feu à un sapin de à Suqaylabiyah en Syrie pic.twitter.com/Qc9UGKzcvR
— Press TV Français (@PressTVFrench) December 23, 2024
Al Jolani, che adesso preferisce farsi chiamare con il suo vero nome Ahmad al-Shara e non con il nome di battaglia, si è presentato al suo primo incontro ufficiale internazionale in giacca e cravatta, diversissimo dal guerrigliero islamista fondamentalista di pochi anni fa. Ha incontrato il ministro degli Esteri della Turchia, il Paese che più di tutti ha sostenuto l’avanzata delle milizie contro Assad. Ha chiesto alla Comunità Internazionale la fine delle sanzioni e il rispetto dei limiti territoriali a Israele.
Il leader della nuova Siria ha anche scelto una donna, Aisha al-Dibs, nel governo di transizione a capo dell’ufficio degli Affari Femminili. Ha anche annunciato che tutte le fazioni di oppositori insorte contro Assad saranno sciolte e assorbite nell’esercito siriano. I governi occidentali continuano a considerare HTS un gruppo terroristico. L’Italia era stato l’unico Paese del G7, soltanto qualche mese fa, ad aprire un’ambasciata nella Siria ancora sotto il regime di Assad. Quasi tutti i Paesi europei hanno interrotto le valutazioni delle richieste di asilo dei siriani.